Le dichiarazioni di intenti da parte dei decisori politici non mancano in questa fase difficile per la nostra scuola. Qualche giorno fa, il 16 settembre, il Ministro Bianchi ha firmato “L’Atto di indirizzo politico-istituzionale del Ministero dell’Istruzione per l’anno 2022”. Il 20 giugno scorso era stato siglato con le organizzazioni sindacali “Il patto per la scuola al centro del Paese”, mentre un mese prima, il 4 maggio, erano state presentate “Le Linee programmatiche” alla VII Commissione della Camera e del Senato, riunite in seduta congiunta.
Tali documenti traggono tutti ispirazione dal Rapporto del 13 luglio 2020 “Idee e proposte per una scuola che guarda il futuro” realizzato da un comitato di esperti (DM 21 aprile 2020, n. 203) voluto dall’allora Ministra Azzolina e coordinato proprio dall’attuale ministro Patrizio Bianchi.
Le risorse economiche
Questi stessi documenti, inoltre, vanno anche collegati con il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”, già firmato il 10 marzo 2021 dal Presidente del Consiglio, dal Ministro della Pubblica Amministrazione e dai Segretari generali di CGIL, CISL e UIL.
La loro significatività e la speranza di efficacia sono sorrette dal PNRR che, solo per la Missione 4 “Istruzione e ricerca”, mette a disposizione 30,88 miliardi di euro, e dai Fondi Strutturali Europei 2021-2027. Secondo la bozza dell’accordo inviato a Bruxelles il 23 giugno 2021, i fondi strutturali dovrebbero aumentare sostanzialmente rispetto a quelli del precedente periodo: da 34 miliardi a 42 miliardi di euro, che, distribuiti poi sui tre Fondi FESR, FSE+ e Cooperazione Territoriale Europea, dovrebbero arrivare ad un ammontare complessivo di 83 miliardi. Tuttavia non si può ignorare che tutti gli obiettivi dichiarati devono fare i conti con i documenti di programmazione economico-finanziaria, in particolare con il DEF 2021, ma anche con gli stessi obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) definiti dall’ONU con l’Agenda 2030.
Un cambiamento di “passo” dei meccanismi di funzionamento
L’Atto di indirizzo per il prossimo anno 2022 non poteva smentire le priorità già dichiarate nei documenti prima citati, anche se si leggono sottolineature diverse. Ci sono alcuni temi bene enfatizzati e corroborati da precisazioni tecniche, insieme a temi un po’ affievoliti e a qualche dimenticanza.
Sul piano delle priorità l’investimento sui giovani e il contrasto alla dispersione scolastica rappresentano le condizioni per poter avviare qualsiasi politica di sviluppo della scuola e del Paese. Ciò implica un cambiamento sostanziale dei meccanismi di funzionamento della Pubblica Amministrazione nella direzione “di governance multilivello”. È questa una modalità di gestione (come si legge nell’Atto di indirizzo) che favorisce “l’instaurazione a regime di meccanismi sistematici di confronto e condivisione tra decisore politico, Amministrazione e stakeholder pubblici e privati, interni ed esterni al Ministero, attraverso il coinvolgimento costante dell’intera comunità scolastica”.
La progettazione partecipata, il bilancio condiviso con i cittadini, la semplice consapevolezza dei processi in atto costituiscono punti ineludibili per realizzare un cambiamento di rotta nel nostro sistema sociale. Tuttavia non possiamo immaginare che tale cambiamento possa risultare indolore, né possiamo attenderci subito effetti visibili. È pur vero che da qualche anno i “Patti di comunità” si stanno diffondendo come strumento efficace per una governance responsabile. Sappiamo bene però che questo modello di governance non è ugualmente diffuso su tutto il territorio nazionale né tanto meno consolidato. Il processo per una sua ricaduta positiva è lungo, non è lineare e neanche sistematico. I risultati si vedranno probabilmente non subito e a patto che ci sia un monitoraggio costante e un supporto funzionale soprattutto nelle realtà più fragili.
Priorità politiche e linee di azioni
L’Atto di indirizzo del Ministro è generalmente annuale. In questo caso le priorità e le linee di azione sono sì riferite all’anno 2022, ma proiettate nel triennio 2022-2024. Né poteva essere diversamente: le scelte sono di sistema e le risorse sono all’interno di piani pluriennali.
PRIORITÀ POLITICHE | LINEE DI AZIONE |
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Garantire il diritto allo studio per tutte le studentesse e per tutti gli studenti | • Contrasto alla dispersione scolastica, riduzione della povertà educativa e dei divari territoriali • Inclusione scolastica • Riorganizzazione del sistema scolastico |
Potenziare l’offerta formativa nelle scuole di ogni ordine e grado | • STEM, competenze digitali e multilinguismo • Educazione alla sostenibilità • Orientamento in uscita per gli studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado • Istruzione secondaria tecnica e professionale e ITS • Estensione del tempo pieno e mense |
Promuovere processi di innovazione didattica e digitale | • Innovazione delle metodologie didattiche anche attraverso l’integrazione di strumenti digitali • Digitalizzazione infrastrutturale degli edifici scolastici |
Promuovere politiche efficaci per la valorizzazione del personale scolastico | • Formazione iniziale • Nuovo modello di reclutamento • Formazione in servizio e valorizzazione del percorso professionale |
Investire sull’edilizia scolastica e ripensare gli ambienti di apprendimento in chiave innovativa | • Costruzione di nuove scuole • Riqualificazione del patrimonio edilizio esistente • Potenziamento delle infrastrutture scolastiche per lo sport |
Autonomia scolastica e valorizzazione del sistema nazionale di valutazione | • Rilancio dell’autonomia scolastica • Sistema nazionale di valutazione |
Investire sul sistema integrato 0-6 | • Piano asili nido e scuole dell’infanzia • Iniziative a sostegno del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai sei anni |
Rafforzare la capacità amministrativa e gestionale del ministero | • Innovazione, semplificazione ed efficientamento dei processi gestionali • Politiche per il personale • Anticorruzione e trasparenza |
1. Diritto allo studio
Il diritto allo studio è una locuzione che apparentemente sembra chiara ma che, invece, reca in sé significati ed effetti completamente diversi, sia se consideriamo come tale locuzione si sia evoluta nel nostro sistema scolastico, sia se l’analizziamo attraverso le scelte dei diversi paesi europei o a livello internazionale.
L’Atto di indirizzo lo concretizza attraverso tre linee operative: contrasto alla dispersione, inclusione scolastica e riorganizzazione del sistema scolastico.
Se per la prima linea l’obiettivo è chiaro: entro il 2026 il tasso di dispersione non deve superare quello della media europea, cioè il 10,2, restano ancora tutte da definire le azioni da mettere in cantiere per realizzarlo. È pur vero che l’Atto di indirizzo deve solo indicare la strada, ma sappiamo bene quanto questo obiettivo sia difficile da raggiungere. Forse bisognerà successivamente spiegare bene che cosa sono, per esempio, le iniziative di mentoring, counselling e orientamento attivo e professionale, soprattutto come si attuano tali iniziative attraverso la piattaforma dedicata.
Allo stesso modo va tenuto sotto controllo l’impegno ad aumentare i posti di sostegno per l’organico dell’autonomia. Sappiamo che nell’anno appena iniziato è stato possibile stabilizzare quasi 14.000 docenti specializzati (come vincitori del concorso straordinario o da GPS), ma è ancora poca cosa rispetto al fabbisogno. Si dovrebbero rivedere gli accordi con le Università anche relativamente ai percorsi di TFA per conseguire il titolo di specializzazione: c’è una grande difformità tra le regioni, quasi mai in sintonia con i bisogni delle scuole.
C’è poi una terza linea che include sia la riduzione del numero degli alunni per classe sia il dimensionamento della rete scolastica. Se per il primo punto già i primi effetti sono evidenti, non è così per il “ridimensionamento” della rete scolastica perché l’ipotesi presenta livelli di complessità molto alti.
2. Potenziamento dell’offerta formativa
Il potenziamento dell’offerta formativa ha anche come obiettivo l’allineamento agli standard internazionali e alle nuove competenze richieste dal mondo del lavoro. È una priorità che se analizzata attraverso le cinque line di azione proposte, diventa molto ambiziosa. Si tratta di mettere a disposizione professionalità più adeguate, di rendere più attrattiva la filiera professionalizzante ivi compresi gli ITS, di rendere più efficaci i sistemi di orientamento, di potenziare l’educazione alla sostenibilità, ma soprattutto di estendere il tempo pieno e le mense. Sono obiettivi già supportati da impegni economici, ben delineati nel PNRR e in sinergia con le risorse dei PON 2021-2027. Vanno tuttavia considerati con attenzione alcune questioni, per esempio: la realtà dei tempi pieni viene meno soprattutto nelle grandi periferie del SUD e nelle isole è quasi inesistente; per trasformare tutta la scuola italiana primaria in scuola a tempo pieno servirebbero quasi 50.000 docenti. C’è anche una questione culturale: non basta, in certe realtà, costruire edifici e servizi per tenere i ragazzi a scuola.
3. Innovazione didattica e digitale
Questa priorità è dettata da una doppia emergenza, quella generale legata alla pandemia, quella storica legata al nostro ritardo strutturale in fatto di tecnologie. L’indice DESI (Digital Economy and Society Index), che misura annualmente le performance digitali dei paesi dell’Unione Europea, nel 2020 ancora una volta ci ha collocato al quart’ultimo posto della graduatoria. Il digitale è uno strumento cardine per qualsiasi attività didattica (in presenza e a distanza). È necessario che le competenze digitali non siano relegate agli animatori o a pochi insegnanti curiosi e virtuosi, ma che diventino prerogative della professionalità docente. Un buon investimento serve a garantire una formazione di qualità volta a favorire approcci metodologici e pratiche di insegnamento innovative, ma serve soprattutto (come promette l’Atto di indirizzo) a “incrementare la disponibilità di dotazioni tecnologiche e di cablaggi interni nelle scuole, al fine di trasformare le aule scolastiche in ambienti innovativi, connessi e digitali, idonei alla sperimentazione di nuove metodologie di apprendimento, e di assicurare a tutti gli istituti scolastici l’accesso alla banda larga”.
4. Valorizzazione del personale della scuola
La valorizzazione delle professionalità è una strategia vincente per riposizionare la scuola al centro del processo di sviluppo sostenibile del Paese. Non si può immaginare di migliorare gli apprendimenti degli studenti senza affrontare in maniera organica e strutturale i temi della formazione (iniziale e in ingresso) e del reclutamento. È questa una considerazione condivisa e ripetuta sistematicamente in tutti i più recenti documenti per la scuola.
Formazione iniziale
Laddove si parla di formazione iniziale si fanno ancora giuste dichiarazioni di principio, e ma non si intravedono percorsi operativi. Diciamolo subito: i 24 crediti sono stati un fallimento. Ma cosa fare in alternativa? Chi si iscrive a Farmacia vuole fare il farmacista, chi si iscrive a Chimica è perché vuole fare il chimico… si arriva poi a scegliere di diventare insegnante, purtroppo e molto spesso, come ripiego. Qualcuno si appassiona e qualcuno no.
Bisognerebbe dare una opportunità durante la formazione iniziale che non riduca i crediti del corso di laurea; che non imponga una scelta troppo precoce; che non preveda un percorso eccessivamente lungo, ma neanche troppo semplificato. Le ipotesi ci sono, si tratta solo di metterle alla prova attraverso una buona concertazione tra Università e scuola, senza tralasciare gli aspetti di natura giuridico-contrattuale.
Reclutamento
Rendere le procedure per il reclutamento del personale scolastico regolari significa anche favorire le aspettative di tanti giovani laureati. Non è facile perché bisogna intervenire, in prima battuta, sull’attuale emergenza, quella del precariato storico, e bisogna farlo conciliando due priorità: poter disporre, a partire dal primo settembre, di tutti gli insegnanti che servono; poter contare su docenti competenti con le giuste qualifiche.
Formazione continua
La formazione continua è un terreno carico di aspettative, ma anche assai insidioso. L’Atto di indirizzo apre sicuramente degli scenari: Scuola di Alta formazione; sistema digitale per la documentazione dei percorsi di formazione; valorizzazione delle esperienze professionali mature. Sono intenti che avranno possibilità di migliorare e valorizzare le competenze professionali dei docenti se si affrontano contestualmente alcuni problemi mai risolti (o poco condivisi). Per esempio:
- libertà di insegnamento: siamo proprio sicuri che tutti l’intendano alla stessa maniera?
- obbligatorietà: c’è, non c’è. È la scuola autonoma che decide il quantum? Vogliamo fare un passo avanti nel prossimo contratto di lavoro?
- riconoscimento delle professionalità: che differenza passa tra un insegnante sempre in formazione perché crede nella cura della propria professionalità e un insegnante che si forma ma solo per obbligo?
- qualità della formazione: come la stabiliamo e come la riconosciamo?
- tracciabilità: dove la documentiamo?
- sviluppo professionale: quale strada incominciamo a percorrere?
5. Edilizia scolastica
Sul piano dell’edilizia gli obiettivi appaiono più operativi, sono indicate risorse, contesti di riferimento, calendari e progress. Si tratta di costruire nuove scuole, di riqualificare gli ambienti esistenti, di mettere in sicurezza tutti gli edifici, di potenziare le strutture per lo sport. È un disegno molto chiaro che verrà però messo a dura prova non solo per le difficoltà oggettive a far partire i cantieri, ma anche per via dello stato di precarietà del patrimonio edilizio: 40.749 sedi scolastiche statali con un’età media di 52 anni. Inoltre:
- il 59,5% di questo patrimonio non dispone del certificato di prevenzione incendi;
- il 53,8% non ha quello di agibilità;
- una scuola su quattro dichiara una manutenzione inadeguata;
- la sostenibilità energetica (doppi vetri, pannelli solari…) interessa tra l’11,9 e il 38,2% dei plessi scolastici[1].
In sostanza, mettere mano sulle architetture scolastiche costituisce una grande impresa e una sfida importante per la classe dirigente del nostro Paese.
6. Autonomia e SNV
Due sono le linee di azione: quella di rilanciare l’autonomia e quella di potenziare il sistema di valutazione. Seppure l’autonomia di cui gode la scuola italiana sia diversa da quella degli Enti territoriali e abbia delle garanzie nazionali, in realtà non sempre è stata funzionale per intervenire proficuamente sulle fragilità territoriali. L’autonomia in sé non è la risposta a qualsivoglia problema, è uno strumento di grande impatto se usato strategicamente e se usato all’interno di determinate condizioni. Sulle scuole, oggi, gravitano troppi adempimenti burocratici, l’Amministrazione centrale ha continuato a diramare dettagliati atti adempitivi: una situazione questa che ha impedito di liberare le energie nella direzione della didattica, dell’innovazione e della ricerca.
Un passo indietro per i supporti professionali
Nelle linee programmatiche del 4 maggio lo stesso Ministro prometteva alle scuole il supporto di figure professionali specifiche “per la qualificazione dell’azione amministrativa in campo educativo, per le funzioni di supporto alla formazione, innovazione e ricerca, per le azioni di monitoraggio, consulenza e accertamento, per la valutazione e il miglioramento del sistema nazionale d’istruzione”; prometteva inoltre di garantire la presenza del dirigente scolastico in ogni istituzione. Nell’Atto di indirizzo ci si aspettava un passo in avanti. In realtà le indicazioni su questo settore sono rimaste assai generiche.
Alla stessa maniera si è attutito il riferimento ai dirigenti tecnici. Nelle Linee programmatiche si diceva: “Per rafforzare l’autonomia, le scuole hanno bisogno di essere supportate da figure professionali specifiche, in modo particolare dai dirigenti tecnici, il cui contingente è attualmente ridotto rispetto alle esigenze di tutte scuole e del territorio. (…) Tali figure sono fondamentali per la qualificazione dell’azione amministrativa in campo educativo, per le funzioni di supporto alla formazione, innovazione e ricerca, per le azioni di monitoraggio, consulenza e accertamento, per la valutazione e il miglioramento del sistema nazionale d’istruzione”.
Un passo avanti per il riavvio della valutazione
Nell’Atto di indirizzo si fa un generico riferimento alla figura ispettiva, ma solo per riavviare il Sistema Nazionale di Valutazione. Si dice: “Tale obiettivo verrà raggiunto anche attraverso il potenziamento del contingente del corpo ispettivo”.
Va rilevato, comunque, l’impegno a promuovere e potenziare non solo l’attività di valutazione delle scuole e dei dirigenti scolastici, ma anche quella del personale docente. È questa una nuova strada ancora non percorsa nel nostro sistema d’istruzione e formazione, a parte qualche maldestro tentativo in cui i termini valutazione e valorizzazione sono stati utilizzati in maniera impropria e a volte anche ambigua.
7. Sistema integrato 0-6
Il potenziamento del sistema integrato 0-6 costituisce una delle priorità il cui progetto è in una fase evolutiva abbastanza avanzata. Nel PNRR ci sono fondi destinati per la costruzione di nuovi edifici scolastici che consentiranno la creazione di 228.000 nuovi posti di cui 152.000 nella fascia 0-3. L’investimento sull’educazione precoce permette di gettare le basi per lo sviluppo pieno di tutte le potenzialità delle giovani generazioni. Ciò significa contribuire a prevenire le disuguaglianze, a contrastare i condizionamenti sociali, le vecchie e le nuove forme di povertà. Gli investimenti nella primissima infanzia influenzano sicuramente le performances scolastiche, le scelte nel corso della vita e, indirettamente, anche i guadagni sul mercato del lavoro.
8. Amministrazione e gestione
La capacità amministrativa del Ministero va rafforzata anche per poter garantire tutte le altre priorità. Le linee di intervento sono diverse. La prima è quella della digitalizzazione e dematerializzazione dei dati e dei processi. La seconda è quella di sopperire repentinamente alla mancanza di organici: un fenomeno che si è progressivamente aggravato in tutti gli uffici centrali e periferici. La terza linea è basata sulla formazione e valorizzazione delle diverse figure professionali anche intervenendo su modalità innovative relative alla prestazione lavorativa. Si tratta di favorire il benessere organizzativo e della persona cercando di conciliare i tempi di vita con quelli di lavoro.
Rispetto alle Linee programmatiche del 4 maggio mancano, però, i riferimenti attesi a due strumenti importantissimi: la riforma del Ministero, per snellire e rendere più efficiente l’apparato, e la redazione di un nuovo Testo unico delle leggi sulla scuola. Come è noto, quello attuale risale al 1994.
[1] Rapporto sull’edilizia scolastica, Fondazione Agnelli, 2019; MIUR, Anagrafe nazionale edilizia scolastica, dati a.s. 2018-2019.