Viviamo un’epoca di profonde innovazioni, quella digitale è pervasiva, trasversale, quotidiana. È sul digitale che si basano molte delle nostre azioni e delle nostre interazioni: dall’orientamento per arrivare ad una destinazione, alla ricerca continua di informazioni e contenuti, alle relazioni amicali e sociali, agli acquisti online, all’interazione con i servizi pubblici, all’utilizzo delle grandi piattaforme professionali o del tempo libero.
Alfabetizzazione digitale cercasi
Dal 9 gennaio 2007, cioè dalla uscita dell’Iphone di prima generazione, tutti gli smartphone diventato una espansione di tante nostre facoltà fisiche, mentali, relazionali fornendo una quantità enorme di spinte “gentili” alla nostra vita quotidiana che sempre di più si appoggia alla rete. Oggi è diventata ineludibile la necessità di una alfabetizzazione digitale diffusa e intergenerazionale: i dati OCSE continuano a parlarci di una popolazione italiana in forte difficoltà[1]. Occorre sostenere un’alfabetizzazione più capillare e ampia sulla digital literacy e sviluppare percorsi di apprendimento efficaci in tutta l’età scolare, dalla scuola dell’Infanzia all’Università. È un obiettivo per l’immediato futuro su cui la scuola deve assumersi la piena responsabilità che non può certo abdicare ad altere agenzie formative: è la sua mission fondamentale.
Cittadinanza digitale ed Educazione civica
La recente legge 92/2019 sulla “Educazione Civica” definisce la cittadinanza digitale come la capacità di un individuo di avvalersi consapevolmente e responsabilmente dei mezzi digitali. Le linee guida (DM 22 giugno 2020) negli allegati B e C aggiornano ed integrano il Profilo delle competenze al termine del primo ciclo[2] e del secondo ciclo[3] di istruzione. Secondo tale integrazione, l’alunno al termine del primo ciclo deve:
- essere in grado di distinguere i diversi device e di utilizzarli correttamente;
- rispettare i comportamenti nella rete e navigare in modo sicuro;
- essere in grado di comprendere il concetto di dato;
- individuare le informazioni corrette o errate, anche nel confronto con altre fonti;
- distinguere l’identità digitale da un’identità reale;
- applicare le regole sulla privacy tutelando sé stesso e il bene collettivo;
- avere piena consapevolezza dell’identità digitale come valore individuale e collettivo da preservare;
- essere in grado di argomentare attraverso diversi sistemi di comunicazione;
- essere consapevole dei rischi della rete e come riuscire a individuarli.
Al termine del secondo ciclo deve inoltre esercitare i principi della cittadinanza digitale, con competenza e coerenza rispetto al sistema integrato di valori che regolano la vita democratica.
Una competenza integrata e trasversale
Questi nuovi traguardi vanno ulteriormente integrati con quelli previsti nelle singole discipline, perché la competenza digitale è trasversale e moltissime competenze relazionali, disciplinari, imprenditoriali, cooperative si integrano con essa. È particolarmente utile leggere il testo legislativo, dove si specifica che l’offerta formativa erogata dalle scuole deve prevedere “almeno le seguenti abilità e conoscenze digitali essenziali, da sviluppare con gradualità tenendo conto dell’età degli alunni e degli studenti”:
- analizzare, confrontare e valutare criticamente la credibilità e l’affidabilità delle fonti di dati, informazioni e contenuti digitali;
- interagire attraverso varie tecnologie digitali e individuare i mezzi e le forme di comunicazione digitali appropriati per un determinato contesto;
- informarsi e partecipare al dibattito pubblico attraverso l’utilizzo di servizi digitali pubblici e privati;
- ricercare opportunità di crescita personale e di cittadinanza partecipativa attraverso adeguate tecnologie digitali;
- conoscere le norme comportamentali da osservare nell’ambito dell’utilizzo delle tecnologie digitali e dell’interazione in ambienti digitali, adattare le strategie di comunicazione al pubblico specifico ed essere consapevoli della diversità culturale e generazionale negli ambienti digitali;
- creare e gestire l’identità digitale, essere in grado di proteggere la propria reputazione, gestire e tutelare i dati che si producono attraverso diversi strumenti digitali, ambienti e servizi, rispettare i dati e le identità’ altrui;
- utilizzare e condividere informazioni personali identificabili proteggendo se stessi e gli altri;
- conoscere le politiche sulla tutela della riservatezza applicate dai servizi digitali relativamente all’uso dei dati personali;
- essere in grado di evitare, usando tecnologie digitali, rischi per la salute e minacce al proprio benessere fisico e psicologico;
- essere in grado di proteggere se’ e gli altri da eventuali pericoli in ambienti digitali;
- essere consapevoli di come le tecnologie digitali possono influire sul benessere psicofisico e sull’inclusione sociale, con particolare attenzione ai comportamenti riconducibili al bullismo e al cyberbullismo.
Attenzione a non indugiare nel nozionismo
Gli obiettivi sono tanti e raggiungerli non è facile. L’educazione civica digitale non può ridursi ad un elenco di tante informazioni e diventare un’operazione di puro nozionismo (come si intravede in qualche nuovo libro di testo), ma deve passare attraverso attività esperienziali legate alla vita degli studenti. Il percorso da seguire deve facilitare la progressione degli apprendimenti; le azioni devono essere ampie e trasversali alle discipline, ma anche progressivamente distribuite lungo tutto il curricolo verticale. In questa ottica i docenti devono imparare a collaborare maggiormente nelle fasi di progettazione, cercando di condividere strumenti e obiettivi didattici, modalità e tempi nella consapevolezza che lavorare sul digitale significa favorire l’inclusione e facilitare i processi di apprendimento.
Dall’esperienza del lockdown ai nuovi apprendimenti
Si impara facendo. Ci sono ormai tante esperienze e buone pratiche, sviluppate anche in tempi di lockdown. Facciamo alcuni esempi.
- Realizzando una presentazione digitale o un podcast, si può mettere a fuoco il tema della proprietà intellettuale delle immagini, dei contenuti e i vari livelli di utilizzo consentiti.
- Utilizzando le piattaforme didattiche, si impara a custodire la propria identità digitale e lavorando sulla condivisione di immagini e dati della classe, si impara a difendere la privacy riflettendo sui rischi oltre che sulle opportunità.
- Lavorando sullo studio delle fonti attendibili e costruendo “per gioco” delle fakenews, si impara ad individuarne le caratteristiche che le connotano, si capisce che l’efficacia della fake è dovuta ad un mix di verità e bugie messe insieme in modo da colpire la parte emotiva prima ancora di quella razionale.
- Lavorando sui social e sulle interazioni, sullo studio di alcuni casi si può imparare ad “abitarli”, a condividere la velocità delle informazioni e delle immagini e a capirne l’impatto negativo quando utilizzate in modo discriminatorio ed offensivo.
- Osservando i gesti, le azioni e le interazioni di un cittadino comune di oggi in rete, attraverso le principali tecniche di storytelling, si possono tracciare i dati che egli lascia dietro di sé, e avere altresì la consapevolezza di cosa significa agire in rete.
- Consultando i siti di open data di un Comune, si impara ad osservare gli indici di inquinamento dell’aria sia nel corso del tempo sia nei diversi luoghi della città; si impara anche ad analizzare in maniera oggettiva le foto che riguardano gli oggetti particolari.
- Facendo webradio o trailers pubblicitari su temi legati alla società e alla convivenza civile, si focalizzano tematiche importanti di educazione civica e si costruiscono, in tal modo, importanti competenze di cittadinanza digitale.
Curare la formazione in ambito digitale
Se progettate bene, molte sono le possibilità che aiutano a sviluppare le competenze di cittadinanza digitale. Bisogna partire dalla focalizzazione dei temi più importanti dell’insegnamento di educazione civica e collegarli all’interno di un quadro ampio di responsabilità. Bisogna favorire i processi che aiutano gli studenti, attraverso le attività digitali, a far emergere le proprie azioni e i propri comportamenti. Tale processo diventa più evidente se sorretto da un lavoro ben integrato, coeso e sistematico. Quando si parla di didattica digitale integrata non ci si riferisce tanto all’introduzione di uno o più dispositivi nelle ore di lezione, ma ad una integrazione pedagogica, didattica che tenga conto dei contenuti e dei percorsi che stimolino lo sviluppo di competenze disciplinari, digitali, relazionali, imprenditoriali.
Questo approccio metodologico non può più essere solamente una opzione o una semplice possibilità lasciata alle scelte individuali. Il cambiamento che stiamo vivendo è profondo e rapido, condiziona gli stili di vita, i modi di apprendere, di relazionarsi, di organizzarci, di spostarci. Sarebbe una pretesa antistorica pensare ad una scuola completamente refrattaria e arroccata su posizioni che ostacolino l’oramai ineludibile alfabetizzazione digitale.
Il convegno del Ministero dell’Istruzione sulla cittadinanza digitale
A scuola si utilizzano già diversi strumenti digitali che non devono sostituire quelli consueti, analogici. Occorre aumentarne l’uso quotidiano, integrarli ed allargare i confini temporali e spaziali delle aule, favorendo l’inclusione e l’accessibilità, stimolando la creatività e la collaborazione. È importante che questa consapevolezza maturi e si diffonda prima di tutto fra docenti. È in tale direzione tutta la formazione che sta realizzando in questi anni. Va ricordato in tale direzione anche il webinar organizzato dal Ministero dell’Istruzione il 1° Ottobre 2021 dal titolo “Opportunità e sfide della cittadinanza digitale”, visibile ora nel canale Youtube del Ministero[4].
[1] https://d110erj175o600.cloudfront.net/wp-content/uploads/2019/05/Skills-Outlook-Italy-IT.pdf
[2] DM n. 254/2012.
[3] D.lgs. 226/2005, art. 1, c. 5, Allegato A.
[4] https://www.youtube.com/watch?v=9J3f3iYCgSs