La proposta di Cittadinanzattiva e Save The Children
Propongo alcune riflessioni sul Manifesto per una proposta di legge sulla sicurezza scolastica con cui Cittadinanzattiva e Save the Children chiedono sia “presentata e discussa dal Parlamento una legge organica che completi e riordini la normativa esistente”, affinché “le scuole siano un luogo sicuro e la sicurezza dei bambini non sia affidata al caso”.
La costante preoccupazione per le emergenze
Il filo conduttore dei 9 punti in cui è articolato il Manifesto è la rivendicazione di una sicurezza capace di prevenire le situazioni di emergenza (strutturale ed antisismica) attraverso la “piena informazione sul fascicolo di fabbricato, sulle verifiche di vulnerabilità e sul documento di valutazione dei rischi adottato ai sensi della legislazione sulla sicurezza sul lavoro, il piano di sicurezza, il piano di emergenza e il piano di protezione civile del Comune”. Allo scopo andrebbe attribuito per legge agli enti proprietari dei locali il “compito di porre in essere gli interventi strutturali e di manutenzione richiesti”.
A mio parere la legge attuale è già chiara, anche se in molte parti del Paese sembrano essere mancati sia la volontà politica che i fondi necessari. In questo senso il Manifesto chiama in causa il Governo, che attraverso il Prefetto “dovrebbe esercitare i propri poteri anche sostitutivi”.
Quasi in risposta a queste preoccupazioni, il Miur ha pubblicato sul proprio sito (si attende la pubblicazione sulla GU) il decreto interministeriale 1 febbraio 2019, n. 87, con il quale sono individuati, regione per regione, i quasi 900 interventi di edilizia scolastica che saranno finanziati con i prestiti che il decreto autorizza adesso a stipulare, da parte delle regioni, con oneri a totale carico dello Stato.
Il Manifesto insiste anche sulle azioni post-emergenza per individuare sedi provvisorie atte a “garantire la continuità didattica ed assicurare sostegno psicologico, sociale o educativo ai bambini, adolescenti e famiglie colpiti da eventuali terremoti o altri eventi emergenziali”; le vittime dovrebbero essere tutelate con patrocinio legale a spese dello Stato.
L’unificazione dei fondi sulla sicurezza scolastica
Si tratta di un aspetto della questione perfettamente auspicabile, specie se consideriamo che quest’anno saranno ripartiti le risorse relative agli adeguamenti antincendio (decreto 13 febbraio 2019, n. 101), i finanziamenti per le palestre (decreto 11 febbraio 2019, n. 94), i fondi protezione civile 2019-2023 (decreto 11 febbraio 2019, n. 93), i contributi per la progettazione (decreto ministeriale 10 dicembre 2018, n. 850) ed altre risorse derivanti dagli stanziamenti del “Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese”, i cui decreti attuativi sono in fase di adozione. Addirittura con nota 2 aprile 2019, prot. n. 6986 il Miur ha trasmesso il Decreto Direttoriale 1 aprile 2019 n. 540, che disciplina le modalità e i criteri di erogazione di risorse pari a euro 3.520.000,00 finalizzate a dare copertura ai danni subiti per eventi eccezionali di furti, atti vandalici e/o danneggiamenti di materiale didattico-laboratoriale, nonché di beni in uso all’istituzione, che abbiano avuto luogo negli anni scolastici 2016-17, 2017-18, 2018-19 e comunque entro il 30 aprile 2019, e che siano stati formalmente denunciati alle Forze dell’ordine. Il finanziamento viene assegnato prioritariamente alle istituzioni scolastiche danneggiate negli anni scolastici 2016/2017 e 2017/2018.
M. Nutini su Scuola7 n. 133 si chiedeva: il 2019 potrà passare alla storia come l’anno d’oro per l’edilizia scolastica? Registro comunque che si va nella direzione opposta all’unificazione delle risorse assegnate all’Ente proprietario dei locali, per consegnare al Dirigente scolastico strutture e impianti sicuri fatti oggetto di costante manutenzione ordinaria.
La partecipazione civica alla sicurezza scolastica
Il Manifesto rivendica “per gli studenti, il personale docente e non docente, le famiglie, i dirigenti scolastici e l’intera comunità di riferimento il diritto di partecipare a tutte le attività connesse alla sicurezza scolastica, inclusi i processi di ricostruzione pubblica degli edifici scolastici a seguito di eventi calamitosi e di progettazione e ricostruzione di nuove scuole”. Certo i sogni non sono vietati, ma basterebbe una buona collaborazione tra Ente proprietario dei locali e istituzione scolastica (Consiglio d’istituto, dirigente e personale).
La mia esperienza registra risultati eccellenti, ma anche, purtroppo, assenze totali di dialogo. L’ultimo caso riguarda la mera sostituzione di tutte le finestre in legno dell’edificio, che ospita un istituto comprensivo, con moderni serramenti in alluminio; lo scopo prioritario era il risparmio energetico, ma la totale mancanza dialogo ha portato gli insegnanti a segnalare i maggiori pericoli degli spigoli taglienti dei finestroni aperti sull’adiacente fila dei banchi.
Chiarezza delle responsabilità e cultura della sicurezza
Un po’ ingenuamente il Manifesto chiede di sciogliere un nodo segnalato da oltre vent’anni e inspiegabilmente mai affrontato in sede ministeriale: chiarire su “responsabilità ed obblighi di tutti i soggetti coinvolti, tenendo conto dei rispettivi obblighi e poteri e superando le ambiguità e le lacune normative esistenti”. A tutt’oggi non mi risulta sia stato emanato il Decreto interministeriale prescritto dall’art. 3, comma 2 del d.lgs. 81/2008, col quale i Ministeri di Istruzione, Lavoro, Salute, per le Riforme e per le innovazioni nella Pubblica amministrazione avrebbero potuto e dovuto assicurare la necessaria coerenza normativa. Ci auguriamo tutti che al Miur siano attenti alle sollecitazioni e proposte contenute nel Manifesto.
Chiederò ospitalità a Scuola7 per precisare ulteriormente questo aspetto.