Una firma necessaria

Intervista a Maddalena Gissi, Segretaria generale di CISL Scuola

Segretaria, le facciamo subito una domanda un po’ provocatoria: non le sembra che l’intesa sottoscritta il 24 aprile 2019 sia “lastricata” sostanzialmente di buone intenzioni tutte da verificare? Non è un po’ poco per decidere la revoca di uno sciopero?

Anche se è un po’ come partire dal fondo, lo faccio volentieri perché la domanda mi dà la possibilità di fare alcune sottolineature non di poco conto. La prima è proprio relativa alla natura del confronto in atto, un confronto politico e non una trattativa come quelle che si fanno a un tavolo contrattuale, dove si chiude quando si trova una mediazione che diventa immediatamente operativa. Qui l’obiettivo era porre una premessa fondamentale per poter affrontare tutte le questioni oggetto della mobilitazione: non si trattava di fare il rinnovo contrattuale, per esempio, ma di avere le condizioni per potervi mettere mano. Aver potuto porre la questione direttamente al Presidente del Consiglio, e averlo portato a sottoscrivere l’impegno a stanziare risorse aggiuntive per il contratto del comparto, non è cosa di poco conto. Di quell’impegno, ora messo nero su bianco, potremo chiedere conto al premier e al Governo al momento opportuno, quello della prossima finanziaria. Lo stesso dicasi per tutte le altre questioni, su cui si fissano criteri e obiettivi verso i quali sarà orientato il lavoro dei tavoli tematici da aprire quanto prima, e che dovranno portare a frutto i contenuti dell’intesa. Anche per questo, ed è la seconda precisazione che voglio fare, lo sciopero non è stato revocato, ma sospeso. Intanto il primo incontro al MIUR è già stato convocato per il 6 maggio, argomento: il reclutamento e il precariato.

C’è chi sostiene che questo accordo possa essere molto utile alle forze di maggioranza per la campagna elettorale…

Argomento che fa il paio, specularmente, a quello secondo cui lo sciopero in campagna elettorale sarebbe stato un nostro regalo alle forze di opposizione. Sbagliate entrambe le affermazioni, che tradiscono un vizio molto diffuso: quello di ricondurre anche le vicende sindacali nelle dinamiche dello scontro e della polemica politica. Una logica che non ci appartiene: la nostra autonomia ci preserva sotto questo aspetto da ogni rischio di subalternitĂ . Non siamo mai stati e non saremo mai nĂ© avversari nĂ© alleati di un governo, ma interlocutori che cercano di far valere il proprio peso, giocando il loro ruolo di soggetto sociale. Se c’è un aspetto importante di questa intesa è proprio aver ridato spazio e attenzione alle relazioni sindacali. Credo sia la prima intesa sottoscritta da questo Governo; ne siamo in qualche modo fieri e ci auguriamo che a questo passo ne seguano altri, perchĂ© oltre a istruzione e formazione c’è una realtĂ  piĂą estesa: quella del lavoro pubblico e del lavoro in generale. Ecco, mi piace pensare che siamo stati gli apripista di una stagione in cui il Governo presti finalmente il dovuto ascolto alle rappresentanze del sociale. 

E sulla regionalizzazione pensate che l’intesa possa avere ricadute importanti?

I percorsi verso l’autonomia differenziata sono centrati su intese fra le Regioni e il Governo, da sottoporre poi a ratifica del Parlamento. Noi da mesi stiamo sostenendo che la questione non può essere il tema di trattative bilaterali, perché investe l’assetto generale del sistema Paese, e quindi esigerebbe di essere oggetto di un confronto più ampio, in cui coinvolgere anche i soggetti sociali. Credo che le iniziative assunte come CISL Scuola (il convegno del 20 febbraio scorso a Roma), e unitariamente da sindacati e associazioni, abbiano dato un grosso contributo ad accendere i riflettori su una vicenda che procedeva di fatto in penombra. Il nostro lavoro su questo continua: proseguirà la raccolta delle firme, intensificheremo le iniziative di informazione e di discussione in categoria. Lo faremo con ancor più determinazione dopo l’intesa, nella quale il Capo del Governo ha condiviso e sottoscritto affermazioni inequivocabili, che gli chiediamo di far valere nel confronto con le Regioni: salvaguardia dell’unità e dell’identità culturale del sistema d’istruzione, uniformità del reclutamento e stato giuridico regolato dal CCNL, unitarietà degli ordinamenti, dei curricoli e dei sistemi di governo. Non sono parole di poco conto: impossibile non considerarle come buon esito del lavoro fatto fin qui, che come ho detto proseguirà senza sosta ai tavoli tematici.