È stata pubblicata il 4 ottobre dal Ministero dell’Istruzione la nota n. 30345 sul periodo di formazione e prova per i docenti neo-assunti e per quelli che hanno ottenuto passaggio di ruolo. Non si ravvisano sostanziali differenze rispetto al passato, dal momento che il modello di formazione è sempre quello previsto dal D.M. 850/2015, “con alcune puntualizzazioni”, si legge nella nota, volte a qualificare l’esperienza.
Le novità: il numero dei docenti
La vera novità di quest’anno consiste nella platea dei destinatari, che è molto numerosa: sono 46.585 i neo-assunti al primo anno di servizio e 12.840 i docenti reclutati mediante la fase straordinaria prevista dall’art. 59, comma 4, del Decreto Legge n. 73/2021, convertito con modificazioni dalla Legge 106/2021. A questi si aggiungono gli assunti a tempo indeterminato negli anni precedenti per i quali sia stata richiesta la proroga del periodo di formazione e prova o che non abbiano potuto completarlo, quelli che hanno ottenuto il passaggio di ruolo nelle procedure di mobilità, coloro che devono ripetere il periodo di formazione e prova a causa di valutazione negativa. In totale, più di 60mila persone, cosa che non è difficile ipotizzare porrà sicuramente alcuni problemi organizzativi.
Sono 50 le ore di impegno complessivo
Viene anzitutto confermata la durata del percorso, quantificato in 50 ore di impegno complessivo, che comprendono le attività formative sincrone, l’osservazione reciproca e la rielaborazione professionale mediante gli strumenti che saranno forniti da INDIRE nell’ambiente online dedicato.
La quota riservata agli incontri iniziali e finali è di 6 ore. Quelli iniziali, di carattere sostanzialmente informativo ma anche di “stimolo culturale”, vanno calendarizzati in ogni ambito territoriale già a partire dal mese di ottobre; una novità consiste nella possibilità di prevedere incontri specifici per gruppi differenziati. Per quanto riguarda invece la restituzione finale, si ribadisce il suggerimento di organizzare eventi di carattere professionale, anche attraverso il coinvolgimento e le testimonianze dei diretti protagonisti degli eventi formativi, oltre che di esperti di sviluppo professionale. Nella nota si invita, come del resto lo scorso anno, ad adottare formule organizzative flessibili, in presenza, “per evitare generiche e improduttive assemblee plenarie”.
Laboratori in presenza o on line
Rimane invariata la struttura dei laboratori formativi, cioè incontri a piccoli gruppi, con la guida operativa di un tutor; essi possono svolgersi in presenza o online e prevedere un’articolazione in moduli di durata variabile, nel rispetto del monte complessivo di 12 ore.
L’organizzazione è affidata alle scuole-polo per la formazione, che, ferma restando la responsabilità nella rendicontazione circa l’utilizzo delle risorse assegnate, potranno delegarla ad altre scuole dell’ambito con un’esperienza consolidata nel percorso di formazione dei neoassunti o particolarmente esperte nella formazione su determinate tematiche.
Per gli argomenti da affrontare, la nota rimanda all’art. 8 del D.M. 850/2015 ma anche quest’anno vengono suggeriti dei temi prioritari. Alcuni di essi sono per così dire “storici” (ad esempio gestione della classe e dinamiche relazionali, con particolare riferimento alla prevenzione dei fenomeni di violenza, bullismo e discriminazioni; bisogni educativi speciali). Altri sono comparsi come specifici nella nota dello scorso anno (21 settembre 2020, n. 28730), ad esempio iniziative e provvedimenti legati alla gestione delle istituzioni scolastiche in fase di emergenza pandemica e metodologie e tecnologie della didattica digitale.
I temi caldi del dibattito pedagogico
Per l’anno in corso si aggiungono temi “caldi” nel dibattito pedagogico, come motivazione all’apprendimento ed innovazione della didattica delle discipline, o legati alle modifiche normative degli ultimi periodi: integrazione nel curricolo dell’insegnamento di educazione civica, valutazione finale degli apprendimenti, percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, educazione sostenibile e transizione ecologica, con particolare riferimento al Piano “Rigenerazione Scuola” presentato nel corso del 2020-2021.
Un numero consistente di argomenti, come si vede, che implicherebbe una scelta mirata in rapporto alle esigenze formative dei docenti e, per alcune tematiche, anche al loro inserimento in scuole del I o del II ciclo, oltre che una considerazione degli interventi già messi in campo in ambito territoriale o programmati nei piani di formazione dei singoli Istituti.
I materiali messi a disposizione dall’INDIRE
Per supportare la progettazione e la documentazione di attività didattiche collegate ai temi dei laboratori, saranno resi disponibili dei materiali riguardanti le priorità citate attraverso l’ambiente online della Biblioteca dell’Innovazione di Indire. La nota richiama anche iniziative nazionali che possono fornire sostegno all’organizzazione delle attività, cioè la Piattaforma eTwinning (www.etwinning.net), che consente alle scuole di tutta l’Europa di confrontarsi, collaborare, sviluppare progetti e condividere idee sfruttando le potenzialità del web, e la Piattaforma ELISA (www.piattaformaelisa.it), che fornisce strumenti per intervenire efficacemente sul tema del cyberbullismo e del bullismo.
Il “Visiting”, ma solo per pochi
Viene ripristinata la possibilità del visiting a scuole innovative che, laddove sperimentata, ha fornito risultati positivi e che, con il supporto di ulteriori elementi di valutazione, si potrebbe pensare di estendere alla formazione degli insegnanti già in servizio. Per il loro carattere esperienziale di immersione nel vivo delle pratiche quotidiane, le visite prevedono la partecipazione di un contingente ridotto di docenti (al massimo 3000, distribuiti tra le Regioni in base ad una tabella che compare in allegato alla nota), a domanda e previa pubblicazione dei criteri adottati per l’iscrizione.
La programmazione delle visite, in presenza, è affidata agli USR; per la scelta si suggerisce di fare riferimento a scuole con progetti innovativi riconosciuti o comunque verificati dagli Uffici Regionali (ad esempio scuole aderenti a Reti di innovazione) ed è considerata determinante la disponibilità della scuola nel mettere a disposizione figure in grado di garantire una accoglienza qualificata. L’attività potrà avere la durata massima di due giornate di “full immersion” nelle scuole accoglienti, ed è considerata sostitutiva (in parte o in toto) del monte-ore dedicato ai laboratori formativi, pari ad un massimo di 6 ore per ognuna delle due giornate.
Il tutor e l’osservazione in classe
Per quanto riguarda l’osservazione in classe, rimane confermato quanto previsto dall’art. 9 del D.M. 850/2015. Per 12 ore il docente in periodo di prova sarà seguito da un tutor, individuato dal Dirigente scolastico attraverso l’opportuno coinvolgimento del Collegio dei docenti. Il tutor deve essere preferibilmente della stessa disciplina, area disciplinare o tipologia di cattedra, ed operante nello stesso plesso. Nei casi in cui non fosse possibile individuare un tutorappartenente alla classe di concorso specifica del docente neoassunto, si potrà prescegliere un docente di classi di concorso affini. In ogni modo al medesimo tutor, per la rilevanza del suo apporto e per gli impegni connessi alla funzione, non potranno essere affidati più di tre docenti. Come negli scorsi anni, si prevede l’organizzazione da parte degli USR di specifiche iniziative di formazione per i tutor: gli interventi, che potranno avvalersi della collaborazione di strutture universitarie o enti accreditati, saranno incentrati sulla sperimentazione di strumenti e metodologie di supervisione professionale (criteri di osservazione reciproca in classe, peer review, documentazione didattica, coaching, ecc.).
Il dirigente scolastico come garante giuridico
Sempre analogamente alle note precedenti, si ribadisce il compito educativo e di orientamento, oltre che di garanzia giuridica, affidato al dirigente scolastico, cui la norma assegna la funzione di apprezzamento e validazione della professionalità dei docenti che aspirano alla conferma in ruolo. Il dirigente è chiamato infatti da da un lato a proporre le attività formative ai docenti in prova, con la stipula del patto formativo professionale (che costituisce punto di incontro fra le esigenze delle nuove professionalità in ingresso e il piano per la formazione docenti a livello di istituto), dall’altro ad osservare sul campo l’insegnante, attraverso la visita alle classi in cui presta servizio.
Il portfolio professionale
Infine, la formazione online, che corrisponde forfettariamente ad un impegno di 20 ore e che consente di attivare un percorso di analisi e riflessione sul percorso seguito, con l’elaborazione del portfolio professionale da presentare, a fine anno, al Comitato di valutazione. La piattaforma Indire sarà aperta nel corso di questo mese, al fine di garantire la più ampia disponibilità ai docenti in prova. La nota specifica che le attività “vedranno alcune variazioni e semplificazioni di carattere editoriale”, volte ad assicurare un migliore collegamento con le altre attività che confluiscono nel portfolio finale e con le attività sincrone, in presenza e online (incontri iniziali e finali, laboratori, attività peer to peer).
Una sfida da affrontare
Come si è già detto, se non si riscontrano novità significative, un potenziale aspetto di criticità risiede nel numero di docenti che quest’anno affrontano il percorso di formazione e prova: l’ampiezza dei fruitori costituisce una sfida non da poco sia per le scuole polo, cui sono affidate in gestione le iniziative, sia per gli Istituti in cui prestano servizio i nuovi docenti, soprattutto in relazione all’individuazione dei tutor. Risulterà sicuramente non semplice la strutturazione dei laboratori, che dovrebbero costituire uno dei punti cardine del percorso, offrendo la possibilità di un confronto teorico-operativo su tematiche centrali, e che rischieranno di disperdere il loro potenziale, in particolare nei territori in cui inizia la propria esperienza professionale una quantità più cospicua di insegnanti.