«Orientare significa porre l’individuo nella condizione di prendere coscienze di sé, di progredire per l’adeguamento dei suoi studi e della sua professione rispetto alle mutevoli esigenze della vita con il duplice obiettivo di contribuire al progresso della società e raggiungere il pieno sviluppo della persona» (Raccomandazione conclusiva sul tema, Congresso internazionale UNESCO, Bratislava, 1970)
Premessa
Per avere un quadro completo sulle competenze orientative è indispensabile leggere in parallelo le Norme e i Documenti prodotti in UE, quelli emessi in Italia e le elaborazioni della letteratura dedicata in Italia che ha generato e continua a ispirare tante buone pratiche[1].
I primi riferimenti europei significativi
L’orientamento comprende tutte le azioni professionali di aiuto (orientare) tese a costruire/potenziare le competenze orientative della persona e la sua capacità di autodeterminazione (orientarsi) nel «viaggio individuale attraverso la vita» (Memorandum 2000).
La Risoluzione dedicata del Consiglio UE del 2004 attribuisce all’orientamento «un ruolo fondamentale nel sistema d’istruzione e formazione e lungo tutto l’arco della vita», esorta le scuole a «promuovere tecniche di apprendimento adeguate e autonome che consentano ai giovani e agli adulti di autogestire efficacemente i loro percorsi» e fa riferimento all’esigenza di sostenere le persone con appositi servizi.
Un riferimento fondamentale
La Risoluzione dedicata del Consiglio UE del 2008 afferma che nei molti passaggi e decisioni che i singoli debbono affrontare nella vita «l’orientamento svolge un ruolo decisivo»: esso è un «processo continuo che mette in grado i cittadini di ogni età, nell’arco della vita, di identificare le proprie capacità, le proprie competenze e i propri interessi, prendere decisioni in materia di istruzione, formazione e occupazione nonché gestire i … percorsi personali di vita … e in qualsiasi altro ambiente in cui è possibile acquisire e/o sfruttare tali capacità e competenze».
L’orientamento comprende tutte le attività utili all’apprendimento di queste che poggiano «sulle competenze chiave, in particolare la competenza imparare a imparare, … le competenze sociali e civiche, … nonché lo spirito di iniziativa e l’imprenditorialità» e sono tese a «familiarizzarsi con il contesto economico, le imprese e il mondo professionale; essere in grado di autovalutarsi, conoscere sé stessi ed essere capaci di descrivere le competenze acquisite nell’ambito dell’istruzione formale, informale e non formale; conoscere i sistemi di istruzione, formazione e certificazione». Le scuole debbono perciò potenziare queste attività anche in collaborazione con i servizi dedicati.
Se, dunque, le capacità e competenze di orientamento poggiano sulle competenze chiave che riguardano le scuole di ogni ordine e grado, significa che si debbono insegnare/apprendere dai 3 ai 19 anni, seppur con modalità molto diverse in rapporto all’età dei discenti.
Un Documento interessante
Il Rapporto EntreComp: The Entrepreneurship Competence Framework presenta le conclusioni di una poderosa ricerca – iniziata nel 2015 e svolta da un centinaio di esperti di diversa provenienza – sulla struttura della competenza Imprenditorialità del 2006 per individuare le caratteristiche condivise e declinarla in pratica didattica da proporre alla sperimentazione delle scuola per validarla. Il concetto, comprensivo anche dello spirito di iniziativa, viene inteso come «competenza trasversale, che si applica a tutte le sfere della vita»(sviluppo personale, partecipazione attiva nella società, ingresso nel mercato del lavoro come dipendente o come lavoratore autonomo, avvio di nuove iniziative in diversi ambiti, culturale sociale e commerciale), come «capacità di trasformare le idee in azioni, idee che generano valore per qualcun altro da sé»; si ha imprenditorialità «quando si agisce su opportunità e idee e le si trasforma in valore per gli altri» e «il valore che viene creato può essere finanziario, culturale, o sociale». Questa macro-competenza, basata su autonomia e responsabilità, riguarda due dimensioni, ovvero 3 aree, strettamente intrecciate, in cui si possono trasformare le idee in azioni (Idee e opportunità, Risorse e Azioni) e 15 competenze (5 per ogni area, ciascuna con denominazione, suggerimento, descrittori che la scompongono nei suoi aspetti fondamentali ma senza alcuna distinzione tassonomica) che insieme, costituiscono gli elementi costitutivi dell’imprenditorialità («i mattoni»). Viene anche presentato un «modello di progressione» nell’apprendimento articolato in 8 livelli. [2]
Il riferimento più recente
Infine. La Raccomandazione sulle Competenze chiave del 2018 rivolta a tutti gli ordini scolastici (che sostituisce quella del 2006) è tesa a «individuare e definire le competenze chiave necessarie per l’occupabilità, la realizzazione personale, la cittadinanza attiva e l’inclusione sociale» e a proporle ai docenti di ogni ordine e grado scolastico affinché assicurino «che al completamento dell’istruzione e formazione iniziale i giovani abbiano sviluppato le competenze chiave a un livello che li renda pronti per la vita adulta». Precisa che la competenza è «una combinazione di conoscenze, abilità e atteggiamenti» in cui le tre componenti costitutive ci sono inevitabilmente sempre.
Delle 8 competenze, definite e poi articolate in conoscenze, abilità e atteggiamenti e «tutte di pari importanza», tre sono a carattere fortemente, anche se non esclusivamente, disciplinare, come nella tradizione della scuola, ma ben cinque a carattere fortemente, anche se non esclusivamente, trasversale. Tra queste ultime 2 sono strettamente riferibili all’orientamento:
– competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare che «consiste nella capacità di riflettere su sé stessi, di gestire efficacemente il tempo e le informazioni, di lavorare con gli altri in maniera costruttiva, di mantenersi resilienti e di gestire il proprio apprendimento e la propria carriera. Comprende la capacità di far fronte all’incertezza e alla complessità, di imparare a imparare, di favorire il proprio benessere fisico ed emotivo, di mantenere la salute fisica e mentale, nonché di essere in grado di condurre una vita attenta alla salute e orientata al futuro, di empatizzare e di gestire il conflitto in un contesto favorevole e inclusivo»;.
– competenza imprenditoriale che «si riferisce alla capacità di agire sulla base di idee e opportunità e di trasformarle in valori per gli altri. Si fonda sulla creatività, sul pensiero critico e sulla risoluzione di problemi, sull’iniziativa e sulla perseveranza, nonché sulla capacità di lavorare in modalità collaborativa al fine di programmare e gestire progetti che hanno un valore culturale, sociale o finanziario».
Dunque in UE si comincia a parlare di competenze di orientamento solo nel 2006 quando tra le competenze chiave ci sono anche «imparare a imparare» e «spirito di iniziativa e imprenditorialità» e poi nel 2008 quando la Risoluzione dedicata parla di «capacità e competenze» di orientamento collegate con le competenze chiave. E in Italia?
Norme e documenti in Europa
-
Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente, Documento di lavoro della Commissione del 30.10. 2000, Messaggio chiave n.5 sull’Orientamento
-
Rafforzamento delle politiche, dei sistemi e delle prassi in materia di orientamento lungo tutto l’arco della vita in Europa, Risoluzione Consiglio dell’UE del 18.5.2004
-
Integrare maggiormente l’orientamento permanente nelle strategie di apprendimento permanente, Risoluzione del Consiglio dell’UE del 21.11. 2008
-
Commissione, Rapporto EntreComp: The Entrepreneurship Competence Framework del giugno 2016
-
Raccomandazione del Consiglio dell’UE Competenze chiave per l’apprendimento permanente e Allegato Quadro di riferimento europeo del 22.5. 2018
[1] Tutte le norme e i documenti citati nell’articolo si trovano nelle diverse sezioni di https://www.orientamentoirreer.it/
[2] Per maggiori dettagli Flavia Marostica Orientamento e imprenditorialità a scuola «Rivista dell’Istruzione» n.1/2017.