Quattro mesi sono un periodo troppo breve per esprimere una valutazione documentata sulla politica scolastica del Ministro Lorenzo Fioramonti, in carica da Ferragosto 2019 al Natale 2019, dimissionario e prontamente sostituito dalla sottosegretaria Lucia Azzolina, promossa a rango di ministro unitamente a Gaetano Manfredi, con la delega all’Università. Intanto, lo sdoppiamento del MIUR renderà necessari ulteriori decreti di ri-organizzazione dell’amministrazione scolastica, appena rinnovata con il DPCM 21 ottobre 2019, n. 140. Nella discontinuità affiorano le continuità: Fioramonti era il vice di Bussetti e Azzolina era la vice di Fioramonti… Certamente la discontinuità maggiore è da ritrovarsi nella configurazione politica della compagine di governo formatasi a fine agosto 2019: da giallo-verde a giallo-rossa, tuttavia con scarsi indizi circa le concrete scelte di politica scolastica (v. Piras, 151). La scuola appare come uno dei numerosi punti dell’accordo di governo intervenuto nel settembre 2019, con molte dichiarazioni di intenti del nuovo ministro, per altro abbastanza generiche (la valorizzazione della professionalità docente, l’innovazione dei metodi didattici con il “miraggio” del modello finlandese, la stabilizzazione dei precari – tuttavia – con procedure di tipo selettivo). E, soprattutto, la richiesta di risorse aggiuntive per la scuola università (almeno 3 miliardi) che, non soddisfatta, ha portato alle precoci dimissioni del Ministro Fioramonti. Una tavola pubblicata dal “Sole 24 ore” (27-12-2019) mette in evidenza che per il 2020 il budget sarebbe stato incrementato di 1,4 miliardi e di 2,5 a far tempo dal 2001, senza conteggiare i maggiori fondi per gli asili nido e per l’edilizia scolastica (stranamente assenti dall’abaco del Ministro). Ma i soldi non sono tutto, come spesso si affannano a dire i “maitre a panseè” che si presentano al capezzale della scuola: contano la qualità del progetto educativo e l’ammodernamento delle strutture educative. Ad esempio – sottolinea il presidente di Confindustria Enzo Boccia in una intervista a Scuola7 (v. Boccia a Crusco, 148) – in Italia i diplomati ITS (istruzione tecnico superiore) sono 8.000 rispetto agli 800.000 in Germania. È difficile, dunque, fare le riforme scolastiche ed anche recenti innovazioni (come l’alternanza scuola-lavoro) sono state messe in discussione. Sembra prevalere una “comfort zone” difficile da scalzare. Eppure l’agenda delle riforme appare densa di impegni: dalle nuove forme di reclutamento dei docenti (abilitazione e concorso) alla estensione dei servizi educativi della prima infanzia, dallo sviluppo dell’autonomia territoriale ad una maggiore flessibilità e innovazione didattica, dalla nuova istruzione professionale al recupero di fiducia della società civile nei confronti del sistema educativo (v. Sacchi, 153). Sono questi i temi affrontati nell’intervista a Scuola7 dal vice-Ministro Anna Ascani (v. Ascani a Cerini, 157) con un accento particolare sulle priorità del reclutamento e del trattamento economico del personale (valorizzando impegno, merito e responsabilità), sull’edilizia scolastica (per ambienti di apprendimento sicuri e innovativi), su una valutazione di sistema in grado di fornire dati utili per intervenire nelle situazioni critiche e sostenere il miglioramento.
2020-01-06