Io digitale, lui analogico. Ci siano conosciuti nel 1999 precisamente nella sala del consiglio dell’IRRSAE Marche. Come in un flash, le cose che mi sono rimaste impresse di quel primo incontro sono: Mariella che mi presentò come appassionato delle tecnologie (anzi come informatico, parola che nella realtà detestavo) e lui con gli occhiali appoggiati in alto sopra la fronte e il movimento rotatorio dell’indice mentre mi chiedeva qualcosa sui computer. Era il periodo in cui gli IRRSSAE erano in fermento ed un punto di riferimento, sia per il Ministero che ci aveva affidato il monitoraggio, sia per le scuole per i cambiamenti in atto determinati della nascente autonomia scolastica. Poteva essere un incontro come tanti altri avuti in precedenza con gli ispettori che frequentavano l’istituto ed essere archiviato nella routine. Quel breve dialogo invece fu solo l’inizio di un sodalizio professionale che non si sarebbe più interrotto. Partivamo da due punti di vista molto diversi: io proiettato nelle mie visioni e proposte digitali, lui convinto assertore, almeno all’inizio, nel suo essere strettamente analogico con carta e penna. In realtà aveva una forte curiosità, interesse e voglia di comprendere questo nuovo mondo digitale, non solo dal punto di vista tecnico, ma soprattutto per le potenziali ricadute didattiche che poteva offrire alle scuole. Complici progetti come Monipof e Moniform ci furono tanti altri incontri tra riunioni, seminari, convegni, cabine di regia. Finita la mia esperienza IRRE/ANSAS le occasioni nel corso degli anni di confrontarmi con lui non diminuirono anzi diventarono più numerose e non tanto durante i seminari svolti insieme (Ischia, Scanno, Aosta, Forlì, Rimini e tante altre località) ma soprattutto nelle pause dei lavori, quando si pranzava o si andava a passeggiare o quando si faceva il viaggio insieme e mi rincuorava del mio pessimismo nascente soprattutto dopo aver ripreso l’insegnamento. Ma la cosa che mi stupiva e mi lasciava positivamente perplesso e orgoglioso era che durante qualche relazione che teneva, con grande generosità citava qualcosa che io avevo scritto in qualche articolo. Col tempo si è verificata una strana particolarità: Giancarlo diventava sempre più digitale, io in qualche maniera sempre più cauto nel considerare l’approccio tecnologico come panacea di tutti i mali presenti nella scuola. In qualche modo come in una sorta di vasi comunicanti c’è stata una sorta di positiva contaminazione, dal canto mio facendomi raggiungere una visione “tecnologica” più critica ed equilibrata.
Tale relazione professionale è continuata costantemente per quindici anni. Ogni anno mi affidava sei-sette articoli da sviluppare. Ormai bastavano poche parole per intenderci: stessa sintonia e lunghezza d’onda. Tutto fino al 6 Aprile 2021. Ho ricevuto una email in cui c’erano i soliti ringraziamenti della redazione per il contributo, poi a latere Giancarlo aveva aggiunto una sua nota personale. Mi ringraziava per quanto avevo fatto nel corso degli anni per la rivista che dirigeva, e poi, come sempre, mi affidava una nuova “missione”, un nuovo pezzo sulla formazione docenti “alternativa”, che avrei dovuto consegnargli entro metà Maggio. Sapevo da tempo il calvario che stava sopportando, anche perché in un precedente messaggio mi aveva scritto che le cose non stavano migliorando. Quell’ultima email ricevuta sembrava però un segnale di speranza. Poi la telefonata di Mariella. Ora capisco il significato della lettera: un commiato, un gesto di apprezzamento e gratitudine, ma anche un incitamento ad andare avanti. Questo ultimo pezzo che mi ha affidato lo scriverò, lo devo scrivere, lo stavo già impostando, aggiungerò solo una cosa in più che non avevo pensato: la vera formazione che cambia le persone e gli atteggiamenti è un frutto rarissimo, e bisogna essere fortunati per arrivare a coglierlo. Avviene quando, per i casi della vita, si incontrano delle persone come Giancarlo in grado, in maniera onesta e genuina, di aiutarti a pensare, di supportarti, di condividere idee e opinioni e di fare emergere il meglio da se stessi. Io ho avuto questa fortuna!