L’impegno delle Nazioni Unite (ONU) sulla cittadinanza globale
Nel 2015 l’ONU rende noti due documenti molto importanti, sincroni e correlati.
Il primo documento conclude il Forum tenutosi a Parigi nel gennaio del 2015 ed è dedicato all’Educazione alla Cittadinanza globale. Questo documento è centrato sull’innovazione pedagogica, sull’elaborazione di programmi educativi e sulla educazione formale e non formale, al fine di fornire indicazioni generali sull’integrazione della cittadinanza globale nei sistemi educativi del mondo.
Il documento si propone di tradurre l’educazione alla cittadinanza globale in temi e obiettivi didattici di apprendimento, articolandoli secondo l’età dell’allievo. La pubblicazione, afferma nell’Introduzione Ban Ki-moon, allora Segretario Generale delle Nazioni Unite, è concepita come modello di riferimento per gli educatori, per chi si occupa di programmi scolastici, per formatori, politici e comunque per tutti coloro che lavorano nel campo dell’educazione.
Il secondo fondamentale documento è adottato dall’ONU il 25 settembre del 2015, con Risoluzione dell’Assemblea generale dedicata alla celebrazione del settantesimo anniversario dell’ONU e all’adozione dell’agenda dello sviluppo, denominata Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile[1].
AAA Cercasi “referente di scuola” per l’educazione allo sviluppo sostenibile
Con nota 2275 del 9 dicembre 2019, a firma del Capo Dipartimento dott.ssa Carmela Palumbo, il MIUR suggerisce alle scuole di prevedere:” l’inserimento dell’educazione allo sviluppo sostenibile nei curricoli di ogni ordine e grado di istruzione e di formazione, a partire dall’insegnamento dell’educazione civica e valorizzando i percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO)”.
Con la stessa nota il Ministero afferma: ”Inoltre le istituzioni scolastiche, nel rispetto della propria autonomia didattica e organizzativa, vorranno individuare un qualificato referente per l’educazione allo sviluppo sostenibile e per le azioni di sostenibilità ambientale, al fine di avviare una rilettura dei propri documenti identitari (RAV, PDM, PTOF, Rendicontazione sociale), finalizzata alla costruzione di un futuro sostenibile”.
Come si vede, vengono posti 3 obiettivi:
– uno di carattere organizzativo: l’individuazione di un referente per l’Educazione allo sviluppo sostenibile;
– uno di carattere operativo: rivedere i documenti fondamentali e identitari delle scuole finalizzandoli allo sviluppo sostenibile;
– uno di carattere implicitamente progettuale: progettare curricoli didattici che abbiano tra le loro finalità il tema dello sviluppo sostenibile.
Lavorare sulle competenze di cittadinanza
Ad ogni buon conto, occorre osservare che la tematica delle competenze di cittadinanza, dello sviluppo sostenibile e poi segnatamente dell’Agenda 2030 è stata già da qualche tempo oggetto di recepimento e accoglimento all’interno delle competenze di cittadinanza indicate dal MIUR come finalità educative delle scuole autonome.
Indico solo alcune delle tante fonti ministeriali:
– Piano per l’educazione alla sostenibilità. MIUR 28-7-2017;
– Linee guida per la certificazione delle competenze nel 1° ciclo, pag. 3, 2017;
– RAV. Guida all’autovalutazione del marzo 2017, paragrafo 2.3: auto valutare 4 competenze ritenute fondamentali per una piena cittadinanza;
– Indicazioni nazionali e nuovi scenari, febbraio 2018[2];
– Documento di lavoro del 14 agosto 2018;
– Legge 20 agosto 2019, n. 92 sull’insegnamento dell’Educazione civica (quasi tutte le tematiche previste dall’art. 3).
Comportamenti civici e cittadinanza attiva
In un certo senso, anche la normativa che regola la valutazione del comportamento, pur risalente ormai ad oltre 10 anni or sono, è bene rileggerla alla luce dei tempi, valorizzandone alcune affermazioni. Il D.P.R. 122 del 22/06/2009 all’ art. 7 recita: «La valutazione del comportamento degli alunni nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado si propone di favorire l’acquisizione di una coscienza civile ….». E poi il D.M. 5/2009 all’art.1 afferma: «La valutazione del comportamento … risponde alle seguenti prioritarie finalità: accertare i livelli di apprendimento e di consapevolezza raggiunti, con specifico riferimento alla cultura e ai valori della cittadinanza e della convivenza civile;»
In buona sostanza, parliamo di competenze di cittadinanza attiva e globale che affiancano, e talvolta si sovrappongono, alle competenze trasversali previste dalle Raccomandazioni UE, confluendo a formare il “pacchetto” delle soft skill che, unitamente alle competenze di natura disciplinare, le hard skill, costituiscono ormai le finalità della progettazione didattica, come indicato dalla predetta nota MIUR 2275/2019, e costituiscono l’asse direzionale dei documenti identitari delle Istituzioni scolastiche: RAV, PDM, PTOF, Rendicontazione sociale.
Vorrei, però, riflettere su alcuni aspetti della questione.
Quali sono le competenze richiesta ai giovani?
La maturazione delle competenze trasversali e di cittadinanza non sono una forzatura scolastica o un’innovazione spuria rispetto ai bisogni formativi dei nostri allievi. La società della conoscenza, il mondo del lavoro e delle professioni di oggi lo richiedono. Inviterei a riflettere su alcuni dati forniti dal Rapporto Excelsior del Ministero del Lavoro che indica, attraverso una inchiesta svolta presso migliaia di aziende, le maggiori competenze attese nei giovani da assumere:
Nord Ov. | Nord Est | CentroSud | Isole | |
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1. Capacità di lavorare in gruppo | 56,2 | 54,9 | 56,6 | 51,0 |
2. Capacità di lavorare in autonomia | 47,4 | 44,6 | 44,1 | 43,8 |
3. Abilità nel gestire rapporti | 44,7 | 40,1 | 39,3 | 35,0 |
4. Capacità di risolvere problemi | 39,2 | 34,6 | 37,5 | 39,0 |
5. Capacità comunicativa | 36,6 | 32,7 | 30,9 | 27,2 |
Ma queste competenze di cittadinanza hanno una correlazione evidente con due obiettivi dell’Agenda 2030:
Obiettivo 4. Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti;
Obiettivo 8. Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti.
La progettazione didattica di qualsivoglia disciplina può tranquillamente prevedere la maturazione, attraverso gli obiettivi di apprendimento, di una o più delle competenze di cittadinanza sopra citate, curvate verso i suddetti obiettivi educativi dell’Agenda 2030.
Non sono in contraddizione, bensì in correlazione e danno valore di senso ai “contenuti” appresi.
Competenze di cittadinanza e gli obiettivi di Agenda 2030
Orientare l’apprendimento in direzione delle competenze di cittadinanza e dei principali Obiettivi dell’Agenda 2030 non vuol dire modificare/trascurare/abbandonare gli obiettivi di apprendimento previsti dalle Indicazioni nazionali del primo o del secondo ciclo oppure dalle Linee guida per i Licei; anzi significa dare corpo, dare significato di senso e di contenuto ai vari PECUP, il cui conseguimento è oggetto di valutazione nella prova orale dell’Esame di Stato a partire dal 2019.
L’apprendimento che si arresti alla dimensione di nozione/informazione, di “contenuto”, è indispensabile e prioritario. Ma fa istruzione e non educazione. Tuttavia se curvato, per esempio verso obiettivi di Educazione civica o dell’Agenda 2030 potrebbe far maturare la coscienza civile divenendo un valore educativo.
Se affrontando obiettivi di apprendimento di scienze, fisica, tecnologia, chimica, storia, geografia, diritto e così via si discutono temi relativi al mare, all’energia, al petrolio, alla parità di genere, alle guerre di ieri e di oggi e via dicendo, non mi pare difficile orientare l’apprendimento di tali conoscenze in direzione di uno dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030, contribuendo a far maturare una coscienza civile, una maggiore consapevolezza del rapporto indissolubile tra sistema di sviluppo e ambiente, una visione mondiale e meno eurocentrica dei problemi, a far maturare, cioè, competenze di cittadinanza.
Tanti avvenimenti contemporanei o del passato verrebbero collegati agli obiettivi dell’Agenda 2030, illustrati dal docente e vissuti dal discente in modo più critico e responsabile: le migrazioni nel mondo ieri e oggi, i grandi mutamenti climatici e geologici del passato che hanno determinato mutamenti profondi nella vita del nostro pianeta, la sostenibilità ambientale, il nesso tra sviluppo e ambiente ieri come oggi come, ad esempio le grandi rivoluzioni industriali e le loro conseguenze sociali (Dickens insegna), le guerre di ieri e quelle presenti in Siria, Iraq e altrove. Tutto ciò diventerebbe competenza di cittadinanza, ossia visione critica del mondo in cui si vive, coscienza e consapevolezza del nostro vivere.
Obiettivi educativi di valore inclusivo
Tutti i 17 goals dell‘Agenda 2030 hanno un valore fortemente inclusivo. Tutti. Qualche esempio:
Obiettivo 1. Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo.
Obiettivo 2. Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile.
Obiettivo 3. Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età.
Obiettivo 4. Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti.
Obiettivo 5. Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze.
Obiettivo 6. Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie.
Obiettivo 7. Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni.
Obiettivo 8. Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti.
Obiettivo 10. Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le nazioni.
Obiettivo 16. Promuovere società pacifiche e inclusive per uno sviluppo sostenibile.
Allora penso che orientare l’apprendimento verso obiettivi educativi di valore inclusivo non può essere fatto se non attraverso didattiche di eguale segno. Per cui mi pare indispensabile che, oggi più di ieri, le metodologie, le forme della valutazione, la progettazione didattica, in breve: l’ambiente di apprendimento, abbiano un’impostazione nettamente inclusiva erga omnes.
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[1] Con queste parole inizia il mio volume sull’argomento, della cui citazione mi scuso:
TOMMASO MONTEFUSCO, Competenze di cittadinanza e didattica inclusiva. L’Agenda 2030 e UDA sulla cittadinanza. Edizioni dal Sud, Bari 2019.
[2] Sul tema “nuovi scenari” si veda il testo di: G.Cerini, S.Loiero, M.Spinosi (a cura di), Competenze chiave per la cittadinanza. Dalle Indicazioni per il curricolo alla didattica, Tecnodid, Napoli, 2018.