Richiamo all’Europa: a quella che c’è e che ci dovrebbe essere

Richiamo… per andare controvento

Decidere di dare il proprio contributo alla pubblicazione del volume Richiamo all’Europa [1] non è stato facile, soprattutto per il senso di responsabilità personalmente percepito nella trattazione di una tematica delicata e complessa, in un momento storico particolarmente critico per ciò che oggi sta investendo il vecchio continente.

Il lavoro di approfondimento è durato oltre un anno, anche perché carpito ad impegni sul campo più cogenti. Abbiamo lavorato a più mani, facendo attenzione a tessere una tela che mantenesse al suo interno una coerenza di fondo rispetto ai punti cardine intorno cui si sono andati costruendo la trama e l’ordito del testo. Il lavoro di squadra è stato fondamentale per riuscire in una disamina approfondita delle politiche scolastiche europee, in un quadro sia generale, in termini di scelte di fondo per lo sviluppo della dimensione europea dell’insegnamento, sia più specifico, in riferimento ai programmi attuativi delle politiche e ai sistemi educativi europei.

È stato un lavoro di riflessione radicato sull’analisi dello status quo, tenendo presente sullo sfondo le criticità di questa fase storica, ma facendo la scelta di andare controvento[2], per richiamare ciò che faticosamente si è andato costruendo nel tempo intorno all’idea di un’Europa libera ed unita[3].

Richiamo… ai valori fondamentali dell’UE

In un momento di forte crisi, che vede l’unità europea assediata da «nazionalismi, populismi e sentimenti di disaffezione e sfiducia nei confronti di un progetto percepito come lontano dagli ideali iniziali ed incapace di garantire benessere e futuro dei cittadini»[4], si rende necessario richiamare l’attenzione intorno ai principi fondanti l’Unione Europea (UE). A cominciare dalle quattro libertà fondamentali, simbolo dell’integrazione comunitaria, previste dagli artt. 3 e 14 del Trattato della Comunità Europea per la completa realizzazione del mercato interno: la libera circolazione delle mercila libera circolazione delle persone e  dei lavoratorila libera prestazione dei servizila libera circolazione dei capitali.

Si tratta, invero, di avere bene a mente che la «bussola costante dell’UE è essere un’Unione di valori, fondati su tre principi inamovibili: libertà, uguaglianza e Stato di diritto»[5].

Richiamo… a un’Europa necessaria

Lo sforzo sotteso al nostro lavoro è stato, dunque, il tentativo di richiamare l’indissolubilità dell’idea di cultura e di identità europea, partendo dall’Europa che c’è e che dovrebbe esserci.

Nella Dichiarazione di Bratislava del 16 settembre 2016 non a caso è stato ribadito che «l’UE non è perfetta, ma è lo strumento più efficace di cui disponiamo per affrontare le nuove sfide che ci attendono. Abbiamo bisogno dell’UE per garantire ai nostri cittadini non solo pace e democrazia, ma anche sicurezza. Abbiamo bisogno dell’UE per soddisfare meglio le esigenze dei cittadini e il loro desiderio di vivere, studiare, lavorare, spostarsi e prosperare liberamente in tutto il continente beneficiando del ricco patrimonio culturale europeo».

L’idea di un’Europa necessaria è stata la leva che ha dato l’impulso alla scrittura del volume, che non poteva prescindere da uno studio mirato e riflessivo di una parte dell’ampia e complessa documentazione europea, che ha messo al centro le responsabilità dell’Europa prioritariamente rispetto all’istruzione, quale snodo centrale ed indispensabile per l’attuazione della comunità europea sovranazionale.

Numerosi documenti dell’UE hanno sottolineato l’importanza di un sistema di istruzione di qualità generalizzato in Europa, a fronte delle sfide che tutti i paesi europei stanno affrontando, soprattutto in riferimento a ciò che bisogna garantire ai giovani per la costruzione e la realizzazione del personale progetto di vita. Basti come esemplificazione il riferimento a quanto sottolineato nella Dichiarazione di Roma del 25 marzo 2017, laddove viene da un lato rimarcata la volontà di avere «una Unione in cui i cittadini abbiano nuove opportunità di sviluppo culturale e sociale e di crescita economica», dall’altro confermato l’impegno ad adoperarsi «per […] un’Unione i cui giovani ricevano la migliore istruzione e la migliore formazione possibili e possano studiare e trovare un lavoro in tutto il continente; un’Unione che preservi il nostro patrimonio culturale e promuova la diversità culturale».

Richiamo… alla dimensione europea dell’insegnamento

È su questi presupposti che va, pertanto, favorita e sostenuta la dimensione europea dell’insegnamento, con la consapevolezza che:

– l’istruzione e la cultura sono determinanti nei processi di costruzione di una comune identità dell’UE, poiché «quando le nostre democrazie e i nostri valori europei vengono messi alla prova dal risveglio del populismo nei nostri paesi o all’estero o dalla circolazione di notizie false e dalla manipolazione delle nostre reti di informazione, per i leader europei e le istituzioni dell’UE è giunto il momento di reagire […].  Sessant’anni dopo la firma dei trattati di Roma, rafforzare la nostra identità europea resta fondamentale e l’istruzione e la cultura costituiscono i migliori strumenti per farlo»[6];

– alla base di una società inclusiva e resiliente vi è un’istruzione di qualità, in quanto «è il punto di partenza per una carriera professionale di successo e la migliore protezione contro la disoccupazione e la povertà. Promuove lo sviluppo personale e getta le basi per una cittadinanza attiva. La buona istruzione è il combustibile per ricerca e sviluppo, innovazione e competitività»[7].

Richiamo… ad un adeguato spazio europeo dell’istruzione

Bisogna contribuire con intenzionalità e senso di responsabilità alla creazione di un adeguato spazio europeo comune dell’istruzione, che consenta pari opportunità per tutti.

Bisogna pertanto prestare un’attenzione particolare a ciò che sostanzia un ambizioso programma comune per l’istruzione e la cultura, attraverso cui:

– offrire ai cittadini la possibilità di una formazione solida, altamente qualificata e flessibile, in grado di affrontare un’economia resiliente;

– gettare le basi per la coesione sociale, la mobilità sociale e una società equa, grazie ad un’istruzione inclusiva e di buona qualità a partire dall’infanzia;

– prevenire il populismo, la xenofobia e la radicalizzazione violenta, in funzione dello sviluppo di una cittadinanza attiva tale da rendere l’Europa un luogo vivibile, attraente e caratterizzato da valori comuni;

– diffondere il valore della diversità come ricchezza e risorsa capace di alimentare creatività e al contempo innovazione, pur nel rispetto del proprio patrimonio culturale identitario[8].

Richiamo… ad un impegno professionale responsabile

Tutto ciò chiama in causa chi opera direttamente nei contesti scolastici, pur nella consapevolezza che sarebbero necessari seri investimenti da parte dei decisori politici. Questo resta un punto nevralgico in particolare per il nostro Paese, considerando che la scuola continua ad essere ritenuta un “capitolo di spesa” da tagliare più che da incrementare. Nel recente Documento di Economia e Finanza (DEF) 2019, approvato dal Consiglio dei Ministri il 9 aprile scorso, la spesa per il settore Istruzione rispetto al Pil scende al 3,5%, con una previsione di costante diminuzione nel tempo fino ad arrivare al 3,1% nel 2035, come viene riportato dalla rubrica Scuola 24 de Il Sole 24 ore[9].

Ciononostante, è indubbio che il fattore prioritario – tra i tre indicati dalla Commissione UE nella Comunicazione di novembre 2017[10] – sia rappresentato dalla qualità degli insegnanti, oltre che dall’apprendimento permanente e dall’innovazione e tecnologie digitali.

La qualità dei docenti va di pari passo con un sistema di governance efficace ed efficiente, nonché un equilibrio tra autonomia delle scuole e rendicontazione[11].

È per questa ragione che nel volume Richiamo all’Europa abbiamo focalizzato, in alcuni capitoli della seconda parte, una particolare attenzione alla professionalità dei docenti e dei dirigenti scolastici, in ragione del loro ruolo strategico e di grande responsabilità, sia per il futuro delle nuove generazioni sia per l’Europa stessa, come ci ricorda Jean Claude Juncker: «Siamo tutti, senza eccezione, responsabili dell’Europa così com’è, e saremo tutti, senza eccezione, responsabili dell’Europa del futuro».

[1] L. Maloni – R. Seccia (a cura di), Richiamo all’Europa, Tecnodid, marzo 2019.

[2] M. Spinosi, Prefazione, ibidem, p. 5.

[3] A. Spinelli – E. Rossi, Il Manifesto di Ventotene. Per un’Europa libera ed unita, 1941. Come ha ricordato Pietro Grasso nella presentazione del testo pubblicato nel 2017 dal Senato della Repubblica, in qualità di Presidente in carica, il Manifesto redatto da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, quando erano al confino all’isola di Ventotene come oppositori del regime fascista, «è ancora oggi un testo di straordinaria, pulsante attualità».

[4] P. Grasso, op. cit., p. 5.

[5] J. C. Juncker, Discorso sullo stato dell’Unione 2017. Spiegare le vele, Bruxelles 13.09.2017.

[6] COM (2017) 673 final, Rafforzare l’identità europea grazie all’istruzione e alla cultura.

[7] COM (2017) 248 final, Sviluppo scolastico ed eccellenza nell’insegnamento per iniziare nel modo giusto.

[8] COM (2017) 673 final, cit. – Cfr. L. Maloni – R. Seccia (a cura di), Richiamo all’Europa, Tecnodid, marzo 2019, Cap. 2.1.

[9] C. Tucci, Sorpresa: la spesa per l’istruzione cala fino al 2040, http://scuola24.ilsole24ore.com/art/scuola/2019-04-11/sorpresa-spesa-l-istruzione-cala-fino-2040-195508.php?uuid=AB1kIanB.

[10] COM (2017) 673 final, cit.

[11] Cfr. Conclusioni del Consiglio relative allo sviluppo della scuola e all’eccellenza nell’insegnamento (2017/C 421/03).