Alla luce delle incertezze dello scenario politico, non è semplice compiere un bilancio equilibrato di un anno di politica scolastica. Le decisioni hanno oscillato tra atti di forte impatto mediatico, come è certamente l’approvazione della legge sull’educazione civica (v. voce “Educazione civica”), e la gestione delle scelte quotidiane, soprattutto in materia di reclutamento.
Tra i gesti simbolici vanno certamente inseriti l’introduzione delle telecamere nelle scuole dell’infanzia e l’abolizione di alcuni aspetti della legge 107/2015 come gli ambiti territoriali (Campione, 132), per altro già smontati per via contrattuale, o come il depotenziamento dell’alternanza scuola-lavoro. Le nuove leggi sono state approvate con il contagocce e i provvedimenti hanno assunto le vesti di leggi omnibus, mille proroghe, repertori di tanti micro-provvedimenti, come la legge di bilancio per il 2019 (Calienno, 120).
Molte energie sono state dedicate alla ricerca di nuove modalità per il reclutamento del personale, eternamente in bilico tra l’esigenza di assicurare un fisiologico svolgimento dei concorsi, come per i dirigenti e i DSGA (Rosato, 124), e la risposta alle numerose e diversificate istanze dei precari. Ne sono una prova le sessioni riservate di abilitazione (Calienno, 141). I concorsi, però, si bandiscono con il contagocce, spesso sono riservati (Bottino, 137) e riguardano soprattutto il primo ciclo (Loiero, 138).
Intanto il sistema sembra avvilupparsi nelle sue criticità vecchie e nuove, come ad esempio l’emergenza Sud (Aglieri, 124), l’invecchiamento del personale docente ed i nuovi scenari pensionistici di “quota 100” (Rubino, 122), il forte peso del centralismo ministeriale (Ciccone, 146). Non di vedono all’orizzonte chiare prospettive di “riforme”, anzi la parola stessa sembra aver perso molto del suo fascino (Campione, 124).