La prima cosa a cui rivolge la propria attenzione chi riceve – dall’Ufficio scolastico regionale – la nomina a presidente di Commissione per gli esami di Stato, è leggere il Documento del 15 maggio (art. 17, comma 1 del D.lgs. 62/2017) relativo a ciascuna classe. Non occorre recarsi nella sede di destinazione, basta usare il p.c. consultando il sito. Al contempo è buona prassi prendere contatto, anche per vie brevi, con la scuola, per comunicare il recepimento dell’atto di nomina. Qui eviteremo il mero elenco degli adempimenti provando a restituire qualche aspetto dell’esame di Stato, in una prospettiva, per dir così, più agita e vissuta.
Capire de visu la situazione
Per garantire la presenza alle ore 8.30 di lunedì 14 giugno, non tutti, ma alcuni presidenti, anche quest’anno, hanno cercato una sistemazione non distante dalla scuola assegnata. Alcuni hanno raggiunto la sede la sera prima per poter verificare meglio dov’era esattamente ubicata. L’indomani si sono presentati in tempo per salutare la segreteria, verificare l’aula attribuita e trarre un’impressione più diretta e de visu della situazione. Quindi hanno atteso i commissari per poterli accogliere e proceduto ad avviare dapprima la riunione plenaria e, a seguire, le riunioni delle due sottocommissioni. C’è una parte del compito che non ci sarà ordinanza in grado di normare: interagire con gli stati d’animo, cogliere i caratteri, comprendere le dinamiche. Insieme alle carte “parlano” un’atmosfera, un clima. Ogni scuola restituisce un’identità. Si avverte l’eco degli scrutini, il riverbero delle discussioni, l’impianto di un certo modo – di quello specifico modo – di essere e di fare scuola.
Intuitu personae
In pochi istanti – intuitu personae – occorre individuare un “sostituto” e due “segretari”, uno per sottocommissione. Utile e cortese conoscere gli altri presidenti anche per eventuali accordi sul calendario se ci sono commissari condivisi. La documentazione non solo va esaminata, va anche quotidianamente tenuta a portata di mano per ogni ulteriore verifica. Essenziale impostare le modalità di conduzione colloquio. Il chi fa cosa. Ogni sottocommissione dovrebbe essere e mostrarsi coesa, per tramettere unitarietà e coesione; seria per trasmettere serietà, serena per trasmettere serenità. La regia spetta al presidente. Talvolta ci sono angoli da smussare. Dalla cassetta degli attrezzi occorre estrarre il labor limae. Il presidente è super partes. Ma non è un notaio. Esercita un ruolo orientante, di coordinamento, direzione, guida. Deve adoperarsi perché tutti si sentano a proprio agio. Deve favorire lo spirito di squadra. Con attenzione all’impianto normativo per metterlo al servizio delle soluzioni. Il presidente, in sostanza, è il garante del buon andamento, di un disegno interdisciplinare e, al contempo, unitario da conferire al colloquio, adoperandosi perché l’esame di Stato sia condotto con condivisione e equità.
Interdisciplinarità, non nozionismo
Posto che le “nozioni” abbiano un senso – e ne hanno se non rimangono irrelate, ma vengono correlate tra loro – esse sono state comunque verificate nel pregresso percorso di studi. Lo scrutinio alla fine del quinto anno lo certifica, fissando un punto di discrimine tra un prima e dopo. L’esame di Stato va oltre. Vale a dire: verifica se uno studente e come uno studente sia in grado di orientarsi nei diversi campi disciplinari stabilendo collegamenti pertinenti – il contrario dei “voli pindarici” – e proponendo appropriate osservazioni critiche. La sedia sulla quale il candidato si accomoda dovrebbe stare al centro e da lì non dovrebbe muoversi. Può capitare che il candidato rivolga una particolare interlocuzione ad un commissario, o viceversa, ma il colloquio, per essere tale, dovrebbe avvenire da parte della Commissione nella sua interezza. Non una sommatoria di micro-colloqui, tanto meno una serie di interrogazioni contigue.
Non domandine, temi e argomenti
Anche negli esami di Stato di quest’anno alla Commissione non è stata richiesta di elaborare una griglia di valutazione per il colloquio in quanto questa è stata fornita come allegato B alla OM 53/2021. Tutti gli indicatori della griglia di valutazione della prova orale avevano un carattere trasversale. L’uso della griglia è stato obbligatorio: un implicito invito a prendere definitivamente congedo dalla logica delle domandine (quante volte si sente ripetere questa parola e con il diminutivo d’obbligo) e a intraprendere, con convinzione, la strada della formulazione di sollecitazioni, questioni, temi e argomenti, di profilo e di respiro, per quanto possibile, interdisciplinare.
Conoscenze e competenze
In questa fase della vita scolastica va accentuandosi il richiamo alla didattica per competenze. Le quali, per essere bene impostate, devono essere sempre considerate uno sviluppo dell’apprendimento, variato a seconda della sensibilità di ciascuno studente. Non solo sapere ma, al contempo, saper fare e saper essere. L’esame deve tener conto della presentazione di ciascun candidato da parte della scuola; ma la valutazione finale non può non tener conto, con equilibrio e ragionevolezza, delle evidenze emerse durante la prova. Solo così l’esame di Stato assolve alla propria missione.
Tempestività e trasparenza
È importante seguire un ordine, una cronologia degli atti. Commissione web offre un timing utile e chiaro. È necessario che le modalità di conduzione del colloquio, i criteri per l’eventuale attribuzione del punteggio integrativo fino ad un massimo di cinque punti per i candidati che abbiano conseguito un credito scolastico di almeno cinquanta punti e un risultato nella prova di esame pari almeno a trenta punti, insieme ai criteri per l’eventuale attribuzione della lode, vengano condivisi in sede di riunione preliminare della sottocommissione. È un lavoro da svolgere precocemente, tornerà utile dopo, nella fase finale.
Articolazione del colloquio
Da mercoledì 16 giugno alle ore 8.30 hanno avuto inizio dei colloqui. L’O.M. 53 del 3 marzo 2021 ha chiarito che “Il numero dei candidati che sostengono il colloquio non può essere superiore a cinque per giornata, salvo motivate esigenze organizzative”. Quel “salvo motivate esigenze organizzative” vale come l’eccezione che conferma la regola. Quanto al colloquio, esso, com’è noto, si è articolato in quattro parti (O.M. 3 marzo 2021 n. 53, articolo 18, lettere a.b.c.d.):
a. Illustrazione dei contenuti di un elaborato concernente le discipline caratterizzanti.
b. Discussione di un breve testo, già oggetto di studio nell’ambito dell’insegnamento di lingua e letteratura italiana.
c. Analisi, da parte del candidato, del materiale scelto dalla sottocommissione.
d. Esposizione da parte del candidato dell’esperienza di PCTO svolta durante il percorso di studi (se non già trattata nell’elaborato).
La terza parte del colloquio
La sottocommissione ha dovuto provvedere alla predisposizione e all’assegnazione dei materiali di cui all’art. 18 comma 1, lettera c) dell’O.M. 53/2021 all’inizio di ogni giornata, prima dell’avvio dei colloqui, per ciascun candidato. Dal punto di vista dei criteri per la scelta dei materiali: attenzione al Documento del 15 maggio, rispetto delle Indicazioni nazionali e delle Linee guida, considerazione del Curriculum dello studente, favorendo la trattazione dei nodi concettuali caratterizzanti le diverse discipline e del loro rapporto multidisciplinare.
L’elaborato
L’argomento per l’elaborato è stato assegnato a ciascun candidato dal Consiglio di classe, tenendo conto del percorso personale, su indicazione dei docenti delle discipline caratterizzanti, entro il 30 aprile, ed è stato trasmesso dal candidato al docente di riferimento per posta elettronica entro il 31 di maggio, includendo in copia anche l’indirizzo di posta elettronica istituzionale della scuola o di altra casella mail dedicata. La sottocommissione, ogni mattina, alle ore 8, nell’ambito della quotidiana riunione preparatoria, ha esaminato una rosa di proposte di possibili temi scegliendo, per ciascun candidato, quello più corrispondente a quanto evidenziato dal Documento del 15 maggio e dal Curriculum dello studente.
La valutazione finale
Ciascuna sottocommissione si è riunita per le operazioni finalizzate alla valutazione finale e all’elaborazione dei relativi atti subito dopo la conclusione dei colloqui di propria competenza. Su 100 punti complessivi, sino ad un massimo di 60 spettavano alla scuola, sino ad un massimo di 40 alla valutazione del colloquio da parte della sottocommissione. Proporzione corretta? Tutto sommato, sì. Ma è materia che può essere rivisitata in vista del prossimo anno. Inoltre, ai sensi dell’art. 18, comma 5 del D.lgs. 62/2017, fermo restando il punteggio massimo di cento centesimi, la sottocommissione ha potuto motivatamente integrare il punteggio fino a un massimo di cinque punti, sulla base dei criteri di cui all’articolo 16, comma 8, lettera b).
Originalità dei giudizi
Un aspetto che merita una sottolineatura è la qualità, non solo formale, dei giudizi. Giustamente non c’è docente che non raccomandi ai propri studenti di non copiare. Tuttavia, talvolta, nella scuola, per trarre il conforto di una conferma in ordine alla correttezza di quanto si va facendo, si tende a riprendere e a riformulare quanto è già stato scritto con efficacia in altra circostanza. Solo che il giudizio della sottocommissione non è un adempimento burocratico, è forse il momento più alto del compito affidatole. Quel giudizio rivela la qualità della sottocommissione. Quel giudizio deve essere calibrato sulle peculiarità, sempre originali e uniche, di ciascuno studente e di ciascun colloquio. Deve essere redatto seduta stante, in modo coerente con il dettato del DRP 122/2009, secondo il quale la valutazione deve essere tempestiva e trasparente. Va ponderatamente deliberato e prontamente trascritto su Commissione web. Uno degli effetti della crisi ma, al contempo, dei cambiamenti prodotti dalla pandemia, è una progressiva maggiore attenzione che la scuola è stata chiamata a garantire alla valutazione, il cui responsabile esercizio ha nell’ultimo periodo acquistato in termini di consapevolezza da parte di ciascun Consiglio di classe. Questa consapevolezza ha agito, quest’anno, anche nell’ambito dell’esame di Stato.
Il plico
Infine, il fatidico appuntamento col plico, ovvero la scuola eterna. Tutti i componenti la sottocommissione presenti hanno inciso la propria firma sul pacchetto, più snello rispetto al passato, che è stato consegnato per la custodia al delegato del dirigente scolastico della scuola. È un rito e come ogni rito contiene simbologie che non pretendono spiegazioni troppo razionali ma, nella circostanza, un coordinato impiego, da parte dei membri della sottocommissione, di fiammiferi o accendini accesi per sciogliere la ceralacca di colore rosso, sì da stenderne una parte che abbia una consistenza in grado di garantire il sigillo attraverso la pressione del timbro della scuola. Poi è utile una qualche dimestichezza con l’abilità nel preparare il pacchetto piegando la carta per il verso giusto, legandola con lo spago ben aderente e fermato da alcuni nodi.
Rito di iniziazione
Il plico rimanda ad un sottotesto dell’esame di Stato: l’essere, a suo modo, un rito di iniziazione, di accompagnamento, un introibo ad un percorso ulteriore di studi o al lavoro, posto che vi siano le condizioni per trovarlo. Quello dello scorso anno è stato un esame di Stato in piena pandemia, quello di quest’anno si colloca in una transizione tra la pandemia e la speranza che il vaccino possa avere la meglio sul virus, varianti permettendo. La sensazione comunque è che gli studenti abbiano apprezzato la modalità proposta.
Guardando avanti
È stata inoltre predisposta una relazione obbligatoria del presidente con un apposito form per ogni sottocommissione. Mi avvio alla conclusione con alcune rapide osservazioni. Si è trattato del secondo esame di Stato in deroga al D.lgs. 62/2017 con colloquio in presenza. È evidente il rilievo che va assumendo il Documento del 15 maggio. È possibile che il formato dell’esame indotto dalla pandemia possa proseguire, pur con qualche ulteriore aggiustamento, dopo la pandemia. L’esperienza dell’elaborato scritto, tutto sommato, è risultata stimolante, anche se occorre fare attenzione a contenere i tempi della relativa esposizione nel colloquio. Il mix tra membri interni e presidente esterno, garante del buon andamento, ha una ratio e può essere una soluzione da sviluppare e precisare meglio. Sul Curriculum dello studente, bisognerebbe evitare che sia vissuto come qualcosa di “giustapposto”: dovrebbe diventare, invece, al contrario, una vera occasione per allargare lo spettro delle conoscenze verso una più appropriata cultura delle competenze, non formali e informali, a completamento del profilo culturale di ogni studente.