Da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina, il Ministero si è prontamente mobilitato per fornire alle Istituzioni scolastiche indicazioni e risorse per l’accoglienza e l’integrazione dei bambini e dei ragazzi in fuga dalla guerra, con o senza le loro famiglie.
A onor del vero, la scuola italiana non si trova impreparata, possiede già gli strumenti per agire, per via della presenza dei migranti “di sempre”, di coloro che lasciano la propria terra per cercare un’occasione di vita dignitosa. Normative mirate, note applicative, buone prassi e materiali hanno permesso di costruire non una “nuova didattica speciale, quanto piuttosto di ripensare la didattica ordinaria, cioè per ogni studente, nel quotidiano di questo tempo” (Sguardi simmetrici”, USR-ER[1]).
Interventi del Ministero
Ma andiamo con ordine:
- il 4 marzo, accompagnata da un comunicato con le dichiarazioni del Ministro Bianchi esce la nota 381 “Accoglienza scolastica degli studenti ucraini esuli. Prime indicazioni e risorse” a firma di Stefano Versari. Il Capo Dipartimento conferma la connotazione inclusiva della scuola italiana nei confronti dell’accoglienza e dell’integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana e invita le Istituzioni scolastiche e gli Uffici Scolastici Regionali e territoriali ad attivarsi per realizzare un’integrazione autentica, facilitando il percorso di inserimento in una comunità territoriale e geografica decisamente lontana da quella vissuta fino a pochi giorni prima. Comunica inoltre lo stanziamento di fondi da destinare alle scuole per le operazioni di accoglienza e integrazione (un milione di euro), nonché per il supporto psicologico (venti milioni di euro assegnati con la nota n. 9584 dell’8 marzo);
- l’8 marzo, appunto, con la nota testé citata, viene trasmesso alle singole Istituzioni Scolastiche l’ammontare dell’assegnazione delle risorse finanziarie finalizzate all’attivazione di servizi professionali per l’assistenza e il supporto psicologico. Si tratta di una integrazione delle risorse assegnate alle scuole per il supporto psicologico già dallo scorso anno, alla luce del protocollo d’Intesa fra il Ministero dell’Istruzione e il Consiglio Nazionale dell’Ordine Psicologi (CNOP) e recentemente incrementate dalla legge di bilancio del 30 dicembre 2021, n. 234.
L’assistenza psicologica
Scopo dell’iniziativa, antecedente alla guerra in Ucraina, era (ma resta ancora) quello di fornire assistenza psicologica per rispondere a traumi e disagi derivanti dall’emergenza COVID-19 e per prevenire l’insorgere di malesseri psico-fisici. Ora si suggerisce di utilizzare tali risorse anche per fornire la medesima assistenza alle famiglie e agli studenti ucraini, ad esempio a chi si trova già stabilmente nel nostro Paese e sta vivendo con ansia e timore le notizie che provengono dalla loro terra di origine. L’auspicio è che tali risorse possano essere impegnate in modo rapido e snello, magari integrando il monte ore degli psicologi già a suo tempo individuati, senza dover procedere a ulteriori avvisi pubblici che renderebbero vana la tempestività degli interventi. Si attendono pertanto ulteriori specificazioni e rassicurazioni in merito.
È importante tenere sotto controllo la situazione
Il giorno 9 marzo, la nota n. 269 del Capo Dipartimento Jacopo Greco ha comunicato l’apertura di una funzione di monitoraggio nel SIDI sull’accoglienza degli alunni ucraini, che le scuole sono chiamate a compilare settimanalmente, per rilevare la dimensione del coinvolgimento delle Istituzioni scolastiche e valutare le successive azioni di competenza del Ministero. Si può forse ipotizzare l’assegnazione di ulteriori risorse anche per il coordinamento delle azioni di accoglienza, si possono prevedere ulteriori indicazioni operative. A loro volta, gli Uffici Scolastici regionali e provinciali si stanno ora muovendo per conoscere e valutare l’impatto degli arrivi nei singoli territori.
Il significato dell’accoglienza oggi
Di che cosa hanno bisogno in questo contesto di assoluta emergenza i bambini e i ragazzi ucraini?
- Hanno bisogno di serenità: è una parola sicuramente impegnativa che attiene ad uno stato d’animo difficile da far raggiungere a chi ha visto la guerra e ha lasciato il padre, gli amici, la casa. “Sereno” è il cielo limpido, azzurro e “sereno” è lo stato d’animo di chi è in pace, tranquillo. E come il cielo lasciato in Ucraina era grigio, oscurato dal fumo delle bombe, così è sicuramente il cuore di chi sta emigrando lontano dalla propria terra. Non è sufficiente consolare un bambino spaventato dicendogli semplicemente che non deve avere paura. Occorrono competenze specifiche per tutelare la salute psicofisica di chi scappa dalla violenza di un conflitto ed è stato esposto a condizioni di forte stress. Fondamentale è quindi il supporto psicologico.
- Hanno bisogno di stare insieme alla propria gente, di “non disperdere la rete di relazioni che uniscono tra loro i profughi o li legano a familiari presso cui trovano accoglienza” (come sottolinea la citata nota n. 381 del 4 marzo scorso). In un trauma sociale, quale è l’esodo da una guerra, crolla ogni senso della realtà, l’identità è in bilico, alla ricerca di una possibile via di convivenza con un’altra cultura, nella quale si è trovata improvvisamente sbalzata.
- Hanno bisogno di riprendere il percorso educativo e scolastico. In classe si potrà pertanto fare riferimento alle molteplici esperienze di apprendimento cooperativo, utilizzando i compagni come risorsa. Inserirli per età anagrafica e secondo l’indirizzo intrapreso in Ucraina[2], significa non considerarli semplicemente come portatori di bisogni immediati, ma titolari di un progetto di vita.
- Hanno bisogno di comunicare. Non solo nei laboratori di L2, ma ad esempio utilizzando appunto la risorsa “compagni di classe”: la didattica cooperativa favorisce infatti l’integrazione tra persone diverse, permette di attivare un clima di valorizzazione, insegna non solo le abilità cognitive, ma sociali, quali il sostenersi a vicenda, il fidarsi gli uni degli altri, il risolvere i conflitti in maniera costruttiva.
La normalità negata
Un pensiero va anche ai giovani che non vivono la guerra direttamente, va a una generazione che da quasi tre anni respira un’aria contaminata dall’ansia. I venti di guerra arrivano in un momento già critico per i bambini e gli adolescenti. Il benessere dei minori è diminuito in maniera significativa, è aumentato enormemente il numero dei bambini che manifestano frequentemente rabbia, paura del futuro, difficoltà di concentrazione, senso di solitudine e di impotenza, disturbi del sonno… e che forse hanno anche bisogno di un supporto specialistico.
Una casualità: la stessa data per due eventi che hanno cambiato il nostro modo di vivere, ma soprattutto quello dei nostri giovani. Il 24 febbraio 2020 c’è stata la chiusura delle scuole per l’emergenza Covid-19 e il 24 febbraio 2022 è scoppiata la guerra in Ucraina.
Gli ultimi eventi ci hanno fatto capire che viviamo in un mondo fluido con punti di riferimento che cambiano di continuo, quando non crollano. La parola crisi (non più utilizzata nel suo vero significato positivo) sta a indicare la consapevolezza della fragilità dei sistemi di ogni specie, l’insicurezza di una perenne condizione di rischio, di pericolo, di difesa.
Gli adulti (genitori e insegnanti) si trovano così ad affrontare nuove sfide dovendo spiegare la complessità e le difficoltà che hanno caratterizzato gli ultimi anni.
Orizzonti e prospettive
Oltre alle misure didattiche, educative, umane (docenti, personale ATA, dirigenti) per le quali la scuola italiana si è sempre distinta, l’accoglienza sarà veramente autentica e le azioni realmente efficaci se i soggetti istituzionali coinvolti sapranno dialogare fra loro in maniera costruttiva e adeguata, sedendosi attorno un tavolo a livello nazionale, ma soprattutto locale e mettendo in campo ciascuno le proprie risorse, le proprie energie, le proprie competenze:
- il Ministero dell’Istruzione con le sue articolazioni regionali e territoriali;
- gli Enti Locali (Regioni, Comuni, province) con le loro funzioni specifiche;
- le Prefetture per le loro competenze in materia di gestione dei flussi migratori;
- le Aziende Sanitarie Locali per quanto riguarda gli aspetti legati alla salute;
La sfida dell’accoglienza nell’emergenza si vince solo lavorando insieme. Con delicatezza, rigore e un pizzico di creatività.
[1] C. Brescianini (a cura di), Sguardi simmetrici. Ragazzi che arrivano da lontano nelle scuole dell’Emilia Romagna, in: https://drive.google.com/file/d/1g9k_xlGz0ZrTkKWUQxOIuE89WUDEy1dC/view
[2] È bene conoscere il sistema scolastico ucraino: il ciclo pre-primario si prende cura dei bambini dalle sei settimane di vita ai sei anni di età. La scuola primaria dura quattro anni, dalla classe I alla classe IV (dai 6 ai 10 anni). La scuola secondaria inferiore dura cinque anni, dalla classe V alla classe IX (dai 10 ai 15 anni). I ragazzi dai 15 ai 18 anni possono scegliere tra tre tipi di scuole: i Licei, i Gimnazia e la Starsha Srednia Shkola. Oltre a queste ci sono le scuole professionali con un’ampia scelta di qualifiche.