Lo scenario internazionale è diventato ormai imprescindibile nello sviluppo delle politiche scolastiche. Non solo per la presenza di ricerche e rilevazioni (es.: OCSE-PISA) che fotografano lo stato di salute di ogni paese e spronano al miglioramento (ne parliamo nelle rubriche su “Insuccesso scolastico” e “Valutazione”), ma perché le relazioni e gli scambi tra paesi rappresentano la nuova quotidianità di un sistema educativo impegnato nella formazione di una mente aperta e critica. Questa apertura si riferisce sia alla mobilità degli studenti, come fondamento per la crescita di una mentalità interculturale (v. Imperato, 159) o per le opportunità di dialogo e confronto tra i ricercatori, ad esempio attorno al futuro “sostenibile” del Mediterrane (v. Imperato, 153). Il confronto europeo diventa fondamentale in alcuni settori, come l’educazione e la cura dell’infanzia, in cui il nostro Paese si è impegnato a raggiungere standard di qualità fissati nei documenti dell’Unione. Vanno ricordati in proposito il D.lgs. 65/2017 sul sistema integrato 0-6 e la recente Raccomandazione Europea (22 maggio 2019) sui servizi di educazione e cura dell’infanzia, che richiede una adeguata “manutenzione” in termini di monitoraggio e ricerca (v. Marrocchi, 161). Prosegue, inoltre, il tradizionale impegno dell’Unione Europea verso la equiparazione di titoli di studio, certificazioni e qualificazioni professionali (v. Marostica, 165).
2020-01-06