I Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO) nel nuovo esame di Stato del II ciclo: un significativo modello di autobiografia cognitiva, relazionale e di orientamento.
Disposizioni normative che si rincorrono
Le esperienze svolte nel contesto scuola-azienda, individuate come alternanza scuola-lavoro dal D.Lvo 77/2005 e denominate Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento dalla L. 145/2018, hanno mantenuto, nell’esame di Stato conclusivo del II ciclo di istruzione, la funzione iniziale contenuta nella L. 107/2015 e richiamata dal D.Lvo 62/2017, costituendo uno degli elementi portanti del colloquio. Infatti, nell’ambito della prova orale, il candidato espone, mediante una breve relazione e/o un elaborato multimediale, l’esperienza di alternanza scuola-lavoro svolta nel percorso di studi.
È proprio nel decreto ministeriale n. 37 del 18 gennaio 2019, all’articolo 2, che, ribadendo quanto già definito nel D.Lvo 62/2017, si sottolinea tra l’altro l’importanza delle esperienze di PCTO nella multiforme impostazione del colloquio, tesa ad accertare l’aderenza del candidato al profilo educativo culturale e professionale previsto dal corso di studi.
La L. 145/2018 sembrava avesse ridimensionato il modello consolidato dell’alternanza scuola-lavoro, sia nella sua stretta attinenza con i contesti lavorativi e produttivi, sia nella sua connotazione di metodologia-cerniera tra la scuola e il contesto socio-economico; in realtà essa non ha per nulla affievolito la valenza delle esperienze dei PCTO e la funzione delle stesse, quale efficace e valido aspetto formativo per una reale e veritiera valutazione, in sede degli esami di Stato, dell’aderenza del candidato al profilo di uscita del percorso di studi seguito.
Una nuova essenza delle esperienze scuola-azienda
Le iniziali disposizioni, successivamente delineate nel suddetto decreto Miur n. 37/2019, vanno ben oltre l’intento originario descritto sul piano della norma primaria, quando precisano che:
“Nella relazione e/o nell’elaborato, il candidato, oltre a illustrare natura e caratteristiche delle attività svolte e a correlarle alle competenze specifiche e trasversali acquisite, sviluppa una riflessione in un’ottica orientativa sulla significatività e sulla ricaduta di tali attività sulle opportunità di studio e/o di lavoro post-diploma”.
Tuttavia è necessario utilizzare al meglio questi fondamentali aspetti di autobiografia cognitiva e relazionale di ciascuno studente, saggiandone l’intensità formativa nelle valutazioni finali e valorizzandone l’esito nei criteri di attribuzione del credito scolastico. Una coerente e completa visione delle competenze trasversali le pone quali strutturali e irrinunciabili nella costruzione del Pecup, che, come noto, costituisce un riferimento specifico per i consigli di classe e per le commissioni d’esame.
Nel colloquio l’occasione per far emergere le competenze costruite
Analizzando nel concreto la ricaduta dei PCTO sugli esami di Stato, in termini di competenze trasversali da far emergere durante il colloquio, si rilevano le svariate possibilità di sviluppo dei risultati di apprendimento della metodologia; tali risultati impongono ai candidati di conoscerne la definizione ed i contorni, in maniera tale da identificare e mobilitare il proprio bagaglio di conoscenze e abilità, che non attengono ai soli saperi disciplinari, ma si ampliano in molteplici dimensioni. La riflessione dei singoli studenti deve, perciò, spingersi sul contributo che i PCTO hanno dato al proprio percorso di maturazione e crescita in misura globale, nonché all’orientamento post secondario nelle diverse direzioni possibili.
Il pacchetto di competenze
Tornando al lavoro multimediale sotto forma di presentazione, o alla breve relazione da presentare alla commissione, il candidato dovrà tratteggiare efficacemente i contorni del “pacchetto di competenze” sviluppato, evidenziando ad esempio:
1) le competenze relazionali, che indicano la capacità di gestire i rapporti con gli altri, comprendendone le esigenze e modulando il proprio comportamento alle loro caratteristiche e al loro ruolo;
2) le competenze personali, che fanno riferimento alla gestione di sé e delle proprie emozioni, al proprio vissuto relazionale, all’empatia ed alla modalità con la quale ha gestito i rapporti interpersonali nel contesto;
3) le competenze cognitive, che dovranno emergere in maniera integrata con le altre, divenute sempre più importanti e strategiche, quali l’analisi e la sintesi, il problem solving, la creatività intesa come capacità di uscire dalla logica stretta e lineare, la proattività che intravede i nuovi scenari e si attrezza per tenerli sotto controllo;
4) le competenze organizzative, che sono, di fatto, quelle messe in campo quando si passa dall’ideazione alla realizzazione concreta, come ad esempio risistemare l’archivio in un luogo di lavoro oppure sviluppare un nuovo software, agendo in maniera “adhocratica”, cioè intraprendente e adeguata al contesto.
Qual è la giusta direzione?
In stretto rapporto con le attività compiute si delinea il profilo orientativo delle stesse, cioè il contributo che hanno apportato allo studente in termini di orientamento per gli studi terziari oppure per l’avvio delle attività lavorative.
Questa riflessione, da sempre sollecitata ai candidati dalle commissioni degli esami di Stato, assume questa volta un significato più importante e strategico: non solo le buone intenzioni, ma anche il risultato di una riflessione che ogni candidato deve compiere sulla base del proprio sentimento di prestanza cognitiva, intesa come capacità di analizzare e conoscere gli ambiti, i contesti prescelti e le prestazioni di cui è effettivamente capace.
Si tratta di un modello che si potrebbe definire “autovalutazione orientativa”, che valorizza una certa visione dell’esame di Stato, inteso quale momento di passaggio alla vita adulta. Qualche tempo fa questo modello era sintetizzato dall’accezione, non più corretta ma tutt’altro che in disuso, di “maturità”.