Lieto fine o nuovo inizio?
Pare che la vicenda Dell’Aria – la docente sospesa per 15 giorni dal servizio, con stipendio dimezzato, per presunta “omessa vigilanza” su un post dei suoi alunni che accostava le leggi razziali al decreto sicurezza Salvini – si avvii verso un lieto fine. La notizia, infatti, è che un colloquio svoltosi qualche giorno fa tra i legali della prof. e due funzionari del Miur preluda alla revoca della sospensione, che addirittura è stata già annunciata dal sottosegretario Giuliano.
Il lieto fine in realtà è un nuovo inizio, perché da oggi è lecito chiedersi per quale motivo tutto questo sia avvenuto. Ma per rispondere a questa domanda credo necessario che tutti gli attori della vicenda siano collocati nel ruolo che compete a ciascuno di loro, dal momento che nella ricostruzione dei fatti non è risultata mai abbastanza chiara la dinamica delle relazioni interistituzionali, interferite peraltro da comunicazioni social – dal tweet dell’attivista di destra al post della leghista Borgonzoni – che di istituzionale non avevano nulla.
Provvedimento illegittimo o no?
Il primo degli interrogativi riguarda le conseguenze che potrebbe (o dovrebbe) avere l’affermazione di illegittimità del procedimento di sospensione, fatta, a quanto pare, dai funzionari del Miur incontrati dai legali della docente. Stando alle dichiarazioni diffuse dalle agenzie, questi ultimi avrebbero rinunciato all’azione legale in vista della revoca del provvedimento di sospensione, con tanto di restituzione della parte di stipendio sottratta.
Ora, se l’Autorità centrale dichiara illegittimo il provvedimento di sospensione inflitto alla professoressa Dell’Aria, com’è possibile che il dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Palermo affermi che tutto è stato fatto secondo legge? In base a quale norma il provvedimento è stato emanato? Di quale “distorsione della realtà” (dichiarazione del dottor Marco Anello, autore del provvedimento, sulla base di un’ispezione da lui disposta) si sarebbe macchiata la docente? Si tratta di interrogativi che, ben oltre la dimensione amministrativa o giudiziaria che dir si voglia, attengono alla serenità cui hanno diritto tutti gli insegnanti – e nella fattispecie gli insegnanti palermitani – nell’esercizio del loro lavoro.
Un corto circuito comunicativo?
La posta in gioco è ben più seria, e riguarda le visioni dell’insegnamento che circolano tra i soggetti istituzionali che amministrano la scuola; visioni che, nel caso di cui si parla, si sono incrociate all’interno di un corto circuito comunicativo che ha coinvolto, come si diceva, anche soggetti quali l’attivista di destra, che si è rivolto al Miur invocando un intervento, e la deputata Lucia Borgonzoni, che ha addirittura sollecitato un licenziamento “con ignominia” della docente. Quanto hanno pesato queste esternazioni sul provvedimento emanato a Palermo?
Per queste ragioni la vicenda Dell’Aria, a mio parere, riguarda tutti e non può concludersi con una salomonica revoca del provvedimento. Occorre che tutti i soggetti che in queste settimane hanno espresso indignazione e solidarietà verso la collega si interroghino sul percorso – ricostruito da un recente contributo pubblicato da un sito che si occupa di scuola – che ha condotto un funzionario locale, “realista senza re” si potrebbe dire, ad assumersi la responsabilità di sanzionare un’insegnante perché non avrebbe vigilato sulla ricerca compiuta dai suoi alunni.
Chi vigila sui vigilanti?
Vigilare è proprio la parola-chiave di tutta la vicenda. Nella scuola palermitana qualcuno ha voluto, in piena libertà, vigilare su una docente sospettata di non aver saputo vigilare sugli alunni. Ma non avrebbe vigilato bene, a quanto si apprende oggi. Il che significa che per fortuna – e occorre darne merito al Miur – è possibile vigilare sui vigilanti. E non è comunque un lieto fine.