È stato pubblicato dal Ministro dell’istruzione il decreto n. 188 del 21 giugno 2021 “Formazione del personale docente ai fini dell’inclusione degli alunni con disabilità”, in attuazione di quanto previsto dall’articolo 1, comma 961, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021- 2023”.
Uno specifico finanziamento viene destinato alla realizzazione di interventi di formazione obbligatoria del personale docente impegnato nelle classi con alunni con disabilità, allo scopo di garantire l’inclusione scolastica nonché il principio di contitolarità nella presa in carico pedagogica dell’alunno stesso.
Come si articolerà l’unità formativa?
La struttura del percorso formativo è stata condivisa dall’Amministrazione con l’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica.
Gli interventi si articoleranno in unità formative il cui impegno complessivo è di 25 ore, di cui 17 saranno in presenza e/o a distanza ed 8 saranno di approfondimenti sulla sperimentazione didattica documentata e ricerca/azione, lavoro in rete, approfondimento personale e collegiale, documentazione e forme di restituzione/rendicontazione, progettazione.
Probabilmente sarebbe stato preferibile dedicare un maggiore spazio agli approfondimenti atteso che questo tipo di formazione dovrebbe rivestire un ruolo di accompagnamento della professionalità docente e non di avvio.
Si auspica infatti che non sostituisca la necessaria, robusta formazione in ingresso sulle pratiche didattiche inclusive rivolta a tutti i docenti.
Le Scuole-polo per la formazione riceveranno indicazioni operative, relative all’organizzazione delle predette attività, dalla Direzione generale per il personale scolastico e dalla Direzione generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico.
I Comitati tecnico-scientifici regionali valuteranno la flessibilità ed i necessari aggiustamenti dei percorsi in relazione alle esperienze dei corsisti.
I destinatari delle attività formative
Parteciperanno alle attività formative previste dal D.M. 188/2021 i docenti privi di specializzazione per le attività di sostegno didattico nella cui classe c’è un alunno in situazione di disabilità.
In questo modo si cerca di garantire una presa in carico dell’allievo con disabilità da parte di tutto il team docenti/consiglio di classe evitando deleteri atteggiamenti di delega al solo insegnante specializzato per le attività di sostegno didattico.
L’efficacia del processo d’inclusione scolastica e sociale dipende, infatti, anche da una presa in carico dell’alunno con disabilità che, oltre ad essere tempestiva, sia anche ad ampio raggio ovvero preveda la collaborazione, la sinergia, la condivisione degli stili educativi in primis tra i docenti e tra questi, la famiglia ed i servizi territoriali all’interno di una scuola che vive in un orizzonte di senso inclusivo, valorizzando anche le pratiche della continuità e la documentazione.
Per una buona inclusione
A tal proposito sarebbe opportuno che tutti i docenti, privi di specializzazione per il sostegno didattico in seno al Collegio, partecipassero a tali percorsi formativi in quanto, all’interno di una scuola, ad ogni insegnante può capitare di doversi relazionare con un alunno con disabilità; a titolo esemplificativo, basti pensare alla sostituzione di un collega assente per brevi periodi o alle attività a classi aperte.
La capacità di attivare didattiche flessibili in contesti apprenditivi ricchi di opportunità per ciascun alunno come pure l’essere in grado di implementare una didattica equa e di qualità non possono mancare dalla cassetta degli attrezzi professionali di ciascun docente. Una buona inclusione, concepita come sfondo integratore, non si attiva solo quando si incontra una difficoltà ma, in maniera proattiva, diviene parte costitutiva e permanente dell’educazione stessa.
Per realizzare la “speciale normalità”
Un’efficace inclusione scolastica si realizza soprattutto se menti diverse lavorano insieme all’insegna di una sinergia comune in cui ciascuno può e deve apportare il personale e necessario contributo, correndo tutti insieme verso lo stesso traguardo, proprio come in una partita di rugby. In tal caso l’inclusione scolastica diventa una vera sfida collegiale e la didattica inclusiva un orientamento metodologico. Ciò dovrebbe essere la comune prassi quotidiana di tutti gli insegnanti, le differenze dovrebbero essere assunte come dato sociale e culturale e la normalità dovrebbe essere vissuta nell’eterogeneità delle molteplici realtà che caratterizzano ogni contesto educativo. È la “speciale normalità” come condizione di sintesi in cui specialità e normalità coesistono, si influenzano e si arricchiscono reciprocamente[1].
Perché ci sia il “diritto all’educabilità”
Ne deriva la necessità di una formazione generalizzata e di qualità sulle strategie tese a fornire a ciascun alunno la risposta pedagogica funzionale ai diversi bisogni educativi in modo da mettere tutti in condizione di accedere alle diverse proposte formative e di parteciparvi efficacemente apportando il proprio personale contributo e di conseguire i migliori risultati possibili in base al proprio potenziale educativo.
Ogni alunno, infatti, prima di godere del diritto all’educazione ed all’istruzione, gode del diritto all’educabilità[2] ovvero il diritto a realizzare ciò che può e vuole diventare superando i confini del possibile e dell’imposto dalle condizioni di partenza alla nascita; in tale contesto il docente può essere uno strumento di facilitazione o di barriera all’empowerment e allo sviluppo della persona.
Le finalità dei percorsi educativi
La partecipazione alle attività formative di cui al D.M. 188/2021 è attestata dal dirigente scolastico della sede di servizio, è obbligatoria e non prevede esonero.
La finalità è che tutta la comunità educante e professionale maturi un profilo professionale di carattere inclusivo, caratterizzato dalle capacità di:
- concepire la diversità come preziosa opportunità educativa;
- avvalersi di un variegato parterre di linguaggi, metodi e strategie di individualizzazione, personalizzazione e differenziazione degli apprendimenti come strumento di rafforzamento didattico per tutte le alunne e gli alunni;
- favorire sinergie operative tra scuola, servizi, famiglia, territorio;
- porsi in situazione di formazione consapevole e permanente per attivare una didattica riflessiva, problematizzante, equa e di qualità.
L’inclusione è un processo complesso
A tal proposito si auspica che l’obbligatorietà di percorsi formativi finalizzati all’inclusione scolastica, attualmente prevista solo per il personale docente, riguardi presto anche il personale non docente.
Allorquando parliamo d’inclusione, infatti, il nostro pensiero va subito ai docenti perché impegnati in prima linea sul fronte della didattica ma, in realtà, si tratta di un processo talmente complesso che è necessario chiamare a raccolta tutte le risorse umane disponibili: il Dirigente scolastico per gli aspetti organizzativi, il personale amministrativo per il necessario confronto e supporto, i docenti per l’area didattica, i collaboratori scolastici per i compiti operativi, le famiglie per il ruolo partecipativo, il territorio per la valenza educativa e formativa delle risorse che può offrire (centri culturali, sportivi, di aggregazione sociale) e che vanno attentamente valutate in un’ottica di integrazione dei servizi e di corresponsabilità educativa.
Una formazione obbligatoria per tutti sull’inclusione scolastica, relativamente agli aspetti di propria competenza, in base al ruolo ricoperto, sarebbe doverosa ed auspicabile al fine di garantire un’azione corale, basata sull’unitarietà degli intenti e sulla sinergia degli interventi.
Il monitoraggio delle attività formative
I percorsi di formazione saranno sottoposti a monitoraggio qualitativo in base ad indicazioni che saranno fornite dalla Direzione generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico, presso la quale è costituito un Comitato tecnico-scientifico nazionale. Quest’ultimo opererà in sinergia con gli Uffici scolastici regionali, presso i quali sono costituiti appositi Comitati tecnico-scientifici regionali, con la partecipazione dei Dirigenti scolastici delle Scuole-polo per la formazione ed avvalendosi pure del sostegno dei Gruppi di lavoro interistituzionali regionali.
I Comitati tecnico-scientifici regionali sono istituiti con decreto dei Direttori generali e dei dirigenti preposti alla direzione degli Uffici scolastici regionali.
Le risorse per realizzare i percorsi formativi
Per realizzare i percorsi formativi del personale docente impegnato nelle classi con alunni con disabilità è previsto uno specifico finanziamento pari, per l’anno 2021, a 10 milioni di euro; tali risorse sono ripartite tra le Scuole-polo regionali per la formazione con decreto del Direttore generale per il personale scolastico, che provvede pure ad indicare le modalità di rendicontazione.
La ripartizione regionale è effettuata in relazione alla percentuale di docenti, non in possesso del titolo di specializzazione, che svolgono attività in classi con alunni in situazione di disabilità.
La formazione obbligatoria per un’inclusione scolastica di qualità
Gli alunni con disabilità non necessitano di un “angelo custode”, di un professionista a loro esclusivamente dedicato, bensì di una serie di punti di riferimento, di supporti e sostegni presenti nel contesto scolastico e sociale di appartenenza; in altre parole di un “sostegno evolutivo e diffuso”[3]. A tal fine strategico è il ruolo della formazione che è l’unica leva di miglioramento del personale e di innovazione del contesto.
Con il D.M. 188/2021 ritorniamo a scommettere sulle capacità di ricerca e di formazione della nostra scuola al fine di strutturare un corpo docente in grado di interrogarsi e comprendere il cambiamento recependo, nel contempo, i vantaggi che l’educazione incontra confrontandosi con la diversità. Solo attraverso la formazione continua e scrupolosa è possibile, infatti, individuare risposte pedagogiche di qualità ai diversi bisogni educativi speciali[4].
Un’opportunità da non sprecare
Davvero un’interessante occasione professionalizzante di formazione da non sprecare in un periodo in cui la complessa gestione del variegato mondo dei bisogni educativi sollecita anche nei docenti curricolari lo sviluppo di un profilo didattico altamente inclusivo affinché ogni bambino possa svilupparsi al massimo del suo potenziale educativo in una scuola non discriminante e caratterizzata da un ben-essere diffuso grazie ad un’azione di ricerca in situazione, costante e mirata sul singolo caso bisognoso di peculiare attenzione pedagogica. “È con la ricerca e nella ricerca che il lavoro dell’insegnante smette di essere un mestiere e diventa una professione” (J. Piaget).
[1] D. Ianes, La speciale normalità. Strategie di integrazione e inclusione per le disabilità e i bisogni educativi speciali, Erickson, 2006.
[2] M. Montessori, Come educare il potenziale umano, Garzanti, 2018.
[3] A. Canevaro, Dal sostegno ai sostegni, dal contesto ai contesti, in “Rivista dell’istruzione”, n. 2, marzo-aprile 2011.
[4] D. Ciccone, R. Stornaiuolo (a cura di), TFA Sostegno. Manuale di preparazione, TECNODID, 2021.