Le sezioni primavera
Tra le tipologie di servizi educativi per l’infanzia previste dal decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, che ha istituito il Sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai sei anni, sono annoverate le sezioni primavera.
Attivate in via sperimentale con la legge finanziaria 2007 (L. 296/2006 l’art. 1 c. 630) per fare fronte alla crescente domanda di servizi educativi, fino al 2013 hanno funzionato come servizio educativo integrato grazie a reiterati accordi assunti in Conferenza Unificata finché nel 2013 l’Accordo quadro n. 83/CU le ha messe a sistema e ne ha definito i criteri essenziali. Da allora l’Accordo quadro è stato confermato con cadenza annuale, fino all’ultimo in ordine di tempo del 6 agosto 2020.
Caratteristiche del servizio
Le sezioni primavera accolgono i bambini tra i 24 e i 36 mesi d’età in un percorso formativo in continuità con il nido e con la scuola dell’infanzia alle quali sono prevalentemente associate e, oltre ad offrire una risposta qualificata alle esigenze “conciliative” dei genitori, mirano al progressivo superamento dell’improprio ricorso all’iscrizione anticipata alla scuola dell’infanzia. Le sezioni primavera, infatti, hanno un progetto specifico di educazione e cura improntato a criteri di qualità pedagogica, flessibilità, rispondenza a questa specifica fascia d’età, diversamente dalle scuole dell’infanzia che sono progettate per accogliere i bambini dai tre anni in poi.
Per il funzionamento delle sezioni primavera vengono stipulate specifiche intese tra gli Uffici Scolastici Regionali e le Regioni.
Possono attivare sezioni primavera le scuole dell’infanzia statali e paritarie e, in subordine, i nidi gestiti direttamente dai Comuni o gestiti da soggetti convenzionati e autorizzati. L’autorizzazione al funzionamento e la vigilanza sono in capo ai Comuni, che possono fornire anche risorse umane, strumentali e di servizi per il funzionamento, le quali si sommano a specifici finanziamenti statali e regionali.
In base all’Accordo quadro le sezioni primavera devono trovare collocazione in locali e spazi sicuri, funzionali e idonei alle esigenze dei bambini, dotati di arredi e materiali adatti alle esperienze di relazione e di apprendimento, devono avere un progetto educativo in continuità e raccordo con i percorsi precedenti e successivi ed essere caratterizzate da una frequenza ad orario flessibile tra le cinque e le otto ore giornaliere, un ridotto rapporto numerico educatori-bambini (non superiore a 1:10), piccoli gruppi omogenei d’età (tra i 10 e i 20 bambini).
La situazione nell’a.s. 2018/19
Nel settembre 2019 il Ministero dell’Istruzione ha dato l’avvio alla rilevazione dei dati riguardanti le sezioni primavera funzionanti nell’anno scolastico 2018/19 finanziate e non finanziate con lo specifico fondo statale. L’elaborazione, a cura dell’Ufficio II della Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, è pubblicata nella sezione 0-6 del sito ministeriale a questo link:
Si riporta di seguito una breve sintesi dei dati raccolti dal Ministero presso gli Uffici Scolastici Regionali.
Nell’a.s. 2018/19 sono 1.710 le sezioni primavera che hanno beneficiato di una quota del finanziamento statale dedicato che ammonta complessivamente a circa 9.907.000 € annui e viene assegnato dal Ministero agli U.S.R. in proporzione al numero di bambini di due anni residenti nella Regione e al numero di sezioni autorizzate. La Regione Sicilia ha finanziato le sezioni rimaste escluse da tale fonte di finanziamento con una quota parte del Fondo nazionale 0-6 (art. 12 d.lgs. 65/2017), facendo arrivare complessivamente le sezioni finanziate a 1.825, pari al 94% delle sezioni attive (1.940). Solo 115 sezioni, quindi, non hanno avuto accesso ad uno specifico stanziamento statale. È utile ricordare che, in quanto servizi educativi 0-3, i singoli enti locali, in base alle priorità individuate dalle delibere delle Regioni, possono finanziare le sezioni primavera anche attraverso il Fondo nazionale 0-6.
Geografia delle sezioni primavera
Più della metà delle sezioni primavera si trova nel nord Italia (51%), tuttavia anche nel sud e nelle isole si registra una buona percentuale di servizi attivi (39%). La Lombardia, con le sue 443 sezioni attive, tutte ammesse al fondo statale, risulta la più ricca; la Regione Marche risulta quella con il minor numero di sezioni primavera funzionanti (21).
I Comuni più piccoli, non capoluogo di regione o di provincia, sono quelli nei quali questi servizi sono più diffusi.
L’Accordo del 2013 prevede che le sezioni primavera siano prevalentemente aggregate a scuole dell’infanzia: i dati raccolti dimostrano un sostanziale rispetto dell’indicazione. L’88% delle sezioni, infatti, è associato ad una scuola dell’infanzia, lo 0,26% a strutture che comprendono sia un nido sia una scuola dell’infanzia. Le sezioni primavera sono aggregate a scuole dell’infanzia soprattutto al nord, mentre nell’Italia centrale cresce la percentuale di quelle associate a nidi.
La stragrande maggioranza delle sezioni primavera (1.494, pari al 77%) è associata a scuole dell’infanzia paritarie a gestione privata, che paiono le più vivaci nel cogliere questa opportunità di offrire un servizio dedicato ai bambini di due anni.
Quando la gestione delle sezioni primavera è svolta direttamente dai Comuni, la tendenza vede ancora prevalere leggermente l’aggregazione ai nidi rispetto a quella a scuole dell’infanzia (95 rispetto a 63) e questa tendenza prevale al nord.
Le sezioni primavera “statali”
Le sezioni primavera associate a scuole dell’infanzia statali sono solo 158, pari all’8%. Le cause di un numero così ridotto possono essere ricondotte all’assenza di uno specifico impianto ordinamentale per la fascia 24-36 mesi nella normativa vigente e di procedure di reclutamento per il personale educativo. In effetti il D.P.R. 81/2009, che disciplina il funzionamento della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, non riporta alcuna previsione per le sezioni primavera e le Indicazioni nazionali per il curricolo (D.M. 254/2012), che ci offrono i traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della scuola dell’infanzia, non fanno accenno esplicito al progetto educativo di questo servizio dedicato ai più piccoli.
Più vivaci nell’attivazione di sezioni primavera si mostrano le scuole statali del sud Italia e questo potrebbe essere letto come offerta di un’alternativa all’iscrizione anticipata alla scuola dell’infanzia.
Una presenza che si sta consolidando
I dati mostrano che dal 2007 ad oggi qualcosa si è mosso e un numero sempre più consistente di famiglie si rivolge ai servizi educativi per l’iscrizione dei bambini tra 2 e 3 anni.
La strada per un’ampia e uniforme diffusione delle sezioni primavera è ancora lunga. Passi avanti si sono compiuti con il d.lgs. 65/2017, che dà loro voce in un sistema integrato 0-6 che sta via via prendendo forma (sono in dirittura d’arrivo le Linee pedagogiche), e un impulso ulteriore allo sviluppo potrà arrivare dagli Orientamenti nazionali per i servizi educativi in via di elaborazione da parte della Commissione 0-6.
I dati ISTAT relativi al 2018/19[1] mostrano un lieve calo della quota degli anticipatari, che rappresentano, tuttavia, ancora il 14,8% dei bambini di 2 anni. Nel tempo i dati hanno mostrato una stretta correlazione tra l’iscrizione anticipata alla scuola dell’infanzia e la scarsa diffusione dei servizi 0-3 in alcune aree del Paese: laddove le famiglie non trovano un’offerta adeguata (per presenza del servizio sul territorio, disponibilità di posti, accessibilità dei costi, flessibilità organizzativa), maggiore è il ricorso a servizi non progettati specificamente per questa fascia d’età.
Un “tassello” di un più ampio sistema integrato “zerosei”
Le sezioni primavera rappresentano una risposta efficace al bisogno di educazione e cura prima dell’ingresso alla scuola vera e propria: l’indagine ISTAT sul reddito e le condizioni di vita (EU-SILC) del 2017[2] mostra come le iscrizioni ai servizi 0-3 crescano in modo evidente in relazione all’età dei bambini. Se solo il 4% dei bambini al di sotto dell’anno d’età frequenta un servizio educativo, la percentuale cresce al 21,9% se si prendono in considerazione i bambini tra 1 e 2 anni e al 45,8% se si prendono in esame quelli tra i 2 e i 3 anni. Tra questi sono compresi gli anticipatari, sia “regolari”, cioè nati entro il 30 aprile dell’anno successivo, sia “irregolari”, cioè nati successivamente, che troverebbero sicuramente un ambiente educativo più adeguato alle loro caratteristiche ed al loro diritto di educazione e cura proprio nelle sezioni primavera.
È ora, quindi, di dare un impulso allo sviluppo di questo servizio consolidando le esperienze di questi anni e diffondendole uniformemente sul territorio, principalmente nelle aree dove gli altri servizi sono ancora carenti.
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[1] Report Offerta di asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia – anno educativo 2018/19, ISTAT
[2] Indagine riportata in Nidi e servizi educativi per l’infanzia – Stato dell’arte, criticità e sviluppi del sistema educativo integrato 0-6, Dipartimento per le politiche della famiglia, giugno 2020