Le nostre vite si sono incrociate a metà degli anni ottanta quando ho assunto servizio presso la Sovrintendenza scolastica regionale di Bologna come ispettore di scuola media e Giancarlo presso il Provveditorato agli Studi di Modena come ispettore di scuola elementare. I due mondi allora restavano separati, non ancora si parlava di continuità tra i diversi ordini e gradi di scuola, ma ho incontrato per la prima volta Giancarlo in un Seminario organizzato dall’IRRSAE, guidato da Lucio Guasti. L’ho ascoltato parlare e ho avvertito una certa sintonia di pensiero. Nel tempo questa mia intuizione iniziale è diventata realtà.
Abbiamo continuato a conoscerci attraverso gli scritti e gli incontri, in verità all’inizio sporadici. La vera collaborazione è iniziata quando con l’istituzione degli Istituti comprensivi il ministero organizzò a Fiuggi un Seminario per approfondire gli aspetti normativi, organizzativi e didattici di questa innovazione che richiedeva l’incontro di due realtà, non abituate a parlarsi. In quella occasione il nostro pensiero, espresso come relatori da due sponde diverse, cominciò a trovare punti di contatto, divenuti poi sempre più frequenti nei Gruppi di lavoro, nelle Commissioni e nei Comitati di cui siamo stati chiamati a far parte presso il Ministero. Per esigenze di sintesi ricordo solo l’intenso lavoro svolto insieme nelle Commissioni delle diverse Riforme della scuola, proposte dai ministri Berlinguer, De Mauro, Fioroni, fino alla stesura delle Indicazioni nazionali per il primo ciclo del 2007 e poi del 2012. Abbiamo espresso anche visioni diverse, ma sempre rispettose delle reciproche posizioni.
Le nostre collaborazioni hanno avuto maggiore continuità e intensità negli ultimi dieci anni con la partecipazione al Comitato Scientifico Nazionale, incaricato di “accompagnare” le Indicazioni nazionali (2012), e con l’attività svolta nel Comitato scientifico, incaricato di realizzare la Riforma del sistema scolastico di San Marino. Molti incontri, tante discussioni, tanti approfondimenti, tante speranze condivise e anche la soddisfazione di alcuni traguardi raggiunti.
Questi incontri sono stati occasioni formidabili di crescita professionale. Ho ammirato in Giancarlo il suo “pensiero plurale”, un pensiero teso a cogliere le sfumature, i risvolti reconditi, le differenze che egli non escludeva mai e anzi cercava di connettere, succhiando tutto ciò che di buono potevano veicolare, per poterle comporre in un armonico e avvincente reticolo di idee. Questo pensiero plurale si manifestava anche nelle sue pagine in cui riportava appunti o scalette di relazioni: mai uno scritto lineare e sequenziale, ma tante porzioni di testo, racchiuse in nuvolette grafiche, legate da freccette di colore diverso; era anche un “pensiero reticolare” che esprimeva nei suoi interventi effettuati in numerosi convegni, seminari e incontri di formazione. Ho sempre detto agli amici che lui era insuperabile nel dipingere mirabili scenari culturali entro cui collocare idee anche distanti tra loro.
Giancarlo è stato un produttore e disseminatore instancabile di cultura pedagogica e didattica. Ha percorso l’Italia in lungo e in largo come relatore a “smuovere le acque”, come spesso mi chiedeva di fare insieme a lui, ma anche e soprattutto a promuovere e consolidare innovazioni. La ricerca di innovazione è stata un’altra sua costante tanto da percorrere spesso i meandri del palazzo ministeriale a suggerire, prospettare, promuovere e sostenere cambiamenti di rilievo che poi sono stati accolti e codificati con apposita normativa. Basti ricordare l’apporto da lui dato alla formazione dei docenti e allo zero-sei di cui ci ha lasciato negli ultimissimi giorni le Linee pedagogiche.
Infaticabile come relatore e come scrittore tanto da suscitare talvolta in me una benevola invidia che manifestavo agli amici in comune con l’espressione: ma come fa? Io non sarei capace. Infaticabile e generoso nel coinvolgere persone e istituzioni, nell’offrire la sua disponibilità e i suoi scritti. Era felice di donare a me, come a tanti altri, l’ultima sua pubblicazione che tirava fuori da uno zainetto e ti porgeva quasi timidamente, senza alcuna esaltazione e con poche parole di presentazione. Ci siamo conosciuti in profondità anche con lo scambio dei nostri saggi e dei nostri libri.
Instancabile, generoso e nello stesso tempo tenace: era lui a non abbandonare mai il campo di battaglia, a raccogliere e spronare la truppa, a riaccendere la motivazione, a ricalibrare documenti e pensieri. Molte conquiste comuni sono frutto della sua tenacia. Questo era Giancarlo, collega ispettore, che lascia una importante eredità culturale, pedagogica e didattica che la scuola italiana – ne sono sicuro – conserverà con tanta gratitudine. Come uomo ho apprezzato la sua mitezza, il suo rispetto per le persone, il suo equilibrio e i suoi sprazzi di ironia. Sono felice di averlo incontrato e mi mancherà.