Un anno non facile quello che abbiamo trascorso, un anno pieno di eventi che hanno messo a dura prova la nostra scuola.
La pandemia, che non accenna a diminuire malgrado l’impegno di tutti, sta riproponendo scenari assai preoccupanti. Nessuno di noi auspica l’ipotesi di sospendere ancora una volta le attività in presenza, abbiamo però capito che, anche a distanza, si possono stabilire legami importanti sul piano cognitivo, relazionale e affettivo. Abbiamo imparato ad usare meglio le tecnologie sia per la didattica sia per le attività professionali, sappiamo ora come far funzionare dispositivi prima totalmente sconosciuti e come portare a buon fine percorsi formativi utili per potenziare le conoscenze individuali e i rapporti collaborativi.
Vicino alle scuole
Nell’anno trascorso la redazione di Scuola7 ha cercato di stare vicino alle scuole, soprattutto agli insegnanti e ai dirigenti. Abbiamo voluto presentare, con tempestività, i provvedimenti, le leggi, le note istituzionali che si sono susseguite in questi mesi con una frequenza non usuale. Lo abbiamo fatto cercando di essenzializzare le notizie, ma non rigore e correttezza. Non ci siamo però limitati alla sola azione informativa, abbiamo aperto dibattiti, ospitato opinioni differenti con l’ottica di approfondire i problemi e di capire ciò che non sempre emergeva in maniera chiara da una prima lettura.
Le questioni affrontate sono state di varia natura. Gli aspetti organizzativi ed istituzionali hanno avuto uno spazio rilevante, non abbiamo tuttavia trascurato il “fare scuola”, le buone esperienze, gli aspetti innovativi della didattica, la formazione e lo sviluppo professionale, come pure le materie di carattere psicologico e i comportamenti sociali.
L’obiettivo di oggi è quello di continuare ad essere presenti nella vostra vita professionale e lo faremo con l’impegno di sempre.
Un numero di passaggio
La programmazione editoriale prevedeva il riavvio delle attività a partire da lunedì 10 gennaio, ci siamo però resi conto che non potevamo non affrontare subito le novità contenute nella Legge di stabilità e neanche le nuove disposizioni sulla sicurezza veicolate dalla recente Legge n. 215 del 17 dicembre scorso. Sono temi che incidono in maniera sostanziale sull’organizzazione della scuola e sulla qualità degli apprendimenti. Abbiamo per questo deciso di anticipare il riavvio della news riservandoci di ritornare sugli stessi argomenti, approfondendoli, anche nei prossimi numeri.
L’anno che verrà: i nostri obiettivi
Ci auguriamo che nell’anno che verrà si possano affrontare con maggiore efficienza e sistematicità i tanti problemi che la pandemia ha accentuato rendendo difficile la vita della scuola. Noi li terremo sotto controllo e cercheremo, attraverso il vostro prezioso contributo, di studiarli bene e di proporre soluzioni percorribili.
I nostri edifici scolastici hanno bisogno di interventi speciali. Non possiamo ancora tollerare che quasi la metà dei nostri ragazzi frequentino scuole costruite prima del 1971. Non possiamo accettare che la connettività ad altissima prestazione sia un bene al servizio di pochi. Non possiamo considerare ineludibile che in tantissime regioni del Sud la presenza dei Nidi non raggiunga neanche il 10% di utenti. Speriamo che i fondi del PNRR vadano subito a buon fine.
L’anno che verrà non può trascurare le questioni ordinamentali: dal sistema integrato 0-6 alla filiera professionalizzante, passando attraverso una rilettura della scuola “media” e una nuova visione di scuola superiore (il quadriennio?). La variabile tempo è importante sia come anni del curriculum, sia come giornata scolastica. È possibile immaginare un aumento dei tempi pieni soprattutto al Sud?
L’autonomia delle Istituzioni scolastiche oggi è fortemente in crisi, anche per via delle incrostazioni burocratiche che stanno mettendo a dura prova la vita vera degli studenti. Saremo in grado di contrastare la deriva competitiva ed autarchica e di affrontare in maniera più efficace le ragioni profonde della nostra ‘mission’: apprendimenti, formazione, valutazione, inclusione, disabilità…?
Oltre a ripristinare la funzionalità giuridica e amministrativa degli uffici territoriali sarebbe importante rendere più vantaggiosi i rapporti tra le scuole e con il territorio attraverso il miglioramento degli accordi di rete e una maggiore diffusione dei patti di comunità. Le istituzioni scolastiche dovrebbero essere supportate da figure professionali adeguate come i dirigenti tecnici (ora non ci sono più). Dobbiamo, per esempio, capire se per il prossimo anno ci sarà la possibilità di un nuovo concorso per un più cospicuo reclutamento di tali figure. Lo aveva già promesso il Ministro nelle Linee programmatiche, presentate al Parlamento il 4 maggio scorso.
C’è poi la questione dello sviluppo delle professionalità, soprattutto dei docenti e dei dirigenti, che racchiude una serie di temi articolati. La professionalità va garantita affinando la formazione di base, iniziale e continua, semplificando le procedure di reclutamento, valorizzando l’impegno degli insegnanti. Migliorare la qualità professionale va anche nell’ottica del superamento della scarsa considerazione sociale di cui godono oggi i docenti.
La formazione è un tassello delicato. Sappiamo che, da alcuni anni, sono stati stanziati fondi considerevoli, ma sappiamo pure che manca un controllo accurato circa la ricaduta delle attività formative sulle scuole e sugli apprendimenti degli studenti. I percorsi realizzati devono essere bene accertati, oltre che valutati e certificati, con procedure che vadano oltre la semplice percezione soggettiva del gradimento. Un altro obiettivo, da condividere tramite accordi sindacali, è quello di definire l’idea di “credito formativo” e stabilire contestualmente quanti crediti devono acquisire i docenti ogni anno.
Possono ancora risultare utili le reti di scopo, soprattutto se riservate a discipline specifiche, ad aspetti vocazionali, ad alcuni interventi per specifiche disabilità. Bisogna però rivederne il funzionamento. La condivisione delle risorse è importante, come pure il fare economie di scala. Questo significa offrire maggiori opportunità di scelta a tutti gli operatori scolastici. Vanno però semplificate le procedure amministrative, vanno rivisti i tempi di rendicontazione in termini più funzionali alle esigenze delle scuole.
La riforma degli Ordinamenti va accompagnata da una rilettura dei saperi. Abbiamo sì delle Indicazioni nazionali e delle Linee guida rinnovate, ma questi risultano ancora troppo enciclopedici e, specialmente nei Licei, più attenti ai contenuti e meno alle competenze. Se si recupera un dibattito più corretto e approfondito, i risultati potrebbero avere una ricaduta positiva sulle pratiche didattiche, sulla motivazione degli allievi, sulla stessa valutazione e certificazione.
I curricoli dovrebbero essere ridefiniti in termini essenziali anche attraverso una analisi accurata delle pratiche didattiche correnti. Tale revisione potrebbe facilitare l’adozione di strumenti coordinati di certificazione delle competenze e di attestazione degli apprendimenti per tutti i gradi e gli ordini di scuola.
Saremo capaci, nell’anno che verrà, di creare un contesto professionale più dinamico con il riconoscimento di impegni e responsabilità, valorizzando in maniera adeguata le diverse figure che hanno la responsabilità di far crescere i nostri studenti? Saremo in grado di poter contare su una leadership educativa diffusa e focalizzata sui risultati degli allievi?
Sulla strada tracciata
Giancarlo Cerini, che ci ha lasciato recentemente, ha tracciato un percorso. Noi tutti, che lo abbiamo apprezzato e stimato, ci sentiamo impegnati a seguirlo e a svilupparlo.
Nel suo ultimo libro “Atlante delle riforme (im)possibili” ci sono 20 schede dove sono elencati 84 obiettivi. Alcuni dipendono da scelte parlamentari, altre da scelte governative, altre da scelte ministeriali. Alcune richiedono impegni economici consistenti, altre invece solo una precisa volontà di andare verso una certa direzione. Chi fa cosa? Certo sappiamo che, in questa stagione espansiva, alcuni obiettivi rientrano nei progetti collegati al PNRR, però, per portarli a buon fine ci vuole il contributo di tutti e noi, che ci crediamo, ci impegneremo fino in fondo.