La previdenza complementare

Le riforme del welfare pubblico

Dalla prima metà degli anni ’90 è iniziato un processo di modifica del sistema previdenziale di cui poco si conosce e, in particolare, di cui le giovani generazioni hanno poca contezza. Da tale consapevolezza prende le mosse il recente volume pubblicato dall’editore Tecnodid “Previdenza complementare e prospettive della qualità della vita futura” in cui l’autore Fulvio Rubino ha voluto intraprendere il percorso con una approfondita ed attenta ricognizione su “il sistema di welfare pubblico fino alle ultime riforme”, al fine di chiarire le motivazioni reali che sottendono l’utilizzo della previdenza complementare quale possibile mezzo per la costruzione di un futuro “libero e dignitoso” dei lavoratori (art. 36 Costituzione) rispetto a quello che il sistema di welfare pubblico obbligatorio potrà assicurare.

Contributivo o retributivo?

L’analisi dettagliata ed argomentata sulla distinzione netta tra sistema retributivo e sistema contributivo, nonché sui tassi di sostituzione (differenza tra pensione lorda e ultimo stipendio lordo) nel sistema contributivo, secondo le intenzioni dell’autore, è funzionale a far comprendere la necessità, in particolare per i giovani lavoratori, di integrazione della pensione per non andare incontro ad una prospettiva di povertà nell’età del post-lavoro.

Le pensioni definite con il sistema contributivo sono strettamente dipendenti dalle condizioni economiche-finanziarie congiunturali e, specificatamente, dal Prodotto Interno Lordo (PIL). In base alle simulazioni, come si può leggere dalle tabelle riportate, con un PIL quinquennale medio dell’1%, con 35 anni di anzianità lavorativa, a 71 anni di età, il possibile tasso di sostituzione dovrebbe aggirarsi intorno al 50% dell’ultimo stipendio; invece, con un PIL medio del 2% dovrebbe aggirarsi intorno al 58%, mentre con un PIL medio del 3% dovrebbe aggirarsi intorno al 68%.

Inoltre, le condizioni del mercato del lavoro, sono tali che solo una piccola parte dei giovani riesce e riuscirà a raggiungere tali condizioni. Le carriere stabili e continuative sono quasi un’utopia, mentre l’ordinario sono carriere lavorative discontinue, in cui la stabilizzazione, quando si verifica, avviene in un’età molto avanzata (oltre i 40 anni).

Da ciò deriva il fatto che i giovani lavoratori, se non vogliono affidare il loro futuro, quello dell’età del dopo lavoro, alla semplice speranza che l’economia possa crescere sopra il 3% e che ci possa essere la piena occupazione per tutti, allora hanno la necessità di costruirsi strumenti che possano cercare di migliorare la propria prestazione pensionistica.

Costruirsi la propria pensione

Solo dopo aver definito una panoramica sul sistema previdenziale pubblico, l’autore si addentra nella trattazione dei nuclei fondamentali e portanti della previdenza complementare e che in questi anni sono stati oggetto di discussione, quali:

– il TFS (trattamento di fine servizio) ed il TFR (trattamento di fine rapporto) con le specifiche differenze e con l’annosa questione sulla convenienza tra TFR e Previdenza Complementare;

– il funzionamento dei Fondi Pensione e degli investimenti;

– l’incisività dei fattori del Tempo, dei costi di gestione e della fiscalità, nella costruzione di un montante previdenziale.

Se un lavoratore giovane dovesse accedere alla pensione a 71 anni, ipotizzando diversi rendimenti, per costruirsi un montante previdenziale complementare alla pensione pubblica tale da avere una rendita mensile di 100€, dovrebbe versare mensilmente:

età inizio contr.1,50%2,00%3,00%4,00%
UominiDonneUominiDonneUominiDonneUominiDonne
252631232818211416
404452404834412934
507083667959705363
60143171139166132157124149

Il “montante” contributivo

Nella costruzione di un montante contributivo, il tempo, quindi, è un fattore fondamentale.

La differenza dei costi di gestione, come rilevati dalla Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP), tra il valore più basso dei fondi negoziali ed il valore più alto dei “fondi privati”, può determinare una riduzione del montante contributivo del 30% e, quindi, una riduzione del 30% della rendita pensionistica.

Infine, non si può trascurare la differenza di imposizione fiscale perché in luogo dell’imposizione ordinaria progressiva a scaglioni (minimo 23% e massimo 43%) grava una aliquota del 15% che può essere ridotta dello 0,3 punti percentuali per ogni anno di adesione successivo al 15°, fino ad arrivare al massimo al 9%.

Da non sottovalutare l’aspetto qualitativo della partecipazione, degli aderenti ai fondi previdenziali negoziali, alla definizione delle politiche di gestione e d’investimento: ad esempio, negli anni passati il Fondo pensione Espero ha effettuato disinvestimenti da emittenti che sono coinvolti nella produzione, commercializzazione e stoccaggio di mine antiuomo e bombe a grappolo, adeguandosi alle convenzioni internazionali non ancora adottate dall’ordinamento italiano.

Il fattore tempo

L’autore, utilizzando una narrazione che si adegua sia a chi si approccia per la prima volta all’argomento sia a chi vuol approfondire maggiormente le sue conoscenze, afferma che la previdenza complementare negoziale può essere uno strumento volontario, a disposizione dei singoli lavoratori, con cui cercare di arginare la diminuzione dei tassi di sostituzione a seguito delle numerose riforme del sistema previdenziale, anche perché sarebbe necessario anticipare il prima possibile una decisione sulla propria futura pensione, visto che gli strumenti previdenziali danno il loro effetto migliore nel lungo periodo, mentre nel breve periodo, in base alle necessità, rischiano di essere insostenibili finanziariamente. Tale consapevolezza allarma e mette in moto l’importanza di una azione culturale preventivo-conoscitiva che deve iniziare ad essere concepita e realizzata negli anni della formazione giovanile. Si tratta di “pescare” in quei “saperi freddi” che derivano “fuor” dal perimetro di una scuola ancora troppo autoreferenziale.

Anche la previdenza ha bisogno di una cornice culturale

In tutto il sistema, infatti, pesa molto la mancanza di cultura previdenziale perché la costante precarizzazione del lavoro tende ad annullare la visione prospettica futura per attestarla alle esigenze di sopravvivenza immediate: così i giovani perdono la visione delle essenzialità delle scelte per la loro pensione creandosi “ora” un danno che potrebbe non essere mai più colmabile.

Allora la parola d’ordine, secondo Fulvio Rubino, dovrebbe essere, “impegno” nella diffusione della cultura finanziaria e previdenziale per il bene collettivo del giovani generazioni.

La diffusione della cultura finanziaria e previdenziale non può essere relegato alla semplice comunicazione sindacale o informativa dei vari attori interni al sistema previdenziale, né tantomeno, può essere un semplice periodo in cui effettuare iniziative sporadiche, ma deve diventare un impegno sistemico all’interno del sistema formativo.

Un lavoro dignitoso per tutti

Questo traguardo viene ben specificato nell’Agenda 2030 il cui ottavo obiettivo recita “Promuovere una crescita economica inclusiva, sostenuta e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti”, anche perché la mancanza di “alfabetizzazione finanziaria” incide negativamente sul senso e sulla partecipazione all’intera civiltà.

Come afferma Luciano Gallino “… c’è di mezzo il senso di una intera civiltà. Che essa appaia asservita al suo sistema finanziario, piuttosto che esserne come dovrebbe la padrona, è un segno che la crisi economica è diventata crisi di civiltà”.

Sulla collettività tutta spetterebbe il rilancio di un sistema di welfare integrato (con la consapevolezza delle sue debolezze e contraddizioni) perché le esigenze dell’oggi possano non essere la base di una povertà diffusa nel domani, ma diventino un’opportunità per il rilancio di una libera società più equa.

*Si ringrazia Fulvio Rubino per la collaborazione prestata alla redazione del presente testo, per i suggerimenti forniti e per i dati messi a disposizione. Fulvio Rubino è docente di laboratorio di scienze e tecnologie informatiche e svolge attività di formazione su Metodologie per la Didattica ordinaria e speciale e Previdenza obbligatoria e complementare. Docente e relatore a numerosissimi convegni e corsi di formazione, dal giugno 2019 è componente del Consiglio di Amministrazione del Fondo negoziale pensione complementare ESPERO.