Il dibattito sulle competenze linguistiche dei nostri ragazzi si è ravvivato, anche in relazione alle nuove prove d’esame (v. alla voce Maturità) e alle tipologie di prove scritte richiamate nelle nuove disposizioni. Si vorrebbe superare le pratiche di scrittura retorica (il classico tema), per offrire più spazio alle scritture funzionali (ad esempio le sintesi, i riassunti) e concentrare l’attenzione di docenti e allievi sulla comprensione (cfr. Loiero, 114). Un particolare aspetto ha visto un’accelerazione nel corso del 2018: si tratta della rilevazione degli apprendimenti in lingua straniera, sottoposti per la prima volta a test standardizzati dell’Invalsi. Cominciano a trapelare i primi risultati delle prove, che attestano buoni risultati a livello di scuola primaria (a conferma di tradizioni positive, un poco scalfite dalle pessime condizioni dell’insegnamento) e progressive cadute di rendimento nel passaggio alla scuola secondaria (cfr. Calanchini, 115). Resta ora da verificare l’impatto delle prove per i diciottenni che si dovrebbero svolgere nella primavera 2018 (il condizionale è d’obbligo, visti i nuvoloni grigi che si addensano sul futuro dell’Invalsi), per testare intanto le abilità di lettura e di comprensione, secondo parametri poi confrontabili con il livello B2 del Quadro comune europeo di riferimento (QCER) (cfr. Calanchini, 106).
2019-01-06