La messa a sistema dell’insegnamento dell’educazione civica (EC) nelle istituzioni scolastiche (Legge 92/2019) a partire dall’anno scolastico 2020-2021, ha posto alle scuole alcune sfide importanti e sfide innovative.
Trasversalità e coordinamento
La trasversalità dell’insegnamento rispetto alle discipline e la conseguente contitolarità di tutti i docenti che le hanno ceduto ore del loro programma disciplinare impone la necessità di un buon coordinamento da parte di uno dei docenti contitolari.
Le attività didattiche devono essere contenute in un curricolo non inferiore a 33 ore annuali. Le Linee guida suggeriscono di articolarle su tre ambiti tematici: Costituzione, Cittadinanza digitale, Sostenibilità, all’interno di una cornice valoriale unitaria.
Curricolo e valutazione
Si tratta di costruire un curricolo, da aggiungere al curricolo di Istituto, che risulti funzionale al raggiungimento dei traguardi anche se, di fatto, gli obiettivi e le competenze degli studenti sono già presenti nei profili finali di entrambi i cicli di d’istruzione. Le Linee guida aggiungono ulteriori suggerimenti inserendo nel documento due allegati B e C.
Il primo allegato (B) propone in 12 punti gli spetti del profilo specifico di EC che dovrebbero integrare il profilo generale al termine del primo ciclo d’istruzione (così come è definito dal DM n. 254/2012). Il secondo allegato (C) elenca 14 punti di EC da coniugare con quelli già indicati, per il secondo ciclo d’istruzione, dal D.lgs. 226/2005 (all. A).
L’insegnamento di Educazione civica richiede anche una valutazione periodica e finale che verifichi le conoscenze, ma anche i progressi nei comportamenti delle studentesse e degli studenti. Si richiede alle scuole, in particolare ai Collegi dei docenti, un impegno straordinario per una sperimentazione triennale (2020-2023) sugli obiettivi specifici e sui risultati di apprendimento per ciascun percorso scolastico di tutti gli ordini di scuola.
Innovazioni sfidanti
Questo percorso per l’insegnamento dell’EC racchiude tante innovazioni che sfidano le scuole sia come amministrazione sia come organizzazione didattica. Tutte le istituzioni scolastiche si fondano su procedure e assetti ormai consolidati e difficili da scardinare per un effettivo miglioramento della qualità dell’offerta formativa. Perché ciò accada è necessario partire dagli insegnanti e dalle loro professionalità.
Era proprio questa l’intenzione di coloro che hanno elaborato il Piano di formazione nazionale quando hanno deciso di impegnare risorse importanti: circa 4 milioni di euro solo per l’anno scolastico 2020-2021. Il modello di formazione proposto è quello a cascata, affidato alle 319 “Scuole polo per la formazione” che, opportunamente coordinate dagli UU.SS.RR., hanno dovuto organizzare un percorso dedicato ai referenti di plesso di ciascuna istituzione scolastica afferente al rispettivo ambito territoriale.
Costruire nuove professionalità
Si tratta, quindi, di formare docenti cui affidare il compito di favorire l’attuazione dell’insegnamento dell’educazione civica nelle classi, attraverso azioni di tutoring, di consulenza, di accompagnamento, di formazione e supporto alla progettazione nei confronti dei colleghi coinvolti nei Consigli di classe (CM 16 luglio 2020, n. 19479).
Due filiere formative: il Ministero e gli Enti accreditati
Ovviamente a questo piano ministeriale di formazione, si sono aggiunte le molteplici iniziative, degli Enti e Associazioni accreditate per la formazione, che hanno reso più ricca e diversificata, ma anche più disomogenea l’offerta accessibile da parte del personale docente delle scuole di ogni grado. Ad un primo monitoraggio di quanto fin qui realizzato, entrambe le filiere formative presentano pregi e difetti.
Difformità nell’applicazione del piano nazionale
Al piano nazionale è mancata la governance ministeriale e, in alcune aree territoriali, è mancata anche quella regionale, tra l’altro ben raccomandata nella stessa circolare. Va sottolineato che la governance costituisce una delle principali funzioni degli Uffici scolastici regionali.
Di fatto ciascuna scuola polo ha deciso per sé. Considerando poi le limitazioni delle relazioni imposte dal Covid, molte di esse si sono limitate a garantire solo il rispetto formale delle istruzioni ricevute e alcune non sono neanche riuscite a spendere le risorse accreditate.
Va rilevato, però, che alcune Regioni, con Uffici scolastici attenti e consapevoli dell’importanza della innovazione, sono state in grado non solo di programmare bene le attività, ma anche di realizzare in maniera efficace corsi di formazione in linea con le istruzioni ministeriali. Il risultato è la produzione di curricoli originali sulle tematiche affrontate e sulla base delle metodologie didattiche applicate.
L’offerta formativa non formale
L’offerta formativa non formale, nella maggior parte dei casi ha cavalcato l’onda dei tre canali tematici distinti (Costituzione, Cittadinanza digitale, Sostenibilità) offrendo alla platea dei corsisti l’opportunità di approfondire sia temi di base, magari già affrontati nella preparazione iniziale e poi trascurati perché non direttamente coinvolti nelle discipline insegnate, sia approfondimenti specifici, sia percorsi didattici per mettere alla prova le indicazioni delle Linee guida. Tali percorsi hanno permesso di approfondire e di mettere alla prova i concetti di pluri o trans-disciplinarità.
Rare sono state le proposte che hanno puntato l’attenzione su curricoli trasversali ai nuclei tematici da esplorare, prima ancora che alle discipline.
Come migliorare il piano di formazione
Dopo questo primo anno di prova, occorrerebbe dare una sterzata al piano di formazione del prossimo anno, che trovi i suoi punti cardine in una efficace azione di coordinamento e vigilanza da parte del Ministero sugli Uffici scolastici regionali e da parte di questi ultimi sulle scuole polo per la formazione, magari arrivando a ipotizzare possibili Linee Guida sulle connotazioni essenziali che devono avere i corsi di formazione.
Tale azione di coordinamento, specie in fase preventiva, sarebbe auspicabile anche in senso orizzontale, nei confronti delle proposte formative degli Enti e Associazioni accreditate, al fine di poter imprimere a tutto il sistema della formazione in servizio un andamento omogeneo, pur nel rispetto delle libertà riconosciute nelle finalità statutarie di ciascuno.
Non possiamo commettere errori
L’insegnamento dell’educazione civica assume oggi una rilevanza strategica nel percorso formativo di ciascuno studente, e non è possibile commettere errori che ne ritardino la corretta attuazione. Il Piano di transizione ecologica e culturale delle scuole, denominato “Rigenerazione Scuola”, ne rappresenterà il contesto ideale ed un acceleratore di sicuro effetto.