Indicazioni non prescrittive, ma di supporto
Il 7 luglio scorso è stato ufficialmente presentato il Manuale Operativo1 messo a punto dall’USR per il Veneto a supporto delle scuole, nell’ambito del Piano per la ripartenza 2020/21.
Il Manuale è stato condiviso nel tavolo interistituzionale attivato dalla Regione del Veneto e ha lo scopo di dare concretezza alle Linee Guida nazionali.
Il documento, infatti, non ha il carattere delle Linee Guida, non ha alcun proposito prescrittivo, ma unicamente di essere di aiuto alle scuole nel pianificare la ripresa delle lezioni, garantendo il più possibile a tutti gli studenti l’offerta formativa in presenza, anche se non si esclude, in via residuale e complementare, di fare ricorso alla didattica a distanza, qualora le condizioni logistiche lo obblighino e, comunque, possibilmente solo nella scuola secondaria di secondo grado.
Le scuole potranno trarvi ispirazione per le scelte logistiche, l’organizzazione del personale e degli orari, le scelte metodologico-didattiche; saranno libere di attuare molte, alcune, nessuna delle soluzioni presenti, a seconda della specificità che è loro propria. È fondamentale, però, che qualunque scelta venga adottata essa sia condivisa all’interno della comunità scolastica, con le famiglie e con gli Enti Locali, che hanno comunque la responsabilità e il compito di garantire l’adeguatezza degli edifici.
Il Direttore Generale Carmela Palumbo ha illustrato il Manuale durante le Conferenze di servizio provinciale tenute in via telematica con le scuole e gli Enti Locali.
Il Documento, dal taglio strettamente operativi, si divide in tre parti:
1. Analisi degli spazi scolastici e individuazione delle criticità;
2. La gestione delle risorse professionali per una didattica in presenza col distanziamento sociale;
3. Suggerimenti metodologici per la ripresa delle attività didattiche.
Analisi degli spazi scolastici e individuazione delle criticità.
Il Manuale fornisce indicazioni pratiche su come organizzare gli spazi delle aule, tenendo conto delle distanze da mantenere tra alunni e tra docenti e allievi, prescritte dalle Linee Guida nazionali. Vengono presentati diversi layout di aule e anche un “abaco” che aiuta a organizzare l’assetto delle aule, tenendo conto del numero di studenti, dello spazio occupato dai tavoli, di quello occupato da altri arredi, del lume delle finestre e delle porte, del maggiore distanziamento prescritto per l’insegnante.
Vengono anche prese in esame le condizioni di esercizio delle aule speciali: laboratori, palestre, mense, aula magna e le criticità che possono presentarsi in ognuna di esse. Anche gli spazi comuni non didattici: la sala insegnanti, i servizi igienici, i corridoi e i saloni, i cortili, con i relativi momenti di impegno, come l’ingresso e l’uscita da scuola, la ricreazione, ecc.
Per le aule comuni, si raccomanda il distanziamento tra alunni di almeno un metro e il corridoio di passaggio, peraltro previsto dalle norme sulla sicurezza, di almeno 60 cm tra le file di banchi (o tra una coppia di file di banchi). Non mancano le raccomandazioni di buon senso, che però coniugano la prevenzione del contagio con la sicurezza fisica, come il consiglio di mantenere l’aerazione delle aule aprendo le finestre, ma, se queste non sono a “vasistas” di bloccarle a parete (180° di apertura) o socchiuse, in modo da ridurre il loro ingombro e da prevenire rischio di urti. Ovvio che se le finestre si aprono a “bandiera”, è necessario mantenere i banchi a maggiore distanza da esse, proprio per motivi di sicurezza. Il bloccaggio in apertura può ridurre questa necessità.
Per quanto riguarda i laboratori, la ricreazione, la refezione, l’ingresso/uscita, si rappresenta il problema che sono tutte occasioni in cui il distanziamento fisico è più difficile da mantenere e da controllare. Vengono pertanto esaminate le criticità e consigliati gli accorgimenti organizzativi conseguenti.
In appendice a questa parte vengono presentate delle tabelle statistiche, desunte dall’anagrafe regionale dell’edilizia scolastica, che evidenziano le diverse dimensioni delle aule delle scuole della regione e le loro frequenze.
La gestione delle risorse professionali per una didattica in presenza col distanziamento sociale.
Nella seconda parte vengono prese in esame diverse soluzioni organizzative per potere garantire le lezioni in presenza anche nel caso in cui le aule non possano ospitare le classi al completo.
Viene consigliato di rivedere tutti gli spazi scolastici, riorganizzandone anche le funzioni, collocando prioritariamente le classi intermedie e finali, per non doverle sdoppiare, rompendo le continuità. Tale limitata possibilità è invece contemplata, eventualmente, per le classi prime e per le classi terze degli istituti tecnici e professionali, che si caratterizzano come iniziali del percorso di indirizzo.
L’eventuale riduzione degli orari scolastici
Le ipotesi di riduzione dell’ora di lezione sono avanzate per recuperare tempo del servizio dei docenti al fine di potere replicare le lezioni per sottogruppi di alunni che non potessero essere ospitati nelle aule e consentire quindi un minore affollamento degli spazi.
Poiché tale soluzione non comporta decurtazione dell’orario per i docenti, ma per gli studenti rappresenta una riduzione del monte ore annuale, deve essere attentamente ponderata e condivisa con le famiglie, in presenza di vincoli importanti di personale e di spazi.
Anche in questa eventualità, tuttavia, il Manuale prevede possibilità di “restituzione” delle ore decurtate, seppure in forme diverse dalla presenza in classe.
Attività in “esterno”
Per la scuola secondaria di secondo grado, per esempio, in presenza di vincoli importanti, è possibile pensare che, a turno, gruppi di alunni della classe svolgano a casa lavori su progetto, ricerche, approfondimenti, coerenti con il curricolo, affidati a scuola dai docenti e riportati a scuola per la discussione in presenza. A rotazione (ad esempio con cadenza settimanale) tutti gli alunni saranno impegnati in tale lavoro di progetto da svolgere in autonomia, singolarmente o in gruppo. Tali unità di lavoro dovranno essere attentamente pianificate dal Consiglio di Classe, che ne stimerà anche il tempo di esecuzione, seppure forfetariamente. Tale tempo verrà riconosciuto all’alunno come presenza a tutti gli effetti. I compiti affidati dovranno essere aderenti al curricolo e all’indirizzo di studi e avere possibilmente una valenza interdisciplinare. Si prestano particolarmente i progetti collegati all’indirizzo, corredati di relazione illustrativa; i temi di educazione civica e, non ultimi, anche i percorsi di PCTO.
Avvertenze per il primo ciclo
Per il primo ciclo, tale soluzione ha per ovvi motivi maggiori vincoli. Pertanto, per questo grado di scuola, si raccomanda, in prima istanza, di valorizzare al meglio tutto il personale presente, dai docenti assegnati ai progetti di potenziamento, a quelli di attività alternative, agli insegnanti di sostengo che, non dimentichiamolo, sono insegnanti di classe. Questi ultimi, compatibilmente con le necessità degli alunni diversamente abili a loro affidati, potrebbero proficuamente condurre gruppi di lavoro, dove sarebbero inseriti anche gli alunni con disabilità, per il recupero, l’approfondimento delle strategie di studio, per lavori sui linguaggi artistico-espressivi (nei quali, magari, anche taluni alunni disabili potrebbero essere particolarmente dotati), ecc.
Eventuali richieste di posti aggiuntivi
Qualora la riorganizzazione di tutte le forze di personale non sia ancora sufficiente a soddisfare le esigenze dei gruppi in esubero, non si esclude di potere richiedere contenuti aumenti di organico per fare fronte all’emergenza. Se tale soluzione non fosse percorribile, rimarrebbe valida l’opzione della riduzione d’orario per organizzare tutti i sottogruppi in presenza con il solo organico disponibile. Non si esclude, però, di assegnare comunque agli alunni dei lavori domestici da svolgere in autonomia come approfondimento, anche se, sappiamo, tale soluzione presenta maggiori criticità con il decrescere dell’età degli allievi.
L’obiezione che si può fare è che per organizzare sottogruppi servono altri spazi. Questo è vero, tuttavia, in molti plessi c’è la disponibilità di spazi più piccoli rispetto alle aule, che potrebbero contenere gruppi meno numerosi. Naturalmente tutte queste soluzioni presuppongono, a monte, una riorganizzazione di tutti gli spazi dei plessi, compreso il cambio di destinazione di taluni.
Se, invece, non vi fossero altri spazi, sarebbe possibile pensare ad attività didattiche attentamente progettate, coerenti con il curricolo, destinate a gruppi che a rotazione svolgono il loro lavoro sul territorio: sedi istituzionali, monumenti, musei-laboratorio, fattorie didattiche, impianti sportivi, impianti di produzione o trasformazione…
Suggerimenti metodologici per la ripresa delle attività didattiche.
Nella terza parte del Manuale sono esemplificate numerose attività didattiche che possono essere proposte agli alunni in una organizzazione a classe unita, ma ancor più a sottogruppi.
Sono tutte proposte che rientrano nell’esperienza delle scuole e dei docenti, ma che sono state raccolte e organizzate in attività collegate allo sviluppo delle competenze chiave.
Sono sicuramente utili per una organizzazione emergenziale, ma hanno l’ambizione di prefigurare un modello di scuola ordinario anche per il futuro.
Tale modello presuppone che gli alunni lavorino assumendosi progressivamente la responsabilità del proprio apprendimento e delle proprie azioni, che i docenti organizzino gli ambienti di apprendimento per favorire la partecipazione attiva, la collaborazione tra pari, l’empatia, il mutuo aiuto, l’autovalutazione.
Ci si augura, insomma, che dall’emergenza si possa trarre occasione per pensare finalmente ad una diversa normalità, che impegni gli alunni in compiti significativi, tali da rendere stabili gli apprendimenti e che richiedano loro, fin dai primi anni, autonomia e responsabilità.
—–
[1] Il Manuale operativo dell’USR Veneto è reperibile al link: https://istruzioneveneto.gov.it/20200708_6143/