In questi mesi si svolgono, come di consueto (interruzione causa covid a parte), le prove INVALSI: a marzo per le classi quinte della secondaria di secondo grado; ad aprile per le classi terze della secondaria di primo grado e a maggio per le seconde e le quinte della primaria e le seconde della secondaria di secondo grado. Hanno carattere censuario (legge 176/2007) e sono attività ordinarie di istituto (D.lgs. 62/2017).
Nelle scorse settimane, inoltre, circa 500 scuole secondarie di secondo grado campionate da INVALSI hanno partecipato alle prove OCSE-PISA. Un campione significativamente rappresentativo delle oltre 2700 scuole “superiori” italiane comparate con le scuole di oltre 80 paesi in tutto il mondo. Proviamo a illustrare le prove OCSE PISA sotto forma di FAQ.
Che cosa sono le prove PISA?
Le prove PISA indagano le competenze degli studenti quindicenni in italiano, matematica e scienze, con particolare riferimento alle capacità di affrontare e risolvere i problemi della vita quotidiana e di riuscire a continuare ad apprendere in futuro. In Italia sono coinvolti i quindicenni in considerazione del fatto che nella maggior parte dei Paesi partecipanti l’obbligo di istruzione è previsto proprio fino a questa età. Per ogni annualità in cui si svolgono le prove, la rilevazione si focalizza maggiormente su una di queste tre discipline, pur esplorandole tutte. Quest’anno il focus è stato sulla matematica, nella scorsa rilevazione fu l’italiano, nella prossima saranno le scienze. Gli studenti hanno inoltre risposto a quesiti sull’alfabetizzazione finanziaria e sul pensiero creativo (Financial Literacy e Creative Thinking).
Come e quando si svolgono le prove PISA?
Le prove PISA si svolgono ogni tre anni, ma l’ultima rilevazione risale al 2018; a causa della pandemia, infatti, l’intervallo attuale è stato di quattro anni.
Si svolgono al computer (CBT) presso le scuole campionate e contemporaneamente in tutti gli 80 paesi. Gli studenti individuati (non tutti) compilano inoltre un questionario di contesto. Anche ai genitori viene chiesto di compilare un questionario e così pure ai Dirigenti scolastici.
Chi organizza le prove PISA?
È il D.lgs. 286/2004, art. 3, attuativo della legge 53/2003, che affida all’INVALSI il compito di assumere iniziative rivolte ad assicurare la partecipazione italiana a progetti di ricerca europea e internazionale in campo valutativo. Ed è sulla base del D.lgs. 62/2017, art. 1, che le istituzioni scolastiche partecipano alle rilevazioni internazionali e nazionali dei livelli di apprendimento ai fini della valutazione del sistema nazionale di istruzione e della qualità del proprio servizio.
Dunque INVALSI è impegnata sia nelle prove nazionali sia in quelle internazionali che coinvolgono il nostro Paese, occupandosi in quest’ultimo caso della somministrazione delle Prove e della raccolta dei dati che vengono successivamente confrontati con quelli delle altre nazioni.
Quali sono le principali indagini internazionali?
L’INVALSI coordina e assicura la partecipazione dell’Italia alle principali indagini internazionali in ambito educativo promosse da organismi quali l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) e la IEA (International Association for the Evaluation of Educational Achievement). Entrambe queste associazioni, a loro volta, portano avanti indagini specifiche su determinati aspetti e competenze. Per chiarezza e semplicità, le abbiamo riportate nel prospetto seguente.
Che cosa sono l’OCSE e la IEA?
L’OCSE è un’organizzazione internazionale, costituita a Parigi nel 1961, che aiuta i governi a far fronte alle sfide economiche, sociali e ambientali poste dall’economia mondiale. Essa raggruppa attualmente 30 paesi industrializzati e intrattiene relazioni attive con circa 70 paesi in tutto il mondo. Attraverso convenzioni, decisioni e raccomandazioni, l’OCSE contribuisce a promuovere l’adozione di nuove regole nei settori in cui ciò è ritenuto necessario.
La IEA è un’associazione indipendente di centri di ricerca nel campo delle Scienze dell’educazione (53 paesi), senza scopo di lucro, fondata nel 1958, con sede ad Amsterdam, che conduce ricerche comparative internazionali nel campo della valutazione educativa. Attraverso i suoi progetti, la IEA mira a definire degli standard internazionali che possono aiutare i decisori politici ad individuare, a livello comparativo, punti di forza e di debolezza dei rispettivi sistemi educativi.
Che cosa misurano le indagini internazionali, in particolare l’OCSE-PISA?
L’INVALSI precisa che l’attenzione del Programma non si concentra sulla padronanza dei contenuti curricolari, che vengono valutati dai singoli sistemi scolastici e che sono difficilmente comparabili tra loro, bensì sulla capacità di affrontare e risolvere i problemi della vita quotidiana, sulla capacità di riuscire a continuare ad apprendere in futuro e sulle abilità di problem solving e di lifelong learning (altri anglismi che si potrebbero evitare) dei ragazzi, senza la pretesa di riuscire a misurare tutto.
Qui entriamo appieno nel dibattito culturale e pedagogico degli ultimi anni e nella raccomandazione a superare la lezione frontale andando oltre la trasmissione dei contenuti, ma a diversificare le metodologie e le modalità di insegnamento, per favorire e sviluppare anche le competenze, che, secondo una delle definizioni più condivise (non l’unica, però), si definiscono come la “comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale” (dalla Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio Europeo del 23 aprile 2008).
A che cosa servono le indagini internazionali come l’OCSE-PISA?
L’INVALSI spiega che i risultati PISA permettono alle scuole, ai sistemi di istruzione e ai governi di individuare gli aspetti da migliorare nei loro programmi educativi, per formare cittadini più competenti, consentendo inoltre di confrontare il rendimento degli studenti e i contesti di apprendimento dei diversi Paesi.
Su INVALSIopen, il sito ufficiale dell’area prove nazionali, il presidente di INVALSI Roberto Ricci, nell’ultimo suo editoriale “Dati per conoscere, dati per aiutare” ha precisato che “la partecipazione alle indagini internazionali ci permette infatti di far parte di una rete internazionale piuttosto ampia, nella quale si condividono scelte, metodologie e strategie”.
È la via italiana del miglioramento perseguita dal Sistema di Valutazione, che le scuole hanno imparato a conoscere bene da qualche anno a questa parte.
Pro o contro?
È pur vero che, sebbene le prove nazionali (e in parte quelle internazionali) siano ormai entrate nel lessico e nella normalità delle scuole italiane, l’ambivalenza di vedute e di interpretazioni rispetto al loro ruolo e alla loro utilità non è stata completamente superata. Permangono ancora diffidenze e cautele. Si può forse arrivare a comporre una sintesi considerando che solo alcuni dei numerosi elementi che le connotano, possono orientare il nostro essere comunità educante, far riflettere sul nostro operato e aiutare nei processi di miglioramento. Ci sono peraltro aspetti della vita scolastica e degli apprendimenti che sconfinano dai parametri, dagli indicatori, dalle comparazioni. La creatività, ad esempio. Può essere misurata? “Bisogna apprendere a navigare in un oceano d’incertezze attraverso arcipelaghi di certezza” (Edgar Morin), lavorando per facilitare il passaggio fra le isole dell’arcipelago, ma godendo della presenza e della vista dell’oceano (N.d.R.).