Un anno impegnativo per la scuola italiana
Il Ministero dell’istruzione è, in questo momento, il luogo più impegnativo dell’apparato ministeriale italiano, dopo il dicastero della Salute.
Il ministro Lucia Azzolina che, con caparbia determinazione, continua a difendere le proprie scelte in ordine alla scuola in tempo di pandemia, ha emanato il consueto atto di indirizzo annuale, per il 2021, con grande attenzione alle più avvertite problematiche della scuola italiana.
Non sono mancate critiche e precisazioni, provenienti da più parti, sottolineando che le tematiche affrontate e le soluzioni prospettate sarebbero ovvie, scontate, riscaldate, come la solita minestra. Il 2020 è stato, tuttavia, l’anno più impegnativo per la scuola italiana dopo quelli del secondo dopoguerra e le priorità, in tempi di crisi, mutano rapidamente.
L’analisi del quadro di riferimento appare sicuramente condivisibile sotto questo aspetto, pur precisando, come nella migliore tradizione, che ogni crisi deve essere intesa come occasione per cambiare passo e trasformare le difficoltà in opportunità. Ogni atto di indirizzo, nel definire le priorità politiche, impegna il Ministro ed il suo Ministero a trovare le risorse finanziarie, ma soprattutto strutturali ed umane, per trasformare le priorità in atti concreti. La Ministra Lucia Azzolina viene spesso accusata strumentalmente di aver pensato solo alle “sedie con le rotelle”; in realtà la mole dei finanziamenti giunti alle scuole in questa fase di emergenza pandemica ha consentito di preparare ogni scuola ad una nuova stagione di ripresa e di opportunità.
I temi caldi sul tavolo del Ministro
Sul tavolo del Ministro ci sono ancora svariati temi caldi, alcuni perfino bollenti, che richiedono attenzione da parte dell’apparato amministrativo di viale Trastevere e che necessitano di una presa in carico urgente.
Le opportunità per risolvere molti affanni della scuola italiana non mancano, l’Unione europea ha infatti offerto il Next Generation EU (NGEU), un piano di ampio respiro per rispondere alla grave crisi economica e sociale provocata dalla pandemia. Si ricorda che a settembre 2020, sono state presentate al Parlamento le “Linee Guida” del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR)[1] con cui il Governo ha esplicitato le azioni di politica economica del prossimo triennio.
Non sfugge che, anche nella definizione di un piano di rilancio per il sistema nazionale di istruzione e formazione, l’attuale crisi sia letta come una straordinaria opportunità. L’occasione per innescare cambiamenti reali, duraturi ed efficaci per contribuire a realizzare pienamente, in uno al rilancio, il mandato costituzionale, è quanto mai opportuna e, soprattutto, reale.
Per una scuola aperta, coesa e solidale
L’idea di mettere a disposizione delle nuove generazioni una scuola innovativa, aperta, coesa, solidale e, ovviamente, inclusiva, rimette in gioco il diritto dei singoli a ricevere un’istruzione di qualità che sia all’altezza delle attese dell’intera società. Una società ancora una volta divisa sulle scelte, sul modo di attuarle, sulla visione di scuola e sulle idee di cambiamento che la sottendono.
Il Ministro, peraltro, non mostra incertezze e propone un’analisi dettagliata, punto per punto, delle maggiori priorità politiche che porteranno a definire gli obiettivi strategici dell’Amministrazione con relativa allocazione di risorse nel triennio 2021-2023. Seguiremo, per comodità e coerenza di lettura, gli stessi passaggi che sono stati affrontati nel documento che, a dire il vero, non si discosta da quello che abbiamo spesso già sentito direttamente dal titolare di Viale Trastevere.
La dispersione scolastica
Il contrasto alla dispersione, che è il vero problema del nostro sistema al cospetto delle società avanzate, impegna necessariamente il governo, in prima linea, visti i risultati dei recenti monitoraggi della Commissione europea che pongono l’Italia in una situazione di vera debolezza[2]. Il Ministro riafferma che, grazie alle importanti misure inclusive che sono state approntate per consentire agli studenti in difficoltà di proseguire il percorso scolastico nonostante l’interruzione forzata (kit scolastici, connessioni, device), sono stati contenuti i rischi di ulteriore abbandono durante il lock down. Questi interventi rimarranno a beneficio della comunità e sosterranno le azioni inclusive insieme ad altri provvedimenti, come l’ampliamento del fondo per sostenere progetti di contrasto alla dispersione, lotta alla povertà educativa e crescita del livello globale di inclusività della scuola italiana. Viale Trastevere si impegna a implementare le misure per il diritto allo studio e sostegno alle prassi inclusive.
Una particolare attenzione, ad esempio, sarà posta alla promozione dell’attività sportiva, soprattutto nella scuola primaria, per aumentare opportunità formative e sviluppare le competenze trasversali, i corretti stili di vita e di relazione sociale. Un supporto speciale alla disabilità verrà garantito mediante l’acquisto di ausili didattici per la disabilità. Un capitolo a parte è, infine, costituito dalla formazione obbligatoria dei docenti per le metodologie inclusive che insieme all’incremento del numero dei docenti di sostegno, dovrebbe dare compiuta attuazione al D.lgs. 66/2017, compreso il nuovo PEI.
Relazioni virtuose per la scuola di qualità
Il patrimonio edilizio scolastico è da tempo sotto esame mediante l’Osservatorio Nazionale dell’Edilizia Scolastica. Analogamente, la cabina di regia, pensata insieme alle Regioni e alle rappresentanze istituzionali degli enti proprietari degli immobili, rimane strumento operativo e snello di supporto alla governance del sistema.
Tuttavia è necessaria un’azione sull’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica, aggiornata e implementata con gli enti istituzionali competenti. Essa rappresenta un ulteriore, importante passo verso la conoscenza, la trasparenza e la condivisione dei dati degli edifici scolastici.
Detto per inciso, il più volte citato “cruscotto”, che avrebbe consentito ai dirigenti scolastici di conoscere la capienza massima di un’aula mediante un semplice strumento informatico, pur pronto nella sua struttura di funzionamento, ha trovato un limite nel mancato aggiornamento dell’Anagrafe tra Ministero ed enti locali.
Il Ministero, a questo punto, assicura finanziamenti diretti alla realizzazione di interventi per la riqualificazione delle scuole, per l’adeguamento sismico, la messa in sicurezza e l’efficientamento energetico degli edifici.
Appariva necessaria, proprio per questo, la proroga dei poteri commissariali ai sindaci ed ai presidenti di provincia per interventi rapidi nelle scuole.
Intanto appare indispensabile l’approvazione della nuova programmazione nazionale triennale per gli anni 2021-2022-2023 in modo da definire – con gli altri enti competenti – i nuovi piani di intervento, sia sul patrimonio esistente che per le nuove costruzioni.
Il programma di interventi sulla qualità dell’edilizia punta però ad un cambio di paradigma. Mira, infatti, all’innalzamento della qualità dell’offerta didattica mediante un miglioramento delle strutture, in maniera da consentire al sistema di istruzione di allinearsi agli standard internazionali e di rispondere più efficacemente alle esigenze di apprendimento degli studenti[3].
Per tali motivi, il finanziamento e l’attuazione di interventi diretti alla messa in sicurezza, al risparmio energetico e alla digitalizzazione infrastrutturale del patrimonio edilizio costituiscono obiettivi di primario interesse per il Paese. Essi consentiranno di innescare il circolo virtuoso, ormai irrinunciabile, tra edilizia scolastica e benessere collettivo.
Gli ambienti di apprendimento e le metodologie innovative
L’integrazione tra gli apprendimenti formali, informali e non formali a vantaggio dell’orientamento e dell’apprendimento permanente, rappresenta una priorità non più rinviabile.
Il rilancio del sistema di istruzione richiede la capacità di innovare profondamente le nuove metodologie didattiche che siano utili a tradurre le potenzialità della tecnologia in paradigmi didattici innovativi. In questo caso, è in gioco la formazione dei docenti che, rispetto a queste problematiche, sconta decenni di ritardi e di indugi. Le azioni virtuose da mettere in campo possono essere così riassunte:
- sviluppo della didattica con il digitale sostenendo e rinnovando il piano nazionale scuola digitale, l’attività degli animatori digitali e delle equipe formative territoriali;
- realizzazione di nuovi ambienti di apprendimento, anche tramite il reperimento della dotazione tecnologica più all’avanguardia rispetto alle nuove strategie educative;
- potenziamento delle infrastrutture per l’apprendimento a distanza, banda larga prioritaria alle scuole;
- impiego di strumenti e di piattaforme digitali per lo svolgimento e l’integrazione dell’attività didattica, in presenza e a distanza.
Scuola, lavoro, università e ricerca, un gap da colmare
Il Ministero è consapevole della necessità di adeguamento dell’offerta formativa agli standard europei e internazionali e alle rinnovate esigenze del mondo del lavoro. Le attività di innovazione[4] dei processi dell’“Industria 4.0” escono perfino rafforzate dal periodo di pandemia. Esse pongono tutti gli operatori della scuola di fronte ad un ulteriore squilibrio: la garanzia dei diritti costituzionali per cittadini, lavoratori e istituzioni.
Il potenziamento delle competenze digitali e soft skill rappresenta il primo passo verso il rafforzamento di competenze di imprenditorialità e di formazione economico-finanziaria. L’offerta formativa deve necessariamente promuovere capacità di comunicazione e conoscenza delle lingue straniere.
A dire il vero, il ruolo strategico in questo campo è svolto dall’orientamento, strumento indispensabile per il contrasto alla dispersione e all’insuccesso, dispositivo di promozione dell’inclusione e delle pari opportunità. Orientare non è soltanto fornire indirizzi e consigli e, perciò, richiede il rafforzamento dei rapporti tra scuola, università e mondo produttivo. Occorre aumentare le iniziative dirette a fare conoscere agli studenti, in particolare quelli dell’istruzione tecnica e professionale, il contesto sociale e produttivo che li circonda.
In particolare:
- volontà di incoraggiare percorsi che coinvolgano il terzo settore e tutte quelle realtà sane della società italiana, vero valore aggiunto nel percorso di formazione;
- raccordo tra il sistema dell’istruzione professionale e il sistema di istruzione e formazione professionale, anche grazie alla definizione delle modalità di accertamento del rispetto dei livelli essenziali di prestazione da parte di quest’ultimo;
- sviluppo degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), quali percorsi post diploma che offrono una formazione tecnica altamente qualificata, capace di avvicinare sensibilmente il sistema scolastico alle realtà produttive del territorio;
- ampliamento della formazione nelle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e per favorire l’accesso degli studenti diplomati a corsi di laurea in discipline scientifiche;
- valorizzazione della diffusione della cultura umanistica e artistica.
Quello che, gravemente, non si afferma, nell’analisi di questa priorità da parte del Ministero, riguarda le azioni congiunte che il Ministero intende avviare con i rappresentanti del mondo produttivo a livello nazionale. La crisi dei modelli di collaborazione tra scuola e lavoro, che all’estero invece rappresentano un punto di forza della scuola e dell’università, può essere superata soltanto se i vari attori del mondo produttivo si alleano con la scuola in maniera disinteressata e intellettualmente onesta. Di questo non si parla e forse non si parlerà ancora per molto tempo.
Il personale scolastico, un patrimonio da valorizzare
Quella del personale della scuola, della sua formazione e della relativa qualità del processo insegnamento/apprendimento è una questione da sempre delicata e spinosa. La formazione iniziale deve essere accompagnata da una formazione in servizio adeguata alle sfide della tecnologia ed ai cambiamenti culturali.
Attualizzare la risposta educativa alla domanda delle giovani generazioni, richiede una modifica della contrattazione collettiva in maniera da legittimare e condividere il bisogno di formazione del personale, attualmente troppo legato a dinamiche sindacali. Le attività formative possono essere inserite in un portfolio digitale delle professionalità inteso come strumento di documentazione delle attività formative ma anche di valorizzazione delle competenze professionali. Tra le tematiche irrinunciabili per la formazione dei docenti vi sono sicuramente:
- tecnologie nella didattica;
- contrasto ai fenomeni di bullismo e cyberbullismo;
- inclusione e interventi digitali per le tecnologie assistive.
Appare indispensabile riconfigurare l’assetto di reclutamento e formazione in servizio dei dirigenti scolastici. Le esigenze di alta e sempre più complessa professionalità che la scuola esige dal punto di vista non solo giuridico-amministrativo, impongono di definire con maggiore chiarezza i loro profili di responsabilità in merito anche alla sicurezza degli edifici scolastici, ma anche organizzativo e della vision educativa.
Le priorità per lo sviluppo professionale
Le priorità, tuttavia, non tralasciano nessuno dei profili del personale scolastico. Il cambiamento richiede il supporto di tutti e di ciascuno:
- corretto turnover del personale scolastico e riduzione del precariato;
- reclutamento del personale ausiliario, coordinato nell’operazione di internalizzazione dei servizi;
- proroga dei i contratti già sottoscritti con il personale assistente tecnico destinato ai gradi di istruzione primaria e secondaria di I grado, incrementando la relativa dotazione organica;
- introduzione di strumenti di valorizzazione del personale scolastico;
- revisione del Contratto di lavoro del personale con introduzione di criteri meritocratici;
- rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per le aree dirigenziali, riconoscendo la sempre maggiore complessità di gestione del sistema Istruzione e il ruolo svolto dai dirigenti scolastici;
- accrescimento della motivazione e della competenza dei docenti di sostegno, garantendo agli alunni con disabilità la continuità didattica e la stabilità relazionale cui hanno diritto;
- creazione di una nuova classe di concorso ad hoc per il sostegno, cui si acceda attraverso procedure concorsuali specifiche e sistematiche nel tempo;
- in considerazione della sempre più evidente complessità che connota la dirigenza scolastica, previsione dell’area del cd. middle management, cui possano accedere, secondo modalità trasparenti, docenti capaci, per esperienza, professionalità e vocazione, di gestire attività complesse formalmente delegate, tra quelle di competenza del dirigente scolastico.
Un’autonomia da promuovere… partendo dal sistema zerosei
Tra le priorità, dopo venti anni di “effetto fisarmonica”, riemerge quella di sostenere l’autonomia scolastica anche mediante la valorizzazione e l’implementazione del sistema nazionale di valutazione, correttamente inteso come strumento di supporto all’autonomia scolastica utile a supportare il modello di autovalutazione e miglioramento dei processi della scuola, e della qualità del sistema scolastico nazionale.
La notizia davvero interessante è quella che riguarda la volontà di aumentare l’insieme degli interventi per l’accesso precoce al sistema scolastico, promuovendo le azioni di sostegno e valorizzazione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai sei anni. La richiesta di potenziare gli interventi di edilizia dedicata al segmento 0-3 da parte dei competenti Enti locali, nonché la costituzione di poli per l’infanzia e del correlato coordinamento pedagogico, all’interno dei quali costruire comunità educanti, sembra la vera sostanziale novità di rilievo che si scorge nella lettura dell’intero pacchetto di priorità dell’atto di indirizzo. Speriamo che non rimanga soltanto nel novero delle buone intenzioni, atteso che per costruire società e contesti inclusivi, occorre dare compiuto e concreto conseguimento degli obiettivi europei in tema di servizi alla prima infanzia e alla seconda infanzia.
Il sistema nazionale di valutazione
Le parole d’ordine per questa priorità sembrano essere “semplificazione e armonizzazione” delle diverse procedure di valutazione. Le critiche finora mosse al sistema nazionale di valutazione spingono il Ministero alla sua revisione, anche mediante l’aumento della consistenza del corpo ispettivo tramite una assunzione a tempo indeterminato, a seguito dell’emanazione di un prossimo bando di concorso.
La novità dovrebbe consistere nella previsione, già nella fase del reclutamento, di personale dedicato al sistema nazionale di valutazione. Questa scelta si orienta nella volontà di renderlo uno strumento maggiormente efficace nell’accompagnare e sostenere le istituzioni scolastiche al miglioramento della qualità dell’offerta formativa.
Internazionalizzare
Un’ulteriore priorità strategica riguarda le occasioni di apprendimento all’estero per gli studenti, la partecipazione dei docenti e delle scuole a progetti di portata internazionale e le relazioni di collaborazione con istituzioni scolastiche di altri Paesi. Le culture e le lingue straniere sono ancora patrimonio sconosciuto alla maggior parte da parte degli studenti e il loro insegnamento deve essere ottimizzato a partire dalla scuola dell’infanzia e primaria.
Nella fase iniziale delle azioni prioritarie, temiamo che il maggiore problema che dovrà essere affrontato sia proprio quello linguistico, atteso che siamo agli ultimi posti, nel mondo, in ordine alla competenza multilinguistica. Resta di fatto anche una scarsa propensione del personale scolastico a sedimentare i temi dell’internazionalizzazione che, invece, rappresenta una indispensabile ed irrinunciabile risorsa per la costruzione delle competenze complesse per il mondo del futuro.
L’amministrazione centrale e periferica del Ministero
Il personale dell’amministrazione del Ministero, a livello centrale e periferico, deve rispondere sempre di più a requisiti professionali fino a poco tempo fa impensabili per la carriera amministrativa. Deve essere considerato una risorsa per il bene della scuola da implementare costantemente. La priorità di rendere funzionale all’innovazione l’intero apparato ministeriale, spinge il Ministero a proporre nuove ed ambiziose strategie che, a partire dal reclutamento, possano caratterizzare profili lavorativi e competenze, in maniera da rendere efficace l’azione amministrativa e l’impulso del dicastero alle attività della scuola sul territorio nazionale.
Ci piace pensare che questa priorità diventi presto oggetto di azioni concrete e di risultati tangibili per la scuola che funziona e deve funzionare al meglio, ben oltre viale Trastevere.
Processi gestionali, digitalizzazione legalità, trasparenza e le tre “e” che ritornano
Il Testo unico 297/1994 deve essere necessariamente rivisto. Appare altrettanto indispensabile rimettere in campo un Testo coordinato delle norme pattizie che caratterizzano il rapporto di lavoro del personale della scuola e che provengono da diverse sottoscrizioni avvenute nel corso degli ultimi decenni.
Per quanto attiene ai processi in atto, il Ministero si impegna, secondo una serie di direttrici piuttosto ricorrenti nelle stanze di viale Trastevere, in:
- semplificazione e digitalizzazione dei processi amministrativi;
- innovazione digitale come leva del cambiamento delle attività amministrative;
- relazioni inter istituzionali con le istituzioni scolastiche, con revisione delle procedure e delle piattaforme legate a gestione di carriera e procedure di rendicontazione;
- sistema informativo integrato per il supporto alle decisioni sulla base di un’analisi multidimensionale dei dati;
- piano triennale per la prevenzione della corruzione e della trasparenza;
- piano della performance per una maggiore compliance alla normativa;
- diffusione di una cultura della trasparenza per la repressione della corruzione a tutti i livelli.
L’efficienza, l’efficacia e l’economicità, figlie legittime delle riforme Cassese e Bassanini degli anni ’90, più che adulte ma, invero, mai cresciute e maturate, ritornano, in maniera quasi commovente, ad animare lo scenario delle priorità ministeriali quando, se fossero state persone, si avvicinerebbero all’età della laurea “fuori corso”.
Come sciogliere i nodi
L’atto di indirizzo è un documento fin troppo prudente per l’attuale situazione del sistema educativo di istruzione e formazione italiano.
Tutte le priorità che sono state individuate, negli anni scorsi da svariati Ministri, hanno generato piani di intervento che si sono scontrati, senza appello, con le caratteristiche peculiari del sistema educativo italiano, ormai ingessato da decenni di riforme pavide ed insufficienti, sul piano dei risultati.
Il primo vero nodo problematico è il personale della scuola italiana. A nessuno dei dipendenti del Ministero dell’Istruzione manca la buona volontà e, dopo l’esperienza della pandemia, questo è un dato di fatto. Resta indiscusso il dato dirimente: la buona volontà è insufficiente a chiunque, per tentare un’azione lavorativa coerente con la complessità, ormai esponenziale, del sistema.
Dobbiamo ricordarci tutti di un dato che conosciamo sicuramente: il disallineamento temporale tra i cambiamenti della società, dell’economia, della cultura e dell’innovazione con la capacità di fornire risposte da parte della scuola che, difficilmente riesce ad allestire ed a rodare, nel frattempo. L’inadeguatezza del sistema educativo di istruzione e formazione risiede in questa atavica lentezza, fatta di indugi, ripensamenti, passi all’indietro e modelli schizofrenici di approccio ai problemi del sistema dell’educazione nazionale.
Altri paesi avanzati stanno combattendo con le emergenze educative che sono state condizionate negativamente dal brutto periodo di epidemia[5]; le scelte sono ovunque difficili ed impegnative e lasciano sempre delle aree scoperte, com’è naturale in contesti tanto complessi ed articolati.
Un documento coerente
Occorre riconoscere al Ministro dell’Istruzione il merito di aver saputo mantenere la barra dritta tutte le volte che il Ministero ha navigato in mari tempestosi. Le sue scelte appaiono talora prudenti, talvolta poco realizzabili ma quello che conta nella lettura di questo documento è la coerenza di fondo che si rileva. Finalmente c’è una visione della scuola, nel suo complesso, e ci sono anche delle azioni pensate in risposta alle priorità. Paradossalmente il nuovo anno porta con sé un problema in meno, quello della digitalizzazione dei processi didattici.
I docenti hanno dovuto adattarsi, all’improvviso, ad un modello di scuola che, fino al giorno prima, avrebbe irritato molti di essi. Oggi anche i più recalcitranti hanno imparato ad utilizzare, a livello strumentale le maggiori opportunità dell’innovazione. Riuscire ad innovare, cambiando davvero la scuola, richiede un po’ di coraggio, ancora. Forza, Ministro, abbiamo l’imbarcazione e la rotta, è tempo di partire e navigare, adesso.
[1] http://www.politicheeuropee.gov.it/it/comunicazione/approfondimenti/pnrr-approfondimento/
[3] Borri, S. (a cura di), Spazi educativi e architetture scolastiche: linee e indirizzi internazionali. Indire, Firenze 2016.
[4] https://www.icim.it/industria-4-0-e-pandemia-secondo-unioncamere-cresce-linteresse-delle-imprese-verso-le-tecnologie-abilitanti-ma-rallentano-gli-investimenti/
[5] In Spagna Real Decreto-ley 31/2020, de 29 de septiembre, por el que se adoptan medidas urgentes en el ámbito de la educación no universitaria. Jefatura del Estado «BOE» núm. 259, de 30 de septiembre de 2020 Referencia: BOE-A-2020-11417 – https://www.boe.es/buscar/pdf/2020/BOE-A-2020-11417-consolidado.pdf. In Finlandia https://minedu.fi/en/-/publication-of-recommendations-for-developing-education-and-training-provision-and-programmes-in-early-childhood-education-and-care