La guerra torna in Europa. Mancava dall’8 maggio 1945. Non che da allora non sia stato versato sangue. Come ha affermato più volte papa Francesco, la terza guerra mondiale si sta combattendo a “pezzi”.
Lo sciagurato conflitto tra la Russia e l’Ucraina ripropone un tema spesso dibattuto ma mai affrontato seriamente: la conoscenza della storia del Novecento e dei primi due decenni del XXI secolo da parte dei nostri ragazzi.
Un ricorso della storia
Gli eventi che si stanno consumando alle porte dell’Europa sono la continuazione di problemi irrisolti del cosiddetto “secolo breve”, che purtroppo oggi siamo costretti a rubricare come “secolo lungo” perché la caduta del muro di Berlino non ha concluso un’epoca ma la sta continuando. Una prima avvisaglia l’abbiamo conosciuta negli anni Novanta del Novecento con le guerre che hanno insanguinato la ex-Iugoslavia. Oggi l’aggressione della Russia rilancia molti interrogativi che ognuno di noi pensava risolti. Purtroppo, invece, siamo di fronte ad un “ricorso della storia” pieno di incognite e di tristi presagi.
Costruire la memoria del passato
Di fronte agli accadimenti avvenuti negli ultimi cento anni di storia e, in particolare, dopo il 1989 con il dissolvimento dell’Unione Sovietica, dispiace constatare che molti giovani non posseggano gli strumenti essenziali per comprendere quanto è avvenuto dal Dopoguerra ad oggi e, in particolare, quanto sta avvenendo in questi giorni. I nostri studenti, al termine dell’istruzione superiore, vanno a lavorare o si iscrivono all’Università senza sapere quasi nulla degli eventi che hanno segnato il ventesimo secolo e l’inizio del nuovo millennio. Si tratta di un deficit di conoscenza gravissimo, che si ripercuote sulle stesse sorti della nostra democrazia.
Non possedere la memoria delle nostre radici significa consegnare ad intere generazioni un futuro incerto che, di fronte alle efferatezze che stanno avvenendo a qualche chilometro da noi, possono provare solo sentimenti di sdegno e di rifiuto. Occorre fare molto di più. La storia forse non è magistra vitae, ma sicuramente proietta con una certa ricorsività immagini che il Novecento ci ha costantemente riproposto. Il bombardamento dell’aviazione inglese di Dresda nel febbraio del 1945 (a guerra praticamente conclusa!) con la conseguente scomparsa della stupenda città sull’Elba non è dissimile da quanto è avvenuto ad Aleppo in Siria, a Groznyj in Cecenia e oggi nelle città orientali dell’Ucraina (Mariupol’, Kharkiv, …) da parte dell’esercito russo.
Ripartiamo dall’educazione civica
La recente introduzione dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica (legge 92/2019) e le Linee guida allegate al Decreto 35/2020 riprendono aspetti essenziali della vita politica, civile e culturale del recente passato. Possono pertanto costituire una preziosa opportunità di arricchimento del curricolo di istituto, prefigurando un vero e proprio percorso di studio degli ultimi 120 anni di storia.
Tale ipotesi si inserisce nel solco della valorizzazione dell’autonomia progettuale delle singole scuole, con lo scopo di offrire un significativo contributo all’integrazione delle finalità del curricolo relativo a questo nuovo insegnamento.
In questo senso, il curricolo della storia del Novecento, all’interno del monte ore previsto per l’educazione civica, dovrebbe essere caratterizzato da un profilo essenziale (non multa sed multum!), orientato alla profondità dei temi e degli snodi cruciali più che all’estensione dei contenuti.
Un curricolo finalizzato a formare solide conoscenze sulla storia del Novecento, aperto al mondo attuale, non potrebbe per l’appunto che essere intensivo e ricorsivo. È necessario, pertanto, selezionare i nuclei costitutivi (elementa) delle vicende più significative del XX secolo e su questi orientare lo studio e la ricerca delle alunne e degli alunni.
Un curricolo geo-storico del Novecento
Un curricolo finalizzato a formare solide conoscenze e competenze relative alla storia del cosiddetto “secolo breve” deve ispirarsi a due criteri di fondo: essenzialità e progressività.
- Un curricolo essenziale (non minimale!) si basa sulla convinzione che la formazione deve essere intensiva e consentire uno studio critico e approfondito, mediante la selezione dei nuclei costitutivi della storia del Novecento tesi a sviluppare un patrimonio di conoscenze e di competenze stabili nel tempo.
- La progressività di un curricolo prefigura un percorso di apprendimento che deve adattarsi alle caratteristiche psicologiche e cognitive delle diverse età, dalla scuola dell’infanzia all’intero ciclo dell’istruzione superiore. Lo statuto di una disciplina (oggetto, linguaggio, metodologia di ricerca) non cambia con il mutare dell’età. Cambia, invece, la distanza del soggetto che impara dall’oggetto di apprendimento. Nei bambini della scuola dell’infanzia e primaria è forte il legame con la contestualità e con l’esperienza diretta, mentre negli ordini successivi lo studio della storia si basa su metodologie più raffinate dallo studio delle fonti ad avanzate procedure e tecniche.
La metafora del viaggio
Nelle società sempre più multiculturali, compresa l’Italia, un carattere peculiare della recente storia deve essere riservata inevitabilmente alla dimensione interculturale.
In un’epoca in cui le tradizionali categorie dello spazio e del tempo si stanno sfarinando, è importante far comprendere agli alunni che le storie dell’umanità sono storie di tutti. La metafora del viaggio (si pensi ai milioni di profughi che stanno abbandonando l’Ucraina e a intere popolazioni che hanno lasciato i loro Paesi d’origine) è oggi uno sfondo capace di integrare i contributi dei differenti sistemi simbolico-culturali: storia, geografia, religione, antropologia… Tale metafora si presta a molteplici approfondimenti su scale diverse, dalla dimensione mondiale a quella locale.
L’approccio interculturale
L’approccio interculturale, in questo senso, favorisce il superamento di rigidi confini disciplinari e valorizza, al contrario, il dialogo tra i differenti linguaggi attraverso l’acquisizione di altri saperi e di altri codici di comprensione e interpretazione della realtà.
L’educazione interculturale costituisce inoltre la piattaforma sulla quale promuovere una nuova concezione della cittadinanza, plurale e planetaria, in grado di valorizzare la conoscenza delle nostre radici storiche inserite in un orizzonte più ampio. La scuola, infatti, deve formare cittadini dell’Europa e del mondo.
La democrazia e la pace sono due facce della stessa medaglia. L’Europa deve fare molto di più, non solo per salvare sé stessa, ma per confermarsi la culla di un nuovo umanesimo rivolto al mondo intero.
Una possibile articolazione di un curricolo di storia del Novecento
La costruzione delle conoscenze essenziali della storia recente piò essere organizzata tenendo presenti quattro livelli:
- un primo livello è quello di 4-8 anni, dovrebbe affrontare i problemi attuali attraverso processi operativi per contestualizzare le esperienze e utilizzando percorsi didattici che riguardano la vita reale degli studenti;
- in un secondo livello (9-11 anni) si incominciano ad organizzare i fatti che gli studenti hanno imparato a conoscere sulla base dei processi storici che hanno caratterizzato la storia del Novecento;
- in un terzo step, quello dagli 11 ai 14 anni, si incominciano ad approfondire i temi rappresentativi di questo secolo;
- nell’ultima fase, quella che coinvolge gli studenti della scuola secondaria di secondo grado (14-19 anni), soprattutto negli ultimi due-tre anni di corso, si incomincia ad affrontare in maniera critica e riflessiva gli eventi che hanno caratterizzato il recente passato. Si pensi all’importanza della caduta del muro di Berlino (1989), all’attacco alle Torri Gemelle (2001), alle guerre in Afghanistan, in Iraq, in Siria e oggi in Ucraina con lo spettro della terza guerra mondiale.
Un tema che deve essere ricorsivamente affrontato nel corso degli anni è quello dell’antisemitismo che risulta trasversale a tutte le problematiche della storia degli ultimi secoli (ma anche prima). È un obiettivo, tra l’altro, più volte ricordato dalle stesse note ministeriali: “Conoscere è assolutamente necessario. La Shoah, il progetto di sterminio sistematico degli ebrei, non è un avvenimento storico qualunque. Ha colpito e offeso l’intera umanità ed è avvenuta nel cuore della civilissima Europa” (Miur, Linee guida sulla Didattica della Shoah, marzo 2018).
Piano di fattibilità per un curricolo di storia del Novecento
Un curricolo geo-storico del Novecento può essere incentrato su moduli didattici nei quali prevalga un approccio per problemi, studi di casi, elaborazione di progetti.
Una proposta di un curricolo essenziale, progressivo e interculturale legato ai fatti del XX e del XXI secolo può essere pensata suddividendo gli anni che vanno dalla prima guerra mondiale alla disgregazione degli Stati della ex-Iugoslavia, alle vicende attuali in alcuni macro-periodi storici:
- la fine della Grande Guerra, la nascita e l’affermazione della dittatura fascista;
- la svolta delle leggi razziali del 1938, il secondo conflitto mondiale e l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana;
- gli anni del boom economico e la contestazione culturale della fine degli Anni Sessanta e il periodo del terrorismo stragista;
- la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione del “vecchio mondo”, nato dagli equilibri della Conferenza di Yalta;
- i principali accadimenti del XXI secolo.
“I draghi possono essere sconfitti”
L’invasione dell’Ucraina da parte delle forze militari russe è destinata a cambiare radicalmente la storia della prima metà del XXI secolo. È avvenuta dopo (speriamo che sia finita!) una terribile pandemia che ha già contribuito a ripensare radicalmente il futuro dell’umanità. Paradossalmente la storia si sta ripetendo “all’incontrario”. Infatti, al termine della prima guerra mondiale il mondo fu straziato dalla spagnola (si calcolano 50 milioni di morti). Oggi, la situazione si è ribaltata: dopo (durante) la pandemia, si è scatenata la guerra nel cuore dell’Europa.
Questi avvenimenti devono interrogare tutti noi, in particolare gli insegnanti. La scuola, infatti, può fare molto per promuovere una nuova coscienza civica nei confronti delle future generazioni. Senza dimenticare mai la lezione della storia degli ultimi 120 anni e le parole di Gilbert Keth Chesterton: “Le favole non raccontano ai bambini che esistono i draghi. Perché lo sanno già. Ma dicono che i draghi possono essere sconfitti”.
Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono. Perché i bambini lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti.