Valutare in “digitale”

Funziona la didattica digitale?

In piena emergenza le scuole stanno reagendo come meglio possono, sicuramente con estrema creatività, impegno e dedizione, ma anche con tanti dubbi e perplessità. Si tratta effettivamente di imparare facendo e sperimentando, con tutti i limiti annessi e connessi, ma anche con le grandi soddisfazioni che ne scaturiscono, quando improvvisamente si superano ostacoli “tecnologico-didattici” considerati in precedenza inutili o al di fuori delle proprie forze e capacità. Ora giornalmente si affrontano problemi digitali di qualsiasi natura: tecnici, organizzativi, comunicativi, di sicurezza, oltre a quelli più strettamente pedagogici, in particolare per comprendere se ciò che si svolge didatticamente online funziona o non funziona. Ma già il semplice fatto di essere lì, ogni mattina con la webcam e il microfono accesso, continuando a tessere le relazioni educative con i discenti, funziona. Dialoghi, parole amiche e incoraggiamenti rappresentano per i ragazzi, per le famiglie che indirettamente ascoltano e per noi docenti che le esprimiamo, momenti di rassicurante tranquillità in un mare di incertezze e di paure.

Valutare i processi e non solo i prodotti

Dal punto di vista operativo gli orientamenti didattici sono diversi, come è giusto che siano. C’è chi attiva una “traduzione digitale” del proprio lavoro, riproponendo ciò che faceva in presenza mediato ora dalla tecnologia. Giornalmente si discutono argomenti, si inseriscono informalmente presenze, si interroga online e si impostano digitalmente verifiche aperte, strutturate e semistrutturate. C’è chi invece non perde l’occasione di reinventare il proprio modo di insegnare e la stessa interazione educativa. Si sperimentano nuovi modi di fare lezione, con l’obiettivo di rendere i discenti più attivi, collaborativi, inclusivi e responsabili. Si affidano così agli studenti lavori basati su una progettazione ed elaborazione cooperativa. Gli studenti suddivisi in piccoli gruppi tramite un wiki e/o attraverso documenti con l’editing sincrono condiviso (come nel caso delle Google APP) sviluppano compiti autentici la cui restituzione multimediale è il naturale compimento. Per alcuni docenti diventa ovvio quindi inserire criteri e metodi di valutazione alternativi[1] in cui vengono prese in considerazione non solo i prodotti, ma soprattutto i processi e in particolare le produzioni creative in cui i discenti mettono in pratica e concretizzano le conoscenze acquisite.

Valutare l’impegno e la partecipazione

Negli ambienti di apprendimento come Moodle ci si rende conto, ad esempio, della partecipazione indipendentemente dalla presenza sincrona del docente. I tracciamenti automatici presenti nella piattaforma registrano giorno per giorno le azioni che gli studenti compiono all’interno, siano esse attive (produrre, interagire, impostare nei forum, collaborare), siano esse recettive (scaricare materiali, visionare video, leggere interventi nei forum). Il tracciamento racconta una storia individuale e allo stesso tempo collettiva, che può essere sempre riletta anche in un secondo tempo e valutata. In questo modo ciò che nella tradizionale normalità è offuscato – come avveniva nello studio individuale fatto a casa – diventa manifesto nella operativa concretezza digitale.

Valutazione sincrona di supporto: feedback e feedforward

Ancora più interessante è la possibilità di compiere osservazioni di supporto nei confronti degli studenti in tempo reale, durante lo svolgimento di un lavoro o l’elaborazione di una consegna. Tale modalità presente in alcuni ambienti di apprendimento online è particolarmente utile per aiutare gli studenti in difficoltà. Sicuramente risulta indispensabile per sostenere coloro che hanno bisogni educativi speciali. In tali frangenti il docente e/o l’insegnate di sostegno possono osservare step by step in presa diretta dal proprio computer come opera lo studente, quali siano i suoi dubbi, gli ostacoli, le difficoltà che incontra e gli errori che compie. In tempo reale è quindi possibile servendosi parallelamente della video conferenza offrire commenti vocali di supporto nella forma di feedback e di feedforward. Si riesce così ad aiutare gli allievi in difficoltà proprio nel momento in cui serve. Alle volte si tratta solo di piccoli interventi, ma indispensabili, in quanto fanno superare senza problemi l’impasse e i momenti di criticità che altrimenti impedirebbero un sereno e completo svolgimento del lavoro assegnato. A titolo esplicativo in Moodle tale possibilità di intervento sincrono su consegne in svolgimento si chiama “compito online”.

Valutare in maniera alternativa tramite punteggi e badge

Gli strumenti che è possibile mettere in campo in remoto possono assumere svariate forme didattiche anche di tipo ludico. Prendendo sempre riferimento l’ambiente di apprendimento Moodle, e ricordando che la base teorica su cui la piattaforma è stata strutturata è di tipo “pedagogica costruzionista sociale“[2] risulta relativamente semplice sviluppare processi di gamification in cui gli elementi, le meccaniche e le dinamiche del gioco vengono applicate a particolari attività didattiche svolte online. Si tratta di politiche di premiazione e di incoraggiamento basate su punteggi incrementali (non esistono sottrazione di punteggio, ma un continuo accumulo come avviene nei videogiochi) e di riconoscimenti digitali tramite badge che segnalano un completamento positivo di una consegna o di una attività didattica svolta. In sintesi tali sistemi rappresentano degli elementi integrativi/alternativi alle forme di valutazione tradizionali, che possono alla fine essere sempre tradotte in una valutazione sommativa. Inoltre è importante considerare la loro ricaduta motivazionale che è indubbiamente forte per i ragazzi che si ritrovano facilmente in tali meccaniche senza remore alcune.

Prove di verifiche su carta o studenti Videoterminalisti?

Come per gli esploratori o i cartografi del passato, per tutti, dirigenti/docenti/discenti si tratta di entrare in una “terra incognita digitale” in cui le tradizionali certezze di un tempo non esistono più. Un punto importante da considerare è che ogni proposta didattica, ogni relazione educativa è quasi sempre vista, svolta, trasmessa e vissuta dietro uno schermo. Gli schermi hanno diverse dimensioni ed ergonomie e pongono diverse problematiche a livello, sia di fruizione, sia di salute (occhi, postura)[3]. È necessario considerare inoltre che i fruitori sono ragazzi per gran parte minorenni in piena fase di crescita con un alto il rischio di sviluppare paramorfismi oltre a problemi visivi. Per questo è necessario prendere alcuni accorgimenti.

In primo luogo è evidente a tutti che gli studenti non possono passare il loro tempo mattina e sera e per tutta la settimana davanti ad uno schermo[4]. Diventa quindi necessario in primo luogo graduare e riformulare giornalmente e settimanalmente gli interventi in videoconferenza considerando i carichi di lavoro e le dovute pause di “lontananza dallo schermo” da effettuare tra una lezione l’altra.

In secondo luogo è necessario considerare che una lezione in videoconferenza anche per la sua fruibilità non può basarsi su un docente che parla per l’intero arco di tempo a sua disposizione. La spiegazione deve essere interattiva, intervallata da domande e risposte, da qualche momento di riflessione, e da attività da svolgere in diretta sotto la supervisione del docente in videoconferenza. Si tratta di coinvolgere gli studenti il più possibile in modo che siano attivi, partecipi e produttivi.

In terzo luogo bisogna proporre delle consegne in cui non sia necessario usare sempre il computer o lo smartphone. Gli studenti, lontani dagli schermi, possono leggere/studiare il libro di testo, rispondere alle domande per iscritto, disegnare mappe concettuali, scrivere dei report o delle composizioni. La consegna pur “cartacea” può essere digitalizzata in pochi secondi con una foto fatta con lo smartphone e caricata poi online nelle piattaforme FAD di riferimento. Per un approccio realmente sostenibile serve una rimodulazione oraria disciplinare proporzionale al monte orario settimanale insieme ad una revisione/rimodulazione delle attività programmate all’inizio dell’anno scolastico.

Un utile libro da rispolverare scritto nel 1993 per dirigenti e per docenti per arrivare a forme snelle di insegnamento/apprendimento è “La didattica breve: insegnare e studiare in meno tempo per una formazione a qualità totale” scritto dal Prof. Filipppo Ciampolini ed edito dal Mulino.

Valutare, ma entrando “in punta di piedi” nelle case

Le famiglie sono, in tali frangenti, involontarie testimoni e per certi versi indirette protagoniste di una scuola che “senza più pareti” entra nel proprio domicilio. È necessario per i docenti avere le idee molto chiare in merito al registro comunicativo da usare nelle videoconferenze in quanto si entra nell’intimità di un famiglia in un periodo così tragico, con tutte le problematiche che possono essere presenti e che non si conoscono. Perciò nei casi di mancanze, ritardi, partecipazione alterna da parte dei discenti bisogna essere profondamente empatici, disponibili ed esercitare un ascolto attivo. Possono trattarsi di semplici problemi tecnici, o anche momenti di stanchezza, oppure purtroppo di problematiche più gravi. È difficile comprendere in che situazione lo studente e la famiglia viva, anche perché può dominare un sentimento di riservatezza nell’evidenziare certe situazioni e momenti di difficoltà. È necessario partire dal presupposto che l’azione didattica in tali frangenti emergenziali ha come obiettivo quello di continuare ad alimentare le relazioni educative in cui è importante continuare ad apprendere, ma ancora più importante è rappresentare momenti di tranquillità e di serenità per i ragazzi e le famiglie.

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[1] G. Wiggins (1998). Educative assessment. Designing assessments to inform and improve student performance, San Francisco, CA: Jossey-Bass.

[2] Si veda in particolare per comprendere la valenza e la filosofia educativa su cui Moodle si basa il seguente approfondimento: https://docs.moodle.org/archive/it/Costruzionismo_sociale

[3] Si veda in particolare il sito dell’INAIL: https://www.inail.it/cs/internet/attivita/prevenzione-e-sicurezza/conoscere-il-rischio/ergonomia/videoterminali.html

[4] È essenziale la lettura di tutto il TITOLO VII – ATTREZZATURE MUNITE DI VIDEO TERMINALI del D.Lgs. 09 aprile 2008 n. 81