Racconti di guerra e storie di pace

Rileggere Mario Lodi fa bene alla scuola

«L’aereo era arrivato sulla città più grande del mondo. Il generale ordinò: «Butta la strabomba».
Il pilota guardò giù e vide i bambini che giocavano. E pensò: «se sgancio li ammazzo!»
E volava, volava, sulla città che brillava al sole. E non ubbidiva. «Butta la strabomba sul nemico!» urlò il re arrabbiato.

Il pilota volava e diceva: «Vedo solo bambini e gente che lavora… il nemico non lo vedo… il nemico non c’è».

Il re e il generale gridarono: «Sono loro il nemico! Sgancia e distruggili». Ma il popolo e i soldati urlarono tutti insieme: NO! Urlarono tanto forte che il pilota li sentì. Allora tornò indietro, volò sul castello e disse al re: «La bomba la butto addosso a te!»

Insieme al generale il re scappò e da quel giorno un’altra storia incominciò. In tutta la terra una storia senza guerra».

Una storia senza guerra

Questa è la parte finale di una storia contro la guerra, una delle tante Favole di pace[1] che in questo periodo genitori e insegnanti possono utilizzare per affrontare con i bambini un argomento purtroppo vicino a tutti noi. Le ha scritte Mario Lodi, maestro, scrittore, pedagogista, persona dallo straordinario impegno educativo e civile, e di cui quest’anno ricorrono i cento anni dalla nascita[2].

Ricordi tra i banchi di scuola

Siamo in tanti a conoscere i libri per ragazzi scritti da Mario Lodi, le sue tecniche didattiche particolarmente innovative, i suoi diari[3] dell’esperienza scolastica, ma non molti conoscono la storia del primo periodo della sua vita, che coincise con gli anni del regime fascista. «Nella mia aula di bambino di prima classe elementare avevo la fotografia del Duce che mi guardava con quegli occhi spiritati, ed io avevo paura e la maestra mi diceva: “quell’uomo è stato mandato dalla Provvidenza perché metterà ordine in Italia ed infatti mise ordine a modo suo in Italia […] A scuola si giocava, si giocava a fare la guerra, c’era un’aula sulla quale c’era scritto armeria e c’erano dentro dei moschetti in miniatura veri che sparavano delle pallottole di legno; inoltre andavamo a marciare come dei soldatini, i soldati erano il nostro modello, per noi era un gioco ma per loro (i grandi), quei bambini che si esercitavano sarebbero diventati poi i soldati di quella guerra che doveva essere la naturale conclusione di quella politica»[4]. 

E infatti Lodi dovette fare il soldato e, tra fughe e arresti, visse due anni da incubo, dal febbraio ’43 all’aprile ’45. Cominciò a fare il maestro nel 1948, quando i suoi allievi risentivano ancora degli sconvolgimenti bellici.

L’educazione alla pace

Dalla dura esperienza della seconda guerra mondiale, che lo segnò profondamente, scaturì per Lodi l’esigenza di impegnarsi nel lavoro didattico quotidiano per tentare di realizzare operativamente una scuola basata su metodi non autoritari. Tra i principi alternativi alla scuola del passato c’era, e non poteva che essere così, l’educazione alla pace. Mario Lodi, che si opponeva alla cultura della guerra, delle armi, della risoluzione dei conflitti con la prepotenza, si è sempre impegnato a favore di una scuola democratica e di una società non violenta. Educare alla pace è stato per lui un imperativo categorico, non soltanto come maestro ma anche come scrittore per ragazzi.

Dal bambino democratico al cittadino democratico

Era infatti convinto, come il suo amico Gianni Rodari, che la pace vada fatta prima della guerra, non dopo, quando tutto è ormai distrutto. Alla stessa maniera è stato un imperativo categorico la formazione del bambino democratico, futuro cittadino democratico, e l’impegno nel Movimento di Cooperazione Educativa. «Noi giovani maestri siamo stati mandati nella scuola che avevamo in testa idee di libertà e di democrazia, dovevamo insegnarle ai bambini […] Era la prima volta che nella storia della scuola italiana i maestri si riunivano assieme e elaboravano una pedagogia popolare, capace di introdurre nella scuola la democrazia e la libertà»[5]. Democrazia e libertà che scaturiscono dalla nostra Costituzione, la bussola da seguire per mettere in pratica i valori della libertà, della giustizia e della pace.

L’impegno per un mondo diverso

Nel 1983 Mario Lodi, ormai in pensione da alcuni anni, realizza un giornalino dal titolo A&B, e cioè Acome Adulti e Bcome Bambini: adulti e bambini che vogliono diventare amici. Ci scrivono adulti ma soprattutto bambini e ragazzi di tutt’Italia.

Il numero 3, del mese di dicembre, è dedicato alla pace. Nel suo editoriale scrive: «I bambini non fanno politica, non hanno soldi né poteri da difendere, ma c’è un grande problema degli adulti che oggi riguarda anche i bambini: il pericolo della guerra nucleare che può distruggere la vita sulla terra se l’amore della pace non vincerà sulla follia della guerra».

Propone poi di fare alcune cose per la pace per mezzo di A&B: inviare il giornalino ai capi di Stato di vari Paesi e al Papa; dare il premio Nobel per la pace a quegli Stati dell’est o dell’ovest che rifiutano i missili nei loro territori; usare i soldi, invece che per le armi, per costruire case, ospedali, scuole e infine fare un referendum in tutto il mondo, facendo votare anche i bambini, per decidere se il popolo vuole i missili o no sul suo territorio.

L’Italia ripudia la guerra

Continua scrivendo che queste cose potrebbero sembrare fantasie o ingenuità. Ma anche il filosofo e politico Norberto Bobbio ha avuto modo di dire che bisogna ascoltare i bambini quando parlano di guerra e di pace, perché «le grandi verità le capiscono più gli ingenui che gli scaltri».

Solo la pace, conclude Lodi, può dare ai bambini il futuro che è stato loro promesso quando è stata data loro la vita.

Nel numero 3 del giornalino citato trova anche posto l’articolo 11 della Costituzione italiana (L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…) e si legge inoltre lo stralcio della Lettera da Hiroshima di Alberto Moravia, pubblicata su L’Espresso del 21 novembre 1982. Lo scrittore, in visita a Hiroshima e Nagasaki, descriveva tutto il turbamento provato davanti al cenotafio delle duecentomila vittime della bomba atomica. «Prendere coscienza della morte nucleare ancor prima che orrore e paura, ha destato in me, a tutta prima, stupore. Come, mi è venuto fatto di dirmi, tanti sforzi, per migliaia di anni, e quindi, in un solo attimo, un lampo accecante, un tuono terribile e poi più niente! […] Alla fine ci sarà soltanto un sasso annerito e bruciato condannato a girare per l’eternità nel vuoto spazio cosmico. […] Sì, un sasso, in cui si sono susseguite per secoli tante civiltà, tante culture, tanti popoli la cui storia, adesso, sta per finire in una fiammata».

I valori su cui fondare l’educazione alla pace

Parole forti, per far riflettere, e che Lodi proponeva a insegnanti, genitori, ragazzi. Nel giornale ci sono inoltre poesie sulla guerra e sulla pace scritte da poeti e da bambini, anche non italiani.

Molte poesie sulla pace e sulla guerra, scritte dagli allievi di Lodi o da ragazzi di varie parti d’Italia, sono state poi raccolte in volume[6]. Nell’introduzione di Lodi leggiamo: «I bambini di oggi […] sanno che l’uomo, con la sua intelligenza ha inventato una quantità di macchine utili, ma nello stesso tempo ha prodotto armi che possono distruggere la vita sul pianeta. Essi sanno che il mondo è diviso e che su ogni parte stanno puntati missili pronti a partire, carichi di bombe. Sanno che in pochi minuti la terra può essere distrutta e gli uomini morire. E loro, i bambini, non avere il diritto di vivere la loro vita». Esplicita quindi il motivo del volume: «Credo che il libro porti un contributo alla ricerca dei valori sui quali fondare l’educazione alla pace, cioè la formazione di una mentalità pacifica, razionale, che rifiuta l’uso della violenza per risolvere ogni tipo di questione, dai litigi personali ai conflitti fra gli stati. In questo senso è anche un contributo a dare un senso concreto ad alcuni articoli della nostra Costituzione e ai programmi della scuola elementare».

Questo era Mario Lodi. Rileggere oggi i tanti suoi contributi su questi argomenti ci può davvero aiutare a costruire una cultura di pace.


[1] M. Lodi, Favole di pace, Terra Santa, Milano, 2020.

[2] Sul sito https://www.centenariomariolodi.it/ si trovano tutte le iniziative che il Comitato Nazionale per il Centenario Mario Lodi ha organizzato per ricordarne il pensiero e l’opera a 100 anni dalla sua nascita.

[3] Ci riferiamo, in particolare, ai due volumi riediti nel 2022: C’è speranza se questo accade al Vho, Laterza, Bari-Roma, e Il paese sbagliato, Einaudi, Torino.

[4] Daniele Novara (a cura di), Il rapporto tra scuola e democrazia, intervista a Mario Lodi, «Conflitti», n. 4, 2015.

[5] Conflitti, cit.

[6] M. Lodi (a cura di), La pace e la guerra nelle poesie di adulti e bambini, Piccoli, Milano, 1986.