Dopo l’avvio della selezione per i docenti della scuola dell’infanzia e primaria (posto comune e sostegno) con medesima procedura ci si avvia alle prove scritte del concorso per cattedre disponibili nella scuola secondaria di primo e secondo grado secondo quanto previsto dal D.M. Istruzione n. 201 del 20 aprile 2020.
Solo concorso, solo selezione…
In tantissimi, forse troppi, aspettano i bandi per l’accesso al ruolo di insegnante di scuola. Il Ministero oscilla tra annunci, decreti, rimandi.
Dal non vicinissimo aprile 2020 ora è arrivato il momento delle prove scritte per accedere alle varie cattedre disciplinari della scuola secondaria di primo e secondo grado e parallelamente per i posti di sostegno nei due ordini di scuola.
Il concorso sarà selettivo perché a fronte del numero di domande si contrappone, numericamente, quello delle disponibilità oggettive nelle varie regioni e per le specifiche classi di concorso.
A partecipare saranno tantissimi, forse è sintomo di una crisi della generazione tra 25 e 38 anni rispetto alle quantità di offerta occupazionale. La selezione ci sarà e si dovrà dimostrare di essere competenti nella disciplina, di saper gestire la fiducia in sé stesso, il senso critico, il controllo delle emozioni, la capacità di argomentare (all’orale), di farsi ascoltare ed apprezzare anche attraverso una congruente ed appassionata Unità di apprendimento.
Tra i ricordi… una cena d’inverno tra Amalfi e Positano
Amici di Paese, il posto dove sei nato e cresciuto e che hai lasciato per studi universitari, amori adolescenziali, lavoro in altra sede italiana o estera.
Poi oltrepassi i 60 anni e ti ritrovi a comunicare, incontrarti, ricordare e, col vento fresco di una bella serata, con tante cose da dirci d’improvviso ci si sposta sulla scuola: «ti ricordi come era il prof. Cicalese? Severo, antipatico, contento dei tanti che bocciava…» … «e il prof. Torre? Quello che ci ha appassionato ad imparare il tedesco costringendoci a farlo anche in strada quando ci rimproverava per il fatto che studiavamo poco» … «e la graziosa professoressa di Maiori che ci presentava i canti della Divina Commedia come storie di uomini e di donne dubbiosi sul loro modello di vita»?
Fa fresco, una luna argentea illumina il mare calmo e la mia mente va ai ricordi delle tante discussioni in classe nate per caso e i proff. che lasciavano tutto e parlavano di loro o ci spiegavano le ragioni dell’imparare bene l’Arte, la Storia, la Geografia… umanità diverse nelle memorie di ciascuno di noi….
Figure mitologiche, impiegati ministeriali o altro….
La cinematografia mondiale, non solo italiana, è piena di personaggi ispirati al mondo scolastico e interpreti spesso in maniera assolutamente eccezionale e questo avvalora una tesi importante: i docenti, indipendentemente dalla disciplina che insegnano, hanno (o possono avere) un grande influsso sulle giovanissime generazioni. Accanto allo sviluppo delle nuove tecnologie, assistiamo ad un vuoto di personalità adulte e, per contrapposto, a positive presenze di adulti capaci di interpretare al meglio il ruolo di accompagnatori di ragazzi e ragazze nella difficile svolta verso la maturazione.
Non solo maestre e maestri, ma anche docenti della scuola secondaria, assolutamente alieni da sentirsi impiegati ministeriali (ma le retribuzioni sono decisamente inadeguate!) hanno e possono ricoprire un ruolo determinante nella costruzione di senso delle esperienze didattiche dentro e fuori l’aula scolastica. Altrettanto possono farlo nel sostegno di tutti e di ciascuno, negli inevitabili momenti di crisi, nelle difficoltà di relazione con i coetanei, nel non sempre facile vivere in classe.
La vita molto verticale da 11 a 19 anni
Dopo il saluto con la cara Maestra (una o più…) bambine e bambini, più o meno consapevolmente, fanno un salto che dà valore alla discontinuità della vita e che può trovare un po’ di continuità tra i due ordini di scuola contigui (primaria e secondaria 1° grado). Un primo anno non sempre facile e poi tante pagine di vita che vengono girate settimana dopo settimana.
Nel periodo della scuola secondaria di primo grado si assesta il distacco dalla condizione di bambino e bambina e si inizia a percorrere una nuova strada (non sempre facile) che aiuta a ritrovare continuamente la propria identità.
Nel triennio della scuola secondaria di primo grado, ed anche dopo, la modifica del profilo identitario e le conseguenti lievi crisi di personalità possono essere aiutate dalla folta presenza di compagni e amici, dalla pratica di uno sport, dallo svolgimento di attività motivate, dalla passione e dalle attitudini. Successivamente (13-14 / 18 anni), mentre si rinsalda in parte l’immagine collettiva favorita dalla cooperazione, sono presenti non pochi dubbi ed incertezze che portano a conflitti interiori (veri o immaginari) con le figure adulte di riferimento familiare (mamma, papà).
La presenza dei docenti nel panorama degli adulti con cui lo studente si rapporta spesso sposta il conflitto o lo aumenta. Una buona comunicazione tra docenti e ragazzi può notevolmente diminuire il costante ritorno della voglia di scontrarsi più che incontrarsi con l’adulto, oscillando da crisi di impotenza a sindromi di onnipotenza.
Studiare, ripetere, conoscere
La scuola dello studio non si discute. Studio significa impegno, fatica, ricerca del miglioramento del sé. Non pochi ragazzi nel periodo dell’adolescenza scolastica ed universitaria vivono una fatica doppia o tripla proprio a causa della precedente demolizione di quella identità che in genere è fortissima tra gli 8 ed i 10 anni.
Negli ultimi tempi sono aumentati i disagi anche nel periodo tra i 9 e i 10 anni (scuola primaria). Ciò è avvenuto e continua ad avvenire per la velocità con cui, di fatto, si chiede ai bambini ed alle bambine di diventare o dimostrarsi più grandi (moda, atteggiamenti, paragoni continui, autonomie distorte…).
Lo studio è riflessione sul testo, sistematizzazione delle informazioni, interazione argomentativa, sintesi e schematizzazione.
Lo sforzo è nell’abituarsi a leggere, capire, approfondire tentando di non avvilirsi per le quantità percepite, sensazione determinata dalla lentezza del proprio leggere e comprendere.
La scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado dovrebbero utilizzare con lentezza ma con efficienza il tempo in classe per produrre un’alta competenza in lettura e comprensione ed una diffusa capacità di argomentazione. Occorre esemplarità di tutti i docenti nel leggere a bambini e ragazzi, nel dare tono ed espressione, senso della lentezza, enfasi e peso nei passaggi più significativi.
Conoscere e capire, imparare e gestire
La comprensione non è tutto. La visione europea è quella di una figura di studente che esce competente e protagonista, che curva il suo protagonismo orientandolo verso il futuro: università, prima formazione al lavoro, lavoro. Certo chi è molto intelligente e studia abbastanza o tanto va sempre avanti e sa comprendere, sintetizzare, sistematizzare, schematizzare, argomentare. Ma la scuola e i docenti, togliendo tempo a inutili test e prove, dovrebbero maggiormente concentrarsi sull’apprendimento e sulle modalità che mettono in rapporto il leggere col conoscere e il “leggere + conoscere” con il capire.
Imparare è dare prova di ciò che si sa fare. Gestire significa utilizzare ciò che si è appreso quando si vive o ci si trova in differenti situazioni e dimensioni, anche emotive, che aumentano la fatica psicologica e cognitiva della cosiddetta performance: è la competenza vera e propria.
Vincete tutti, vincete bene… ma…
Ecco perché, all’augurio a tutti i partecipanti affinché raggiungano i loro sogni e desideri, si aggiunge l’immediata rilevazione della necessità di un approccio olistico alla vita educativa in classe. Un modo di essere e pensare che dia valore all’unità integrale della persona che impara che non può segmentarsi in dieci e più modalità di apprendimento perché troppo diversi sono gli stili educativi e/o professionali dei docenti.
Soprattutto non è accettabile, sotto il profilo formativo, che ragazzini e ragazzi vedano gli interessi, le motivazioni, le passioni personali come forze estranee allo stare a scuola.
La visione olistica (mente, spirito, corpo… insieme) così come la lettura sociale di oggi, del mondo che già c’è e della scuola che ancora non c’è ci inducono a riflettere sul cambio generazionale, di contesto, di approccio e di finalità: la scuola per lo sviluppo delle competenze, la scuola dell’incontro con gli altri e la cooperazione, l’ambiente di e per l’apprendimento, le esperienze significative oramai irrinunciabili per dare senso all’esperienza della scuola dai 3 ai 19 anni.
Non finite mai di stupirvi perché i ragazzi…
Auguri aspiranti prof o forse meglio, auguri educatori con specifica formazione disciplinare capaci di tracciare percorsi (e curricoli) per bienni e trienni nei due ordini di scuola.
Non ci sono programmi, ma solo Indicazioni, punto!
La scommessa della scuola che già c’è è nella costruzione di curricoli disciplinari seri e corposi, densi ma non pieni, non ingenti. Curricoli ricchi di consistenza linguistica, cognitiva, psichica, metacognitiva che consenta non la richiesta e il conseguente rilascio di un diploma da prendere on-line con una certificazione da 500 / 1.000 / 1.500 ore ma la “prova provata” di esperienze disciplinari fatte in classe.
Ed allora?
Immaginiamo migliaia di docenti (uomini e donne) impegnati a lanciare pietre nello stagno e capaci di appassionare ai linguaggi, alle storie, alle esperienze fatte dai grandi dell’Arte, della Lingua, delle Scienze.
Immaginiamo l’ideazione di mille percorsi affascinanti, resi belli dall’organizzazione attenta di spazi, aule in forma di laboratorio e ritmi temporali in cui l’ora di lezione si segmenta in presentazione, lavoro individuale in classe, contenuti di approfondimento e studio a casa, esperienze di discussione e progettazione a scuola.
Immaginiamo docenti che, prima di agire e memori della loro esperienza scolastica da alunni, siano seduti a osservare, conoscere e capire i ragazzi che il destino ha affidato loro. Non c’è cliché che tenga: ciascuno è diverso e nuovo, ciascuno è una ricchezza.
Osserviamoli e godiamo di quell’unicità che fa, di ogni alunno, una grande persona che ha bisogno del nostro aiuto e del nostro accompagnamento.
La mia disciplina come una narrazione…
Non a caso saranno adulti i docenti della secondaria, adulti maturi, non amici dei ragazzi ma guide sicure. Docenti capaci di saper narrare la loro disciplina.
Saper raccontare leggendo Omero o Dante, saper spiegare la matematica come mille giochi di combinazione, saper immaginare un contesto in cui si parla in francese o spagnolo costituiscono la forma migliore per arrivare alla parte più potente dei ragazzi: il cuore prima del cervello.
D’altra parte cosa sarebbe la geografia senza la sua storia e le sue scoperte? E lo stesso vale per la tecnologia. E come non far rilevare che la storia dell’Umanità come la Storia delle Civiltà e delle Arti siano un divenire fatto di persone alla ricerca del meglio?
Non tutto è brutto, insipido, monotono nel mondo scolastico della conoscenza. Forse, forse, forse ne è una piccola parte (peraltro non obbligatoria).
Tracce di voi, tracce di noi per una scuola delle persone
Recuperiamo, giovani docenti, quella parte di bambino e adolescente che amava la Musica, sì la musica e facciamolo diventare argomento di esperienza a scuola, pensando ai generi, agli autori, alle loro follie, alle modalità più impensabili con cui è nato un brano, così come, per un letterato, è nata una poesia o per un’artista è nata l’idea di una piazza o di una scultura.
Diamo sostanza al nostro essere persone, lasciamo le tracce nelle scuole, nelle aule, nelle settimane e nei mesi in cui saremo in classe con ragazzi e ragazze. Continuiamo ad essere quello che eravamo leggendo le opere più belle, seguendo i film più coinvolgenti, divertendoci e cercando una complicità cognitiva ed emotiva, prima che sociale, con i contenuti che abbiamo studiato.
La scuola che impegna non deve essere scuola della sofferenza.
La scuola è solo un passaggio nella vita e della vita e come tale – almeno per i bambini e gli adolescenti – dovrebbe poter diventare un modo per imparare la vita stando insieme con gli altri.