Insegnare che fatica: una scuola in salita
L’anno scolastico in corso è partito con molte difficoltà. Ai disagi, oramai usuali per un’edilizia scolastica molto critica, per l’insoddisfazione assai diffusa del personale, per una platea di studenti in continuo movimento, si sono aggiunti quelli causati dalla carenza di docenti. Si parla di numeri che oscillano tra 150 mila e 170 mila supplenti: per la prima volta, dopo decenni, le scuole hanno dovuto avvalersi di neo laureati, disponibili a mettersi a disposizione per l’insegnamento (MAD). Ci cono quasi 250 mila studenti con disabilità per i quali sono assegnati circa 140 mila insegnanti che, per la maggior parte dei casi, sono però supplenti senza specializzazione.
Nel corso degli ultimi due decenni, le strade di accesso alla professione sono cresciute a dismisura creando un caos amministrativo e istituzionale difficile da gestire. Ciò è avvenuto anche perché ogni nuovo governo ha voluto evidenziare la discontinuità con le politiche precedenti, senza valutare che tale scelta avrebbe provocato un ulteriore malcontento e la percezione di palesi ingiustizie, complicando ulteriormente anche i problemi sul piano giuridico. Ne sono un esempio le controverse sentenze per i docenti diplomati non laureati tra TAR, Consiglio di Stato, Corte di Cassazione.
La nostra preoccupazione è che neppure le decisioni che si stanno prendendo in questi giorni siano adeguate a superare le criticità oggi presenti e, soprattutto, a rispettare i diritti di ciascuno.
L’accelerazione… dopo tanti ritardi
Siamo giunti, verrebbe da dire, ad un punto di svolta che non si può più rimandare. Bisognerebbe partire, però, con il piede giusto cercando almeno di non peggiorare la situazione. Gli attuali decisori politici hanno annunciato che i concorsi verranno tutti banditi entro quest’ultimo scorcio di anno. È pur vero che i diversi ordini di scuola, con le relative discipline d’insegnamento, hanno il diritto di essere considerati con la medesima tempestività, tuttavia, prima di avviare contestualmente tutte le procedure, bisognerebbe fare una valutazione di impatto, tecnico e organizzativo. Sul piano teorico, per ogni insegnante di ruolo c’è un aspirante docente pronto a prendere il suo posto: parliamo quindi di grandi numeri che richiedono un impiego straordinario di risorse materiali, tecnologiche e, soprattutto, di risorse professionali. Inoltre bisogna anche considerare che tutte le prove concorsuali e le procedure attinenti vanno a ricadere sulle scuole: per l’uso di locali e computer, per il personale di vigilanza, per le commissioni di esami, per il numero di insegnanti da coinvolgere nella valutazione dell’anno di prova…
I concorsi annunciati
Sulla base delle comunicazioni dello stesso ministro e dei sottosegretari, delle varie intese tra Miur e sindacati (ultima quella del 1° ottobre 2019), i concorsi annunciati sembrano riguardare, quindi, tutti gli ordini di scuola e tutte le classi di concorso.
- Concorso per la scuola dell’infanzia
- Concorso per scuola primaria
- Concorso per il sostegno nell’infanzia e nella primaria
- Concorso straordinario per la scuola secondaria di primo grado (tutte le classi di concorso con le graduatorie esaurite o in esaurimento)
- Concorso straordinario per la scuola secondaria di secondo grado (tutte le classi di concorso con le graduatorie esaurite o in esaurimento)
- Concorso straordinario per il sostegno nella scuola secondaria di primo grado
- Concorso straordinario per il sostegno nella scuola secondaria di secondo grado
- Concorso straordinario per docenti ITP
- Concorso ordinario per la scuola secondaria di primo grado (tutte le classi di concorso con le graduatorie esaurite o in esaurimento)
- Concorso ordinario per la scuola secondaria di secondo grado (tutte le classi di concorso con le graduatorie esaurite o in esaurimento)
- Concorso ordinario per il sostegno nella scuola secondaria di primo grado
- Concorso ordinario per il sostegno nella scuola secondaria di secondo grado
- Concorso ordinario per docenti ITP
Il Decreto Legge 29 ottobre 2019, n. 126 sembra proprio confermalo: “Il MIUR è autorizzato a bandire, contestualmente al concorso ordinario per titoli ed esami (…) entro il 2019, una procedura straordinaria per titoli ed esami per docenti della scuola secondaria di primo e di secondo grado (…)”
La babele dell’accesso alla professione
L’obiettivo “nobile” è di sanare il più possibile la situazione attuale e poi di rendere stabile l’emanazione dei bandi ogni due anni mettendo fine al precariato. Tale obiettivo deve, però, fare i conti con il bilancio dello Stato. Se il MEF non autorizza, come è prevedibile che accada, tutti i posti effettivamente necessari, l’intento non sarà mai perseguibile, ancor più se si considerano le innumerevoli strade attraverso le quali oggi si accede alla professione. A parte il titolo di base, ci sono abilitazioni ottenute tramite concorso, tramite TFA (tirocinio formativo attivo), poi divenuto FIT (Formazione iniziale e tirocinio) o PAS (percorsi abilitanti speciali); ci sono graduatorie ad esaurimento (GAE), graduatorie di merito (GM), graduatorie di Istituto (GI) di seconda e terza fascia, ci sono insegnanti solo diplomati (infanzia, primaria, ITP), ci sono docenti cui si richiede il possesso di 24 crediti formativi (nei settori antro-psico-pedagogici, nelle metodologie e nelle tecnologie didattiche)… È una realtà di fatto assai complicata che avrebbe bisogno di essere ricompresa all’interno di due soli canali di accesso: quello del concorso e quello di una graduatoria unificata. È un obiettivo urgente, per quanto ambizioso, che potrebbe essere perseguito a patto che si ristabilisca nel tempo la regolarità dei concorsi (ogni due anni, massimo ogni tre).
Quali insegnanti servono di più?
Sono molte le classi di concorso le cui graduatorie sono esaurite da tempo, ci sono soprattutto gli alunni con disabilità che hanno diritto ad avere un insegnante specializzato. Sono questi che, a parere di molti, dovrebbero avere la priorità. Siamo convinti però che un insegnante laureato, pur senza abilitazione, possa riuscire, in linea di massima, ad insegnare dignitosamente in una classe non troppo problematica. Siamo altrettanto convinti che un docente, senza specializzazione, abbia seri problemi ad insegnare adeguatamente ad un allievo con disabilità.
Superare l’emergenza dei docenti di sostegno
Tale considerazione dovrebbe indurre a privilegiare la specializzazione e la conseguente stabilizzazione degli insegnanti che intendono percorrere la via del sostegno. Attualmente i docenti abilitati nel sostegno sono in numero residuale, mentre sono 14.000 mila circa quelli che stanno completando il percorso di specializzazione a livello universitario. Per potervi accedere hanno dovuto superare tre prove d’ingresso: un test di base, una prova scritta e una prova orale; tutte e tre altamente selettive.
Il DL 29 ottobre 2019, n. 126 sembra non tener conto di questa realtà. Per i 14.000 specializzandi non è stato previsto un percorso di stabilizzazione autonomo (fermo restando i requisiti dei tre anni di insegnamento) che avrebbe permesso alle scuole di fruire subito di una parte dei posti disponibili. Il DL, inoltre, inserendo tra i requisiti di partecipazione al concorso straordinario il possesso della specializzazione (comma 5, lettera c), sembrerebbe addirittura escluderli se, in fase di emanazione di regolamenti e bandi (in analogia con quanto già previsto con il decreto dipartimentale del 1° febbraio 2018[1]) non verranno apportate le necessarie correzioni e integrazioni. Diversamente sarebbe difficile gestire l’insoddisfazione dei docenti che si stanno sottoponendo ad un percorso molto impegnativo (e a proprie spese), ma soprattutto la situazione di emergenza nelle scuole che, nel prossimo anno scolastico, verrebbe ad aggravarsi ulteriormente.
Come si svolgerà la prova scritta “selettiva” del concorso straordinario?
Intanto ci sono circa 70 mila insegnanti precari che vorrebbero avere qualche idea più chiara sui temi che saranno oggetto delle prove concorsuali.
Per il concorso straordinario il DL 126/2019 prevede una sola prova scritta, da svolgersi con sistema informatizzato, composta da quesiti a risposta multipla (comma 8, lettera a). La prova è superata dai candidati che conseguano il punteggio minimo di sette decimi o equivalente, e riguarda il programma di esame previsto per la prova dei concorsi per la scuola secondaria banditi nel 2018 (comma 10).
Il riferimento è al Decreto dipartimentale del 1° febbraio 2018 che riguarda, però, il reclutamento ai sensi del D.lgs. 59/2017, in particolare del comma 2, lettera b. Questo, come è noto, prevedeva però solo una prova orale (non selettiva) e non una prova scritta (selettiva). Per i programmi di tale prova orale il decreto rinviava all’allegato A del DM n. 95 del 25 febbraio 2016, “limitatamente alle parti e per i contenuti riguardanti le classi di concorso della scuola secondaria di primo e secondo grado”.
Da tali indicazioni non è facile quindi ipotizzare cosa il legislatore abbia voluto intendere con la locuzione “quesiti a risposta multipla”; né è legittima, con una interpretazione estensiva, l’associazione alla prova preselettiva computer based, prevista dallo stesso DM, cioè quella “volta all’accertamento delle capacità logiche, di comprensione del testo, delle competenze digitali, nonché della conoscenza di una lingua straniera”.
Trattandosi comunque di una unica prova che permette l’accesso alla professione, ci sembra sensato immaginare che una buona percentuale di quesiti siano attinenti agli argomenti delle singole classi di concorso.
E i programmi per l’infanzia e la primaria?
Attualmente gli annunci più frequenti sono riservati alla scuola secondaria. I docenti della scuola primaria dell’infanzia sembrano passati in secondo piano. Probabilmente è perché la situazione della scuola del primo ciclo, seppure nelle stesse carenze di personale e seppure meritevole della medesima attenzione, presenta elementi di minore complessità, come pure le procedure concorsuali. Con tutta probabilità resteranno valide le indicazioni generali già emanate con il DM del 17 ottobre 2018[2] e, per le prove di accesso, quanto già sperimentato con il DM n. 95 del 25 febbraio 2016.
Tali programmi, tuttavia sono molto ambiziosi. Richiedono il possesso di conoscenze e competenze articolate ed approfondite: dai fondamenti psico-pedagogici alla storia della scuola italiana, dalla normativa generale a quella specifica, dalle tecniche di gestione della scuola e della classe alle metodologie di insegnamento-apprendimento, dalle indicazioni nazionali ai percorsi didattici specifici.
[1] Art. 3 comma 3. Sono ammessi con riserva alla procedura concorsuale per posti di sostegno i docenti abilitati che conseguano il relativo titolo di specializzazione entro il 30 giugno 2018, nell’ambito di percorsi entro il 31 maggio 2017, ivi compresi quelli disciplinati dal Decreto del Ministro 10 marzo 2017, n. 141.
[2] Concorso straordinario, per titoli ed esami, per il reclutamento di personale docente per la scuola dell’infanzia e primaria su posto comune e di sostegno.
Per aiutare gli aspiranti docenti a sistematizzare lo studio e a renderlo più efficace, la casa editrice Tecnodid:
– ha pubblicato un manuale per la scuola primaria (insieme alla Giunti scuola) che costituisce una guida solida al concorso;
– sta predisponendo la pubblicazione di ulteriori tre manuali, uno per la scuola dell’infanzia, uno per il sostegno (infanzia e primaria); un terzo per la scuola secondaria di primo e secondo grado, che attiene alla parte generale.