L’approvazione della legge 92 del 20 agosto 2019 sull’introduzione dell’educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado ha impresso una accelerazione all’intera questione, nonostante le turbolenze della vita politica ferragostana. Anzi, si è temuto che l’accelerazione potesse portare ad improvvisare in pochi giorni (a far tempo dall’a.s. 2019-20) una novità ordinamentale così complessa, ma anche controversa. Poi ha prevalso la saggezza di un rinvio tecnico al successivo a.s. 2020-21 (v. Cerini, 148) per dar tempo alle scuole di prepararsi adeguatamente. Infatti, non è in gioco solo un pacchetto di 33 ore annue (da ritagliare entro l’attuale orario obbligatorio), ma l’interpretazione stessa da dare al nuovo insegnamento, che oscilla – nel testo della legge – tra la classica “educazione civica”, come insieme di contenuti da riferire prevalentemente all’area storico-giuridica (come era fin dal 1958), o la più recente “educazione alla cittadinanza” introdotta nel 2008 con la dicitura di “Cittadinanza e Costituzione” e più in sintonia con le prospettive europee sulle competenze chiave di cittadinanza. La legge opta per un delicato equilibrio all’insegna dell’educazione civica “trasversale” (v. Talarico, 165). A livello nazionale dovranno comunque essere elaborate apposite “linee guida”, mentre ogni scuola dovrà impegnarsi nella predisposizione di uno specifico curricolo di scuola, affidando poi le concrete scelte didattiche ai consigli di classe. L’educazione civica non è una materia come le altre (v. Trovato, 160), perché dovranno trovare spazio non solo specifici contenuti (parliamo di Costituzione, di Agenda 2030, di educazione ambientale, di cittadinanza digitale), ma anche l’attenzione a come le diverse discipline possono contribuire allo sviluppo di una cittadinanza attiva, consapevole e responsabile (v. Trovato, 162). Si tratta di una sfida da cui ci si attende molto, ma che va adeguatamente preparata a livello di formazione dei docenti e di progettazione didattica coerente (v. Spinosi, 152).
2020-01-07