Il DM 89 del 7 agosto 2020 (Linee guida sulla didattica digitale integrata DDI) non dovrebbe essere considerato il mero esito del Lockdown, ma l’avvio di una più innovativa organizzazione della didattica. Non a caso le scuole sono state chiamate ad adottare Piani appositi, da allegare al PTOF, al pari di tutto ciò che qualifica l’offerta formativa, favorendo, in tal modo, la crescita di una coscienza dei nuovi compiti.
Con lo stesso spirito con cui ci si dota di un DVR (Documento di Valutazione dei Rischi) per la prevenzione degli incendi, per l’evacuazione in caso di pericolo, di salvataggio, di primo soccorso e, comunque, di gestione dell’emergenza, allo stesso modo il Piano per la DDI è indispensabile, dal punto di vista precauzionale, per impostare, in tempo utile, le misure di intervento a sostegno della didattica a distanza.
I presupposti, giova ripeterlo, sono già stati posti da tempo. Dalla Raccomandazione europea del 18 dicembre 2006, poi ribadita il 22 maggio 2018 (entrambe hanno collocato in posizione centrale la competenza digitale), al DM 781 del 27 settembre 2013, con la sollecitazione sull’utilizzo delle Risorse educative aperte (le OER, Open Educational Resources), ripresa dal PNSD, DM 851 del 27 ottobre 2015. Lo choc della pandemia non ha fatto altro che accelerare un processo già in atto.
La nuova figura dell’e-tutor
Nel dibattito pubblico vanno progressivamente affermandosi parole-passepartout, quasi parole-feticcio o parole-incantesimo, pronunciate le quali, specie se di accento anglofono, si presume di avere risolto ogni problema. Siamo d’accordo che denominare i problemi sia un processo indispensabile per iniziare a risolverli, ma solo questo non basta.
Per esempio: si dice smart working anche a proposito dell’attività didattica; forse sarebbe più corretto parlare smart learning e di smart teaching.
La lezione in presenza è un’unità di spazio e di tempo, un cronotopo. Mentre nella didattica a distanza lo spazio fisico è separato, il tempo è condiviso e, proprio per questo, la sua organizzazione diventa preziosa.
Emerge un’esigenza nuova nella scuola dell’autonomia avviata a rapidi passi verso una digitalizzazione, non naïve, ma consapevole. Occorre puntare sempre di più verso la figura dell’e-tutor per presidiare e gestire l’immenso patrimonio della strumentazione digitale.
Alcuni esempi
Pensiamo agli scrutini, appena conclusi alla fine del primo quadrimestre. Oggi è possibile svolgerli in formato digitale, producendo, in modo analogo, il relativo verbale. Nel definire le professionalità che andranno a costituire il Funzionigramma di Istituto, vanno considerate le attitudini, lo spirito di servizio, la dimestichezza nell’assistere, sul piano informatico, il regolare lavoro dei Consigli di classe. Pensiamo agli open day per l’orientamento in ingresso, organizzati, a causa dell’emergenza epidemiologica, da remoto: in questo caso l’e-tutor può moderare i flussi comunicativi, facendo attenzione alle domande che vengono formulate in chat perché ciascuno riceva la dovuta risposta. Un e-tutor, nell’ambito del potenziamento, ma non solo, può diventare opportuno anche nella didattica digitale integrata, laddove si dia una duplicità di metodologie didattiche tra una parte in aula in presenza e una parte da remoto.
Qualsiasi docente, oggi in maniera particolare, è chiamato a tenere sotto controllo contestualmente più aspetti e tutti ineludibili, rischia di giustapporli e di non riuscire a gestire l’emergenza. La collaborazione con un e-tutor può ricomporre la situazione: mentre si svolge la lezione in presenza, l’e-tutor interagisce con gli studenti a distanza coinvolgendoli e accompagnandoli nell’attività didattica.
Prevenire drop out e dispersione
Le piattaforme possiedono un sistema di controllo che permette a un amministratore di sistema di verificare quotidianamente i log di accesso. È possibile monitorare, in tempo reale, le videoconferenze, l’orario di inizio e termine della singola sessione, i partecipanti che hanno avuto accesso e il loro orario di ingresso e uscita. La piattaforma è in grado di segnalare gli eventuali utilizzi inadeguati o anche gli abusi, se si sono verificati prima, durante e dopo ogni sessione. Questo consente di sapere se e quando uno studente partecipa, da remoto, all’attività didattica. Certo, si tratta di questioni delicate che possono arrivare alla profilazione e al tracciamento e che, a maggior ragione, comportano una solida cultura del rispetto della privacy e della protezione dei dati personali, questioni sulle quali vigilano insieme al Dirigente scolastico, il Responsabile della protezione dei dati (RPD) o Data Protection Officer (DPO) e l’Animatore digitale.
Ma questi controlli, esercitati in modo corretto, possono favorire il monitoraggio del drop out e prevenire il rischio della dispersione.
Le regole di ingaggio
Gli account personali sul Registro elettronico sono prerogativa della scuola, pertanto occorre escludere il loro utilizzo per motivi che esulano dalle attività didattiche, dalla comunicazione istituzionale o dalla netiquette personale o di gruppo tra docenti e studenti. Ovviamente è vietato diffondere immagini o registrazioni relative alle persone che partecipano alle videolezioni, disturbare lo svolgimento delle stesse, utilizzare gli strumenti digitali per produrre e/o diffondere contenuti offensivi o lesivi della dignità o della reputazione. Nel caso di videolezioni di classe, il docente invita gli studenti a partecipare tramite il loro indirizzo di posta elettronica istituzionale, ai sensi di uno specifico Regolamento e di una contestuale Liberatoria, sottoscritta dai genitori al fine di garantire un account a ciascuno studente.
All’inizio del meeting, il docente ha cura di rilevare le presenze degli studenti. L’assenza alle videolezioni programmate secondo l’orario settimanale deve essere motivava alla stregua delle assenze dalle lezioni in presenza.
Strategie della dissimulazione
La pratica della didattica da remoto suscita una serie di perplessità dal punto di vista dell’appropriatezza della valutazione. Si sente spesso ripetere: le verifiche solo in presenza. E invece, se l’attività didattica si svolge da remoto, altrettanto da remoto può e deve essere espressa la valutazione. Vi è una comprensibile preoccupazione in ordine alle antiche e sempre più aggiornate strategie di dissimulazione da parte degli studenti, dal copiare (plagiarism) al fruire di suggerimenti (cheating). Ciò non dipende dalla didattica a distanza, ma la didattica a distanza comporta nuovi accorgimenti[1].
Scriveva Umberto Eco nella sua rubrica “La bustina di Minerva”, Come copiare da Internet: “anche quando non esisteva Internet, gli studenti potevano copiare da un libro trovato in biblioteca e la faccenda non cambiava (salvo che comportava più fatica manuale). E infine un buon docente si accorge sempre quando un testo è copiato senza criterio e annusa il trucco (ripeto, se è copiato con criterio, tanto di cappello)”.
Telecamere accese
Esistono oggi sistemi di proctoring, ma bisogna sapere usarli con professionalità. Si tratta di tecniche invasive, da valutare con estrema cautela. Anche da questo punto di vista, irrobustire la filiera delle competenze digitali può rivelarsi utile.
Ma la strada più semplice è quella che consente di procedere al riconoscimento dello studente in modo che non si possano verificare eventuali casi di sostituzione di persona. Pratica che deve essere eseguita all’inizio del colloquio. Ma anche durante il colloquio lo studente deve rimanere identificabile, per cui è corretto chiedergli di tenere sempre accesa la webcam, come peraltro consiglia un Piano per la DDI bene impostato.
Alcune regole da concordare
Durante lo svolgimento delle videolezioni dovrebbe essere richiesto il rispetto delle seguenti regole.
- Accedere al meeting con puntualità, secondo quanto stabilito dall’orario settimanale delle videolezioni o dal docente. Il link di accesso al meeting è strettamente riservato, pertanto è fatto divieto di condividerlo con soggetti esterni alla classe o alla scuola.
- Accedere al meeting sempre con microfono disattivato. L’eventuale attivazione del microfono è richiesta dal docente o consentita dal docente su richiesta dello studente.
- In caso di ingresso in ritardo, non interrompere l’attività in corso. I saluti iniziali possono essere scambiati velocemente sulla chat. Lo studente in ritardo segnala il proprio arrivo tramite chat, in modo che il docente possa avere traccia dell’orario di ingresso a lezione, anche al fine di valutare come segnalarlo, se assente o presente.
- Partecipare con educazione al meeting. Le richieste di parola sono rivolte al docente sulla chat o in altra forma consentita dal docente.
- Partecipare al meeting con la videocamera attivata che inquadra lo studente in primo piano, in un ambiente possibilmente privo di rumori di fondo, con un contegno adeguato e provvisti del materiale necessario per lo svolgimento dell’attività. La partecipazione al meeting con la videocamera disattivata dovrebbe essere consentita solo in casi particolari e concordata prima della didattica a distanza con richiesta motivata dei genitori ovvero dandone corretta informazione ai genitori.
- È opportuno che anche il docente, al fine di esercitare quanto gli compete, nel ricorrere alla didattica a distanza, tenga la telecamera accesa. Il ruolo del docente a distanza è analogo a quello in presenza ed è fondato sulla responsabilità educativa.
Guardare oltre
Al contrario di quanto sostengono i detrattori, la didattica digitale integrata può essere un’opportunità per ridurre le distanze, favorire un ampliamento dell’offerta formativa, un incontro di esperienze diverse, un arricchimento metodologico.Non è un succedaneo della relazione, ma un suo prolungamento.
Se la scuola vive con indubbia sofferenza, in questa fase, le conseguenze della pandemia, facendosene doverosamente carico, non senza il rischio di uno schiacciamento della vita scolastica sugli adempimenti di profilo sanitario, un modo per riprendere in mano la missione educativa è di non fermarsi allo stato di cose presente, ma di guardare oltre, di preparare le condizioni per la scuola che viene, e la scuola che viene merita di essere accompagnata nella prospettiva digitale, tenendo fermo, con convinzione, il valore della relazione, in presenza come a distanza.
[1] Cfr. Apprendere a distanza. Teorie e metodi. Milano, Raffaele Cortina Editore, 2021, a cura di Pier Cesare Rivoltella, con contributi di Alessandra Carenzio, Simona Ferrari, Andrea Garavaglia, Irene Mauro, Stefano Pasta, Federica Pelizzari, Livia Petti, Serena Triacca, Elena Valgolio. Su plagiarism e cheating, Pier Cesare Rivoltella e Serena Triacca, Valutare a distanza: scritto e orale, in part. p. 356 e, sui sistemi di proctoring, p. 357 e ss.