Un po’ di storia
La didattica a distanza ha origini lontane, potremmo citare con orgoglio italiano la “Scuola radio elettra” di Torino o la più blasonata “Open University” inglese. In Italia, fino agli anni ‘90 non ha mai avuto un grande successo, se si escludono credo due casi: la mitica trasmissione televisiva “ non è mai troppo tardi”, condotta stupendamente dal Maestro Alberto Manzi e la caparbietà con cui il “Consorzio Nettuno”, ispirato dal Rettore Antonio Ruberti, permetteva agli adulti di laurearsi seguendo corsi universitari alla TV, in piena notte.
Poi, dagli anni ’80, arrivarono obbligatoriamente nella scuola le TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) e poi la loro evoluzione Multimediale e Telematica e sembrò abbastanza ovvio che, oltre alle attività in presenza, si potessero usare tali tecnologie per la formazione e la didattica a distanza: i teorici si dividevano tra quelli favorevoli agli interventi “in differita”, ad esempio con l’uso della posta elettronica e quelli che sposavano gli interventi in “tempo reale”, come la VDC (Video conferenza). L’Istituito delle Tecnologie Didattiche del CNR di Genova fu per lungo tempo un punto di riferimento per la prima opzione, mentre aziende quali la Telecom-STET optarono per la seconda lanciando un Progetto di grido “Telecomunicando”. Tutti in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione” . Anche piccole aziende di eccellenza, di settore, quale DIDAEL di Milano offrirono strumenti e contenuti attraverso “piattaforme didattiche specializzate” e software didattico innovativo, nelle varie aree disciplinari, molto seguiti. Ma la RAI non stava con le mani in mano e attraverso RAI Education diretta in quegli anni da Gianni Minoli si inserì alla grande nella partita varando Programmi quali “ Il Diverti PC” e “Il Diverti Inglese”, che ebbero un grande successo.
Poi arrivò un periodo di latenza, soprattutto dopo il crollo del “mito dell’e-book” cioè del tentativo di sostituire, nella scuola, i libri di testo con libri elettronici o con piattaforme web. Osteggiati dagli editori, non amati dai docenti, che si sentivano e si sentono rassicurati dal libro cartaceo e “ di testo”. Le norme cogenti prima, gli orientamenti poi del Ministero per passare nel giro di un triennio dai testi cartacei a quelli elettronici si dissolsero e alla fine di rinvio in rinvio si tornò al trionfo degli zaini degli studenti carichi di libri, fin dalla scuola elementare (primaria).
Il rafforzamento della Biblioteca di Documentazione Pedagogica di Firenze (BDP, poi INDIRE (Istituto per l’Innovazione Didattica e la Ricerca Educativa), Agenzia del Ministero MPI e MIUR, portò gli insegnanti e le scuole più sensibili a seguire un nuovo slogan : e-learning. Cioè non trasposizione da cartaceo ad elettronico, ma originali e ricchi ambienti di apprendimento multimediali e interattivi su web. Integrati dalle LIM (lavagne interattive multimediali). Il Progetto DIDATEC fu uno dei prodotti di eccellenza di tale stagione. Intere Regioni, con il progetto MARTE, iniziarono a sperimentare in modo capillare queste nuove strategie didattiche e formative a distanza, in modo esteso. Il MIUR lanciò un progetto innovativo di formazione a distanza dei docenti: NETFORM, coordinato attraverso Reti di scuole.
Ma con l’arrivo prepotente, anche nelle scuole italiane, del Coding, di ”Internet of things” e con l’esplosione della robotica educativa l’e-learning andò in soffitta. Nel 2015 venne varato il PSTD, Piano nazionale “Scuola digitale”, che è diventato il cardine attorno a cui si è mossa fino ai nostri giorni la politica educativa del MIUR, nei confronti delle scuole, supportata enormemente dai Fondi Europei PON (FSE e FESR). Arrivarono tanti fondi per cablare e dotare le aule e gli altri ambienti di connessioni digitali, sempre più a banda larga, l’acquisto di Devices multiuso e integrabili (tablet, telefonini ecc.) arrivarono gli “animatori digitali”. Arrivò anche “ Il registro elettronico”.
La classe, gli insegnanti, articolati in varie figure, i libri di testo, i devices digitali, le connessioni veloci, avevano saldamente ripreso una centralità insostituibile, nel tempi e negli spazi. L’unico erede della passata stagione sembrava essere condensato nel cosiddetto “Registro elettronico”, ovvero in tutte azioni fatte prima dall’insegnante su registri cartacei (assenze, argomenti trattati, valutazioni, comunicazione scuola famiglia ecc) e adesso trasferite su piattaforma elettronica, consultabile anche a distanza in tempo reale.
Una insperata rinascita…
Purtroppo è arrivata l’era del Coronavirus, le scuole hanno sospeso l’attività didattica in presenza. Le chiusure si sono prolungate e sotto spinte parallele il MI ha varato delle disposizioni che rendono obbligatorie delle pratiche di Didattica a Distanza. In parte esplodendo delle prassi già presenti, legate al “Registro elettronico” o a iniziative spontanee, già attivate in coincidenza con assenze degli alunni, dagli stessi insegnanti titolari e dall’uso sempre più ampio delle chat tra genitori, ufficializzate dalle scuole, attraverso i rappresentanti di classe. Quindi “comunicazioni urgenti”, “compiti a casa”, semplici “schede didattiche”, inviate alla famiglia o direttamente allo studente e rinviate alla scuola o al docente.
D’altronde andava anche dato un senso alla assenza massiccia, dal posto di lavoro, del personale docente, regolarmente retribuito. Fino al punto di poter attivare “supplenze brevi”.
Andava prevenuta una disaffezione degli alunni e un ritardo nell’attuazione dei percorsi curricolari, anche in vista delle valutazioni e degli esami finali.
Valutazioni, periodiche, degli studenti che si sono rivelate forse il principale vulnus attuale dei sistemi di Didattica a Distanza messi in atto. Che carattere dargli: formative e/o sommative?. Quale grado di attendibilità, in ambiente domestico, pluri-influenzabile?. Qui siamo nel campo di “history cases”.
Esami e valutazioni finali che ormai si profilano definiti: tutti promossi alle classi successive, compresi i casi di recupero “debiti” in settembre. Data per scontata la decisione MIUR successiva al 18 Maggio, ovvero il non ritorno in classe, si profila un esame di terza media (secondaria superiore di primo grado), attraverso la discussione di una tesina e un esame di maturità, limitato al solo colloquio on-line.
Coì arriviamo al tam tam giornalistico sulle crisi dei genitori presi, a tempo pieno, dall’inedito lavoro di tutor didattici dei figli e sulle crisi degli stessi figli privati del gruppo dei pari e del ruolo “terzo” dell’insegnante rispetto alla famiglia.
Insomma si arriva sempre più a parlare, non solo di compiti a casa, in attesa che la scuola riapra, ma all’allontanarsi di questa scadenza di vera e propria “Didattica a distanza”, termine italiano derivato da “Distance learning” molto più pregnante e auspicabile.
In sostanza, a macchia d’olio, sono stati concepiti interventi sempre più integrati e coordinati dagli insegnanti, fino a ricostituire quasi interamente il corpus degli interventi praticati in presenza. Naturalmente, nella maggior parte dei casi siamo lontani da “Distance learning” o da “e-learning”, perché si tratta della trasposizione in remoto di lezioni o compiti che venivano erogati in presenza. Appunto siamo nell’ambito della “Didattica a distanza”.
Ma il MI (Ministero dell’Istruzione) ha voluto cogliere questa occasione per recuperare la ricchezza che offriva e offre un ambiente web per la didattica, varando, sul proprio sito www.miur.gov.it una specifica Area Web con annesse piattaforma di riferimento, in cui recuperare anche tutto quell’aspetto di “lavoro laboratoriale” che molti insegnanti, sia per la natura della loro stessa disciplina (es, Fisica), sia per metodologia didattica attiva, praticavano a scuola (es. Reggio Children).
La Scuola non si ferma
#LaScuolaNonSiFerma. Anche al tempo del Coronavirus. Il Ministero dell’Istruzione, con uno slogan molto efficace, in questi giorni, ha deciso di raccogliere in una rubrica dedicata e sui propri canali social tutte le esperienze, le storie, i gemellaggi, gli esempi di didattica a distanza che arrivano ogni giorno dalle scuole italiane. Un modo per non perdere il contatto con le studentesse e gli studenti, per animare il racconto delle buone pratiche, per riunire le istituzioni scolastiche. E per dimostrare che il mondo della scuola, anche in un momento così difficile e imprevedibile, vuole andare avanti.
Per segnalare “Cases History” si può scrivere a: lascuolanonsiferma@istruzione.it
Ma come dicevamo per il personale scolastico è un obbligo quello di supportare la Didattica a distanza. Infatti i dirigenti scolastici, secondo quanto previsto dal Dpcm dell’8 marzo 2020 , seguita da una nota MI di pari data, devono attivare, per tutta la durata della sospensione delle attività didattiche nelle scuole, modalità di didattica a distanza, con particolare attenzione alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità.
Attraverso un’apposita Area Web del sito MIUR.gov.it, è possibile accedere a: strumenti di cooperazione, scambio di buone pratiche e gemellaggi fra scuole, webinar di formazione, contenuti multimediali per lo studio, piattaforme certificate, anche ai sensi delle norme di tutela della privacy, per la didattica a distanza.
I collegamenti delle varie sezioni consentono di raggiungere ed utilizzare a titolo totalmente gratuito le piattaforme proprietarie e gli strumenti messi a disposizione delle istituzioni scolastiche grazie a specifici Protocolli siglati dal Ministero con le aziende.
Dalla Didattica a distanza all’Apprendimento a distanza
Una Nota Guida di sintesi, per le scuole, è stata emanata il 13 Marzo 2020 e costituisce l’interessante tentativo di sfruttare la risposta positiva, anche socio-psico-pedagogica e generazionale, da parte del personale della scuola, degli studenti e dei genitori all’ampio uso della Didattica a distanza per allargare il campo e riproporre modelli più ricchi di e-learning e cooperative learning.
Ecco i punti salienti delle strategie e degli strumenti adottati:
E’ stata allestita sul sito web istituzionale una sezione dedicata alla Didattica a distanza (https://www.istruzione.it/coronavirus/didattica-a-distanza.html), un vero e proprio “ambiente di lavoro” per aiutare le scuole, articolato in: piattaforme gratuite realizzate appositamente per le scuole che permettono agli insegnanti di gestire le attività di classe a distanza attraverso qualsiasi computer o dispositivo mobile; – strumenti di cooperazione; – scambio di buone pratiche e gemellaggi fra scuole; – webinar di formazione; – contenuti multimediali per lo studio.
Le piattaforme, con materiali didattici, messe a disposizione dei privati, sono state rese disponibili gratuitamente nell’uso e nel tutorial e la gratuità va intesa sia nella fase di adesione ed utilizzo dello strumento sia al termine di tale fase.
Di grande interesse sono i “Materiali multimediali”, contenuti didattici utili per l’approfondimento delle discipline curricolari che gli insegnanti e i loro studenti possono consultare e scaricare. A questa sezione del sito web hanno aderito partner come Rai Cultura, Treccani e Reggio Children. Uno spazio è alimentato con materiali di approfondimento e altre iniziative segnalate da scuole e altri attori che saranno man mano caricate.
Si segnala, in particolare, l’iniziativa lanciata da INDIRE in accordo con il Ministero, che mette a disposizione dei dirigenti scolastici e dei docenti che ne faranno richiesta, l’esperienza maturata dalle reti di scuole del Movimento «Avanguardie educative» e del Movimento «Piccole Scuole».
Infine un nuovo accordo quadro RAI-MIUR social, per attività didattiche in diretta sui canali RAI.
Sulla sezione citata della piattaforma attuale MIUR è possibile accedere a specifici webinar finalizzati a mettere in atto, diffondere e condividere buone pratiche a sostegno dei processi di innovazione della didattica nel nostro sistema scolastico.
Nella seconda sezione, della stessa, denominata “Le piattaforme” viene offerto alle scuole l’accesso gratuito a piattaforme certificate di didattica online messe a disposizione da partner che hanno attive collaborazioni con il Ministero.
Il MI ha reso disponibile una casella di posta elettronica per l’assistenza alle scuole, anche con riferimento alle problematiche riferibili agli studenti con bisogni educativi speciali (supportoscuole@istruzione.it).
Un futuro diverso per la didattica e l’apprendimento
Certo la Didattica a Distanza e l’E-learning, generalizzati, richiedono attrezzature e collegamenti internet veloci, che tutti al momento non hanno. Il MI ha messo a disposizione 85 milioni di euro: 70 per acquisto tablet e Pc per studenti, 10 per consentire alle scuole di dotarsi di eventuali ulteriori piattaforme, 5 per la formazione del personale scolastico. In più 1000 euro per ogni animatore digitale e la possibilità di contrattualizzare 1000 assistenti tecnici a disposizione di scuole di ogni ordine e grado.
Dalle indagine fatte risulta che, potrebbe sembrare un paradosso, le richieste che le famiglie rivolgono alle scuole vanno oltre i compiti e le lezioni a distanza. Esse cercano infatti un rapporto più intenso e ravvicinato, seppur nella virtualità dettata dal momento. Chiedono di poter ascoltare le “voci e le rassicurazioni” degli insegnanti e dei tutor, di poter incrociare anche gli sguardi rassicuranti, per poter confidare paure e preoccupazioni senza vergognarsi di chiedere aiuto.