Si è parlato molto negli ultimi mesi del 2019 di asili nido per bambini fino a tre anni di età. Molte forze politiche (appartenenti a tutti gli schieramenti …) hanno lanciato parole d’ordine su “nidi gratuiti” per tutti e comunque preannunciato forti investimenti nel settore dell’infanzia. La stessa legge di bilancio per il 2020, che ha richiesto diversi mesi di preparazione, ha incrementato i fondi del “bonus nido” (cioè un rimborso parziale delle rette pagate dai genitori) e appostato risorse per la costruzione di nuovi nidi e scuole dell’infanzia. Sarà introdotto un assegno universale per l’infanzia, per assorbire i diversi bonus, che sarebbe poi speso con una certa libertà dalle famiglie (questa misura, tuttavia, entrerebbe in vigore solo dal 2021). Nel frattempo continua a produrre i propri effetti il d.lgs. 65/2017 (che istituisce il sistema integrato “zerosei”), tanto è vero che la Conferenza Unificata Stato-Regioni-Autonomie locali ha dato via libera il 18-12-2019 (Atto CU/138) alla ripartizione della terza annualità del fondo istitutivo (pari a 249 milioni per il 2019). I fondi vengono erogati ai Comuni, sulla base di criteri stabiliti da ogni regione. In generale, i maggiori finanziamenti hanno consentito di abbattere le rette di frequenza ai nidi, molto più difficilmente di espandere i servizi educativi da zero a tre anni. Inoltre, c’è da dire, che la scuola dell’infanzia (specie quella statale) rimane spesso al di fuori dei finanziamenti, in quanto già si considerano capienti i fondi del bilancio statale per pagare il personale docente e ATA. Nella legge di bilancio 2020, comunque, è previsto un lieve incremento di organico per posti di potenziamento nella scuola dell’infanzia statale, inizialmente non contemplati dalla legge 107/2015.
È evidente che le priorità sono tutte concentrate verso il segmento 0-3, stante i livelli critici di presenza del servizio in molte regioni del Centro-Sud (v. Cerini, 151). Molti dati e rapporti di ricerca (Censis, ISTAT, Save The Children, ecc.) hanno messo in evidenza l’insufficienza delle strutture, se paragonata invece al possibile investimento nelle potenzialità e nei talenti dei bambini piccoli, dovuto alla presenza di una rete di servizi educativi di qualità (v. Turrisi, 152). La diversa distribuzione del servizio 0-3 nel territorio nazione pone con maggiore forza l’esigenza di definire la soglia dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) in campo educativo, operazione necessaria per evitare che forme di autonomia differenziata tra le regioni mettano a rischio la fruizione del diritto all’educazione (v. Ventura, 164). Si ricorda che l’obiettivo del D.lgs. 65/2017 è di raggiungere il 33% di copertura del servizio su tutto il territorio nazionale (ora fermo al 24,5% circa), con alcune regioni ancora al di sotto del 10%. Anche per questo motivo, la legge propone – tra le diverse misure – il consolidamento e l’estensione delle sezioni primavera, per i bambini dai 24 ai 36 mesi (v. Cerini, Lichene, Mion, Raviolo, Zunino, 160).