Inclusione educativa e distanziamento sociale
Non c’è esperienza quando accade una cosa come il corona virus, non c’è norma. Quelle che, tribolando per le fake, arrivano con il telegiornale della notte di sabato o domenica, vanno rispettate. Tra la norma e la tua comunità di docenti, genitori, studenti, personale della scuola che dirigo, l’IC3 di Modena, c’è il buon senso e il sentirsi istituzione. Anzi, il buon senso istituzionale che deve rammendare paura ed assenza. Di 150 lavoratori, 1000 studenti, 2000 genitori, 4000 nonni, chissà quanti fratelli, sorelle, ecc.
Ciò che favoriamo quotidianamente, la relazione per apprendere, improvvisamente vietate. L’esserci fa male, il non esserci fa bene. Le parole come sempre raccontano. “Distanziamento sociale” recita l’ultimo DPCM; il termine descrive la precauzione più importante e, se si riflette, è l’esatto opposto di inclusione sociale. In un tempo pieno di primaria la frequenza occupa un terzo della giornata di un bimbo. Utilizzavo questo argomento per dire quanto fosse importante stare in uno spazio bello. Ecco, ora è venuto meno lo spazio in sé.
Prima settimana: la sorpresa
Si poteva immaginare, ma tra il dire ed il fare, la chiusura sembrava lontana. Invece, chiusura. Nel caos di informazioni e sollecitazioni dei social, delle famiglie, non ho fatto molto. Ho, soprattutto, pensato. Innanzitutto di cercare notizie ufficiali. “Con la firma” diremmo oggi a ben vedere dopo gli ultimissimi avvenimenti, per cercare di capire il meglio per la scuola e, insieme, tranquillizzare tutta la comunità. Istituzionalizzare il problema. La cosa più difficile in un mondo come quello della scuola in cui i social, l’individualismo delle iniziative, possono farla da padrone. Per questo è sempre stato tenuta aperta la comunicazione con il presidente del consiglio di istituto e quelli dei comitati genitori che rappresentano la scuola militante dal punto di vista dei genitori.
Mi sono indirizzato su pochi semplici principi: l’assegnazione delle attività didattiche a casa è competenza dei docenti e non si possono sollecitare; meglio preferire un segnale di presenza relazionale, un dire “ci siamo”; i canali di comunicazione devono essere il più possibile istituzionali, come la posta dei docenti di istituto o la piattaforma adottata dalla scuola o il registro elettronico; l’attenzione a raggiungere tutti, con un occhio particolare agli studenti in difficoltà, i più soli in queste situazioni.
Infatti, è vero che le condizioni cambiano, ma non è concepibile che in una scuola dove si predica la didattica attiva, il sé e l’altro, improvvisamente ci si scatena con i compiti o la didattica a distanza che ha alti tassi di passività! Poniamo tanta cura alle autorizzazioni, al GDPR e poi ci si scatena con i whatsapp? forse siamo arrivati impreparati, ma è stata l’occasione per dire che quel canale non è un canale della scuola. Per i disabili irraggiungibili (nel senso che le famiglie non hanno un gran contatto con la scuola), stiamo rivalutando anche la buca delle lettere! Così è trascorsa la prima settimana lasciando ai docenti grande autonomia di scelta ma soprattutto di pensiero.
Seconda settimana: l’organizzazione e l’allenamento.
Aperta da una mail domenicale rivolta a tutti i docenti, in cui si annunciava qualche indirizzo, visto il prolungamento, è stata quella in cui si è provato a dare un primo indirizzo e, credo, molti si siano attrezzati per la magica formula riscoperta dai meandri delle formazioni tecnologiche: la didattica a distanza. Mi preme fissare un principio facile facile: imparare a fare lezione in una classe in presenza richiede tirocinio effettivo non banale, figurarsi attivare soluzioni di didattica a distanza che non è “la classe senza l’aula più internet e pc”.
Così è nata la prima circolare, “Fare comunità ai tempi della sospensione” https://www.ic3modena.edu.it/circ-263_fare-comunita-ai-tempi-della-sospensione-dal-2-all8-marzo-2020-dpcm-1-marzo-2020/ dove si riprendevano i principi della settimana precedente, l’autonomia e la responsabilità dell’azione docente, l’utilizzo di canali istituzionali, l’importanza dell’approccio relazionale e di compiti di realtà:
“Cari bimbi e ragazzi, teniamoci in forma con il corpo (stare all’aria aperta, pochi videogiochi, ecc.), il cuore (una visita ai nonni, un pomeriggio con mamma e papà, ecc.), la mente (leggere un bel libro, vedere un film in tv, fare un gioco intelligente, scrivere una storia, seguire le indicazioni dei maestri e dei prof se ce le danno, ecc.). “
Come anche evidenziato dal concorso grafico sulle dieci regole di igiene, poi doppiato da quello sulle foto che raccontano il loro tempo.
In più non si poteva non ricordare che, soprattutto i ragazzi più grandi in difficoltà, nei colloqui di fine quadrimestre, erano stati invitati a lavorare da soli, visto che sapevano come recuperare.
Personalmente la preoccupazione più grande era che le attività per gli studenti a casa si traducessero esclusivamente in compiti a casa e che non vi fosse un accordo dei team o, come auspicato, addirittura delle classi parallele. Che, insomma, che potesse diventare – come non è stato – una corsa a date compiti.
“I compiti non sono un surrogato della scuola, solo soltanto una delle tante attività didattiche di sedimentazione e scoperta, e sono legati al processo didattico avviato da ogni team o consiglio di classe in autonomia. In altre parole non hanno il magico potere di sostituire la scuola dell’obbligo che è apprendimento in relazione e in comunità.”
Perciò sono state condivise con i docenti alcune tipologie di attività, come il recupero, l’accompagnamento, il potenziamento, la curiosità; alcuni criteri per individuare modi e contenuti adeguati, come il buon senso, l’autonomia nel destinare attività e lo sfruttamento delle potenzialità tecnologiche messe a disposizione della scuola. Questo ha avuto due risvolti: la scoperta delle loro potenzialità e, al tempo stesso, una sorta di allineamento di condotta nell’uso, importante come risposta complessiva della scuola al disagio delle famiglie. Fissando, anche, da subito i limiti dell’apprendimento a distanza soprattutto in ambito scuola dell’obbligo:
“Come in ogni attività umana anche l’apprendimento a distanza ha le sue regole, i suoi tempi e le sue modalità. Una lezione a distanza in sincrono o in asincrono non è la stessa cosa di una lezione in presenza. Non perché sia meglio o peggio, ma perché è differente. Come sempre, però, può essere l’occasione per tutti noi per imparare…Sull’uso delle potenzialità telematiche decisiva è la certezza di poter raggiungere tutti: se si attivano questi processi bisogna essere certi che TUTTI gli studenti abbiano accesso.”
Infine l’attenzione a coloro che apprendono in maniera diversa, anche attraverso un contatto diretto, cosa che nella quotidianità avviene già normalmente: perché abbandonare questa pratica quando ce n’è più bisogno? Anche solo una telefonata può fare la differenza.
Ecco, il suggerimento di soluzioni semplici sia tecnologiche che didattiche è stato come un mantra, e, al tempo stesso, in una idea di formazione che serva alla scuola, prodromico al rientro alla normalità e ai prossimi anni.
“Non avventuriamoci in soluzioni didattiche mai sperimentate (TEAL, Flipped Classroom, ecc.): tutte le metodologie “differite” hanno dei precisi protocolli per testarne la validità e l’efficacia. Se non le abbiamo mai sperimentate, non mi sembra sia il momento per farlo. Al rientro se siete interessati attiviamo della formazione specifica, eventualmente. Detto chiaramente: dare ai ragazzi argomenti mai fatti spacciandolo per soluzione didattica è una bufala. Lavoriamo tanto su autonomia e responsabilità dei ragazzi. Puntiamo su soluzioni che li aiutino, non che creino ulteriori disparità.”
Terza settimana: quotidianità ed abitudine
La nuova settimana di sospensione ha in qualche modo imposto che le scelte della prima e l’allenamento della seconda fossero messe a regime. Sperimentando anche nuove forme di comunicazione con i docenti, come l’incontro on line del venerdi. In cui sono state fissate un po’ di certezze, ma anche di chiarimenti da effettuare con le famiglie attraverso una nuova circolare. Con la circolare “Fare a scuola ma non a scuola” https://www.ic3modena.edu.it/circ-266_fare-scuola-non-a-scuola-dpcm-4-marzo-2020-art-1-gh-nota-prot-278-del-6-marzo-2020/
Per esempio sull’opportunità di fare lezioni on line in diretta, o sul valore della didattica a distanza nella scuola dell’obbligo.
- la scuola è apprendimento in presenza e in gruppo. E la responsabilità è del docente. Anche per i “compiti” che non sono la scuola, nè possono sostituirla.
- L’apprendimento, quindi, è fatto di relazione ed autonomia. È come un pendolo: mano che i vostri figli crescono passano da una relazione molto forte fatta di parole, sguardi, attenzioni ad una crescente autonomia. IC3, nei suoi principi, non rinuncia alla relazione neanche quando aumenta l’autonomia.
- L’apprendimento a distanza, invece, è sempre del singolo, sia che si tratti di 1 che parli ad uno o a molti, sia di molti che parlano con molti e, quindi, si fonda su una fortissima dose di autonomia e responsabilità tipica degli studenti delle superiori e dell’Università.
- Proveremo a fare delle esperienze di insegnamento a distanza ma differenzieremo le esperienze in base all’età e al pendolo “relazione-autonomia”. Dobbiamo imparare anche noi, perché in due settimane stiamo realizzando cose per cui, rispetto alla distanza, pochissimi hanno esperienza.
- Quindi NON vi aspettate lezioni on line in diretta che sostituiscano la lezione in classe. Fare lezione in classe richiede un apprendistato di qualche anno, figuratevi spiegare a distanza con 25 alunni che in presenza si possono “sentire” con lo sguardo, la voce, la prossemica per stimolarli e non farli distrarre, mentre on Line sarebbero già altrove, almeno con la mente.
- Quindi NON si faranno argomenti nuovi. Nulla sostituisce la lezione del docente per nessuna eta. Allo stesso tempo non ci saranno verifiche e valutazioni che non sono regolate on Line. Si faranno attività ed esperienze di correzione, accompagnamento, arricchimento. Tra queste ricordiamo i due concorsi, sui 10 consigli contro il virus e sulle fotografie durante questa assenza.
- Molto importante: nulla è stato perso e nulla è da recuperare. È una situazione che non si prevedeva, esami e invalsi ne terranno conto. Anche noi, però, dobbiamo tener conto che i ritmi di apprendimento ed insegnamento di un bimbo o di un ragazzo non si possono imporre o, peggio, accelerare; o peggio ancora, violare aumentando i contenuti. Non siamo all’università.
L’accordo con i docenti e, al tempo stesso, l’istituzione che si rende garante di tali principi, ha permesso di progettare percorsi diversi a distanza per primaria (più legati a scoperta, esercizio, compiti di realtà) e secondaria (utilizzo di Google classroom e di meet come strumento di condivisione e videoconferenza). Con suggerimenti di equilibrio tra le discipline ed i docenti, anche per evitare che i ragazzi stessero tutto il giorno davanti ad uno schermo.
Una specie di orario di collegamento per la secondaria https://docs.google.com/spreadsheets/d/1lu4KAJGXPOQOkVJAmiZW_pePeFZduDTsnNbkSo6GDpI/edit#gid=2048237271
Anche per l’infanzia: video delle maestre, saluti, piccole attività da fare a casa.
Un bacheca permette di caricare attività anche per classi parallele facilmente esplorabili anche dai telefoni cellulari https://www.ic3modena.edu.it/home/bacheca-ic3-modena/
Uno spazio dedicato a docenti ma anche per le famiglie raccoglie materiali on line che nel frattempo varie istituzioni hanno messo a disposizione https://www.ic3modena.edu.it/dipartimenti-per-competenze-2/didattica-a-distanza-risorse/
Quarta settimana… ad libitum
Distanziamento sociale vs avvicinamento digitale: la didattica dell’appuntamento
Nel momento in cui scrivo nella prima zona dove si trova la mia scuola si prolungherà il tutto fino ad aprile. Ciò significa che i principi e le soluzioni sperimentate saranno sottoposte all’erosione dell’abitudine. L’istituzione, qui, secondo me, ha un ruolo fondamentale. Sia nell’attivare forme diverse per tenere insieme la comunità, sia per incentivare i singoli docenti a non mollare. Avevamo previsto una grande festa al rientro per festeggiare i nuovi ambienti che abbiamo realizzato, avevamo in ballo tante formazioni presso il nostro Future Lab chiamato Spazio Leo, volevamo coinvolgere più docenti della primaria nella sperimentazione sull’autovalutazione e sulla valutazione narrativa.
Nei modi e tempi opportuni ci proveremo, con un software di webinar, creeremo degli appuntamenti, un palinsesto. Una tv! Spazio Leo TV
Individueremo un giorno a settimana, alle 16 faremo la tv dei piccini (letture, un mago…), alle 17 la tv dei ragazzi (conoscere la storia del cinema, art attack, costruire una serra idroponica fai da te), alle 18 “teacher quark”, formazione per i docenti che permetterà di non interrompere i cicli che avevamo avviato in Spazio Leo https://www.ic3modena.edu.it/scuola-secondaria-di-i-grado-mattarella/spazio-l-e-o-learning-expression-on-the-job/
Insomma un gigantesco “Non perdiamoci di vista”.
Cosa resterà del corona virus
Non sviluppo riflessioni psicologiche o relazionali, che pure sono importanti e le scopriremo.
Indico solo tre piste di riflessione.
Il digitale a scuola non può essere più l’ospite mal digerito. Si capirà che può servire e non solo per le emergenze ma per apprendere in modo diverso. Quindi va favorita la formazione sul digitale, sugli strumenti posseduti. Potranno diventare davvero quotidiani.
Qualcuno imporrà al dibattito sulla scuola il tema del “recupero rispetto al programma”. Forse sarà l’occasione per capire che l’apprendimento non è una gara a ostacoli, ma è un processo collegato a tante variabili tra cui il tempo è una potenzialità, non una gabbia.
L’ultima è molto personale: tra le cento cose che chiedo ai genitori l’anno prossimo a inizio anno devo ricordarmi di chiedere se hanno una connessione a casa, di che tipo e con che dispositivo accedono ad internet insieme ai loro figlioli. Metto in agenda perché potrebbe tornarmi utile…