Il riferimento
Dopo gli Accordi sulla Definizione del sistema nazionale sull’orientamento permanente (2012) e sulla Linee guida del sistema nazionale sull’orientamento permanente (2013), la Conferenza Unificata sancisce l’Accordo tra Governo Regioni ed Enti Locali sulla Definizione di standard minimi dei servizi e delle competenze professionali degli operatori con riferimento alle funzioni e ai servizi di orientamento attualmente in essere nei diversi contesti territoriali e nei sistemi dell’Istruzione, della Formazione e del Lavoro (13 novembre 2014), un corposo documento di ben 52 pagine – in continuità con i primi due – teso a promuovere la qualità dei servizi.
Il testo, coerentemente con i primi due Accordi, affronta l’orientamento riferendosi a tutte le attività realizzabili nei diversi contesti che se ne occupano.
La Premessa
Esplicita la definizione di orientamento assunta: «processo volto a facilitare la conoscenza di sé, del contesto formativo, occupazionale, sociale, culturale d economico di riferimento, delle strategie messe in atto per relazionarsi ed interagire con tali realtà, al fine di favorire la maturazione e lo sviluppo delle competenze necessarie per poter definire o ridefinire autonomamente obiettivi personali e professionali aderenti al contesto, elaborare o rielaborare un progetto di vita e di sostenere le scelte relative».
Precisa che le funzioni prese in considerazione sono tutte entro la «macro funzione orientativa a cui adempiono i sistemi».
Fa una «breve descrizione terminologica» dei concetti portanti, fissando un glossario concettuale comune, completato poi da altre parti del testo e frutto di un faticoso lavoro di collaborazione/mediazione tra storie e culture fino allora separate.
Presenta, infine le varie parti, precisando che la terza è «trasversale alle 5 funzioni identificate».
La struttura
Il testo è in 3 parti e descrive:
- i CONTESTI dell’orientamento (scuola, istruzione terziaria, formazione professionale, sevizi per il lavoro, servizi per l’inclusione) in cui precisa che «sapersi orientare … richiede … anche lo sviluppo di alcune competenze personali che facilitano l’attivazione di questo processo e ne aumentano l’efficacia …competenze orientative propedeutiche …competenze di auto-monitoraggio …competenze di sviluppo»;
- le FUNZIONI dell’orientamento (educativa, informativa, di accompagnamento, di consulenza, di sistema) in cui precisa che «tutte e cinque le funzioni rientrano nella responsabilità di ogni Soggetto/Istituzione competente», anche se «è possibile … che in alcuni servizi siano erogate solo alcune funzioni e, quindi, siano presenti solo alcune figure professionali»; per ciascuna sono indicati in dettaglio: finalità, azioni, obiettivi, destinatari, aree, strumenti, risultati.
- CRITERI GENERALI DI MONITORAGGIO E VALUTAZIONE in riferimento agli standard minimi di prestazione in cui precisa che:
- «il monitoraggio è uno strumento informativo che consiste nella raccolta di dati per una costante verifica circa lo stato di realizzazione degli interventi e di alcuni effetti da essi provocati. Per ottenere informazioni di buona qualità è necessaria una definizione precisa delle variabili da rilevare … per una sua successiva corretta utilizzazione»;
- «la valutazione comporta l’espressione di un giudizio su un intervento (o un insieme di interventi)»; è uno «strumento analitico per la programmazione, l’eventuale riprogrammazione e la gestione delle politiche e degli interventi» o, più semplicemente è l’«analisi delle realizzazioni e dei risultati»; « non si ferma alla mera lettura delle informazioni raccolte col monitoraggio, ma le interpreta e … esprime delle considerazioni di merito» in termini di efficienza e di efficacia seppur l’orientamento è «un processo … distinto in numerose fasi e ciò rende difficile valutare singolarmente gli interventi» anche «a causa di un’erogazione contemporanea di prestazioni diversificate» e spesso con «risultati che si possono misurare solo nel medio-lungo termine»; aggiunge che le definizione di standard del documento agevola la valutazione e, pur con tutti i limiti detti, la valutazione consente «sulla base dei risultati raggiunti una eventuale ri-programmazione dell’intervento» in modo che, utilizzando «strumenti validati e standardizzati», sia possibile «un innalzamento dei livelli qualitativi dell’offerta».
Standard, una parola (purtroppo) spesso fraintesa
Nel senso comune in genere è poco gradita perché evoca significati quasi esclusivamente produttivi/commerciali. Nella letteratura dedicata, invece, essa indica il criterio di costruzione dei curricoli (prerogativa quest’ultima esclusiva dei docenti).
Deriva, infatti, «dal francese antico èstendard, insegna visibile da lontano come punto di riferimento verso un luogo da raggiungere» e indica un punto di riferimento prestabilito ovvero un insieme di caratteristiche che contraddistinguono una certa realtà, di soglie definite che assicurano l’omogeneità e la qualità e consentono la comparazione e quindi il riconoscimento: in altre parole indica il livello desiderato di qualità di un servizio o di un prodotto articolato su più livelli (da standard di qualità a standard minimi) in funzione dell’innalzamento della qualità.
Nella scuola gli standard sono descrizioni molto generali che servono per impostare il lavoro in classe e definire i risultati attesi ovvero:
- descrivono in parole chiare e inequivocabili «ciò che ci si aspetta che gli studenti sappiano e siano in grado di fare in tutte le materie e in tutti i gradi»,
- sono «affermazioni di contenuto e obiettivi di abilità che gli studenti dovrebbero raggiungere per essere promossi» (conoscenze e procedure, sapere e saper fare),
- definiscono argomenti che ci si aspetta che gli insegnanti insegnino e di cui gli studenti dovrebbero alla fine avere la padronanza,
- esplicitano con chiarezza e in modo trasparente i livelli progressivi e sequenziali di apprendimento,
- descrivono conoscenze e competenze che si palesano in comportamenti osservabili (prestazioni) che si possono misurare e documentare per certificare i livelli raggiunti «anche in contesti diversi»,
- consentono in quanto misurabili di comparare i processi di apprendimento [1].
Le parti che riguardano in specifico la scuola
La scuola è presente con un ruolo di grande rilievo all’interno della rete con gli altri sistemi.
Nella parte dedicata ai Contesti il testo afferma che:
- «la scuola è il luogo nel quale si acquisiscono le competenze orientative generali e trasversali attraverso diverse azioni tra cui le più importanti corrispondono a un insegnamento finalizzato al valore orientativo delle singole discipline (didattica orientativa)», ma pure le competenze nella gestione della carriera e in cui è presente anche «l’erogazione di servizi di orientamento e di attività di tutorato e di accompagnamento ».
- «l’orientamento permanente deve attraversare in modo processuale tutto il percorso formativo a partire dai 3 anni fino ai 19».
Nella parte dedicata alle Funzioni il testo afferma che:
- la prima funzione è quella educativa «che favorisce … nella persona la maturazione di un atteggiamento e di un comportamento proattivo per lo sviluppo di capacità di gestione autonoma e consapevole del proprio processo di orientamento, fin dall’inizio dell’esperienza scolare, attraverso la didattica orientativa/orientamento formativo. A tal fine essa promuove l’acquisizione delle competenze orientative generali e trasversali quali premesse indispensabili per un efficace auto-orientamento»;
- «l’esercizio della funzione orientativa è e deve essere esplicita e intenzionale nella scuola … attraverso azioni appositamente progettate» ed «è di competenza di tutti i docenti e … trasversale ad ogni disciplina e si realizza attraverso la definizione degli standard di orientamento per ogni livello di istruzione».
Delle 7 tipologie di attività previste alcune sono riferite a tutti (orientamento formativo in tutto il curricolo, moduli di accoglienza nei nuovi cicli di studio, moduli di verifica in itinere dei risultati scolastici/formativi, interventi formativi di educazione alla scelta), altre solo a chi ne ha bisogno (attività di prevenzione e recupero dell’insuccesso formativo) o in alcuni segmenti (percorsi di alternanza scuola-lavoro e moduli formativi e laboratori di competenze nella gestione della carriera).
È doveroso rilevare che, anche se l’orientamento deve essere presente dai 3 ai 19 anni con continuità seppure con modalità assi diverse in relazione all’età, il segmento scolastico più delicato sono i 3 anni delle medie sia perché i ragazzi e le ragazze sono ancora molto giovani, sia perché le grandi scelte (tipo di istruzione superiore e quindi di futuro) si fanno a 13-14 anni sia perché i più alti tassi di insuccesso e di abbandono sono al primo biennio delle superiori sia perché dalle recenti ricerche INVALSI emerge che un numero davvero rilevante di studenti e studentesse (dal 6,3% al 29,6% a seconda delle regioni) alla fine di questo segmento scolastico hanno livelli di competenze inadeguati (dispersione scolastica implicita). [2]
Quanto agli «standard riferiti alla dotazione strumentale e logistica, alle prestazioni e alle competenze dei docenti» il testo opportunamente dice che «è necessario un approfondimento ulteriore … in quanto alcuni elementi sono rintracciabili negli altri standard, mentre la tipicità della didattica orientativa merita un’attenzione a se stante».[3] [4]
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[1] Tutte le citazioni di questo paragrafo sono tratte da Lucio Guasti, Le competenze di base degli adulti I e II, Le Monnier, Firenze 2002 e Curriculum e standard in G. Cerini e M. Spinosi, Voci della scuola, Tecnodid, Napoli 2003.
[2] Roberto Ricci, La dispersione scolastica implicita in «INVALSIopen» n.1/2019 del 7 ottobre 2019.
[3] Per approfondire: Flavia Marostica Tre risorse per l’orientamento in «RIS Rivista dell’istruzione» n.3/2014; Standard minimi per l’orientamento nel sistema scolastico in «RIS Rivista dell’istruzione» n.1-2/2015.
[4] Tutti i Documenti citati sono in https://www.orientamentoirreer.it/