Non solo prove INVALSI
La “comprensione” è stata il Leitmotiv del convegno organizzato a Roma dall’INVALSI nei giorni 16-17 novembre u.s.
Il tema riguardava non tanto le prove di lettura dell’INVALSI, ma ciò che avviene prima delle operazioni di verifica, ovvero l’insegnare a leggere per consentire agli allievi di comprendere, guardando tutti gli ordini di scuola, dalla primaria alla secondaria di primo e secondo grado e anche gli adulti. Poche relazioni, alcuni interventi programmati e tanto spazio agli insegnanti per esperienze scolastiche significative.
Nei due giorni del convegno l’attenzione è stata pertanto incentrata sul processo di comprensione e sulle procedure da mettere in atto per facilitarlo. Non sono mancati riferimenti alle indagini internazionali sulla lettura, anche relative all’alfabetizzazione degli adulti, e alle prove Invalsi, che però sono rimaste sullo sfondo.
Capire le parole
In apertura dei lavori Silvana Ferreri ha richiamato la complessità della comprensione attraverso le parole di Tullio de Mauro. A proposito della fatica del comprendere, De Mauro ha paragonato il lettore a una persona che cerca di arrampicarsi su un albero o tenta di scalare una parete in montagna: “ci arrampichiamo per ipotesi, tentativi, ritorni, nuove partenze, e il cammino di ciascuno è solo uno dei possibili per arrivare più in alto” (T. De Mauro, Capire le parole, Laterza, Bari, 1994). Se lo studente è colui che affronta la parete, l’insegnante è la guida che lo instrada, fornendo strumenti e suggerimenti. L’immagine rende bene l’idea di quanto sia faticoso non soltanto decodificare le parole di un testo, ma generare senso costruendo gradualmente il significato di quanto si va leggendo.
Considerate la complessità del comprendere e la necessità di una progressione graduale, Ferreri ha introdotto il concetto di focalizzazione differenziata, in cui, pur nell’unitarietà del processo di comprensione, ciascun ordine di scuola definisce il proprio contributo allo sviluppo delle capacità di leggere e comprendere testi. Si tratta di delineare le priorità nello “scalare” la parete di cui parla De Mauro, priorità a cui devono corrispondere percorsi specifici d’insegnamento-apprendimento in base ai diversi gradi di maturazione cognitiva degli allievi.
Una partita a scacchi tra lettore e testo
Lerida Cisotto ha poi messo in luce come la comprensione abbia origine dall’incontro tra caratteristiche del testo e caratteristiche del lettore; si è soffermata sui processi inferenziali messi in atto nel corso della lettura, che comportano l’integrazione tra le conoscenze a disposizione del lettore e quelle provenienti dal testo. A tal riguardo ha richiamato l’importanza degli “schemi” cognitivi.
Altri esperti hanno messo in evidenza ulteriori elementi relativi alla comprensione della lettura. Matteo Viale, ad esempio, ha parlato delle diverse modalità di lettura: esplorativa od orientativa (skimming), selettiva (scanning), estensiva, intensiva. Ha poi sottolineato i problemi che a volte sorgono quando si affrontano i testi per lo studio.
Giorgio Asquini, con un’immagine significativa, ha identificato il capire un testo con il risultato di una partita che si gioca fra le conoscenze ricavate dal testo, da un lato, e l’insieme delle conoscenze del lettore, dall’altro. In particolare ha parlato di una partita a scacchi, che possiede una particolarità: i pezzi sono disposti sulla scacchiera in modo diverso dalla scuola primaria alla secondaria.
La scuola si impegna
Un momento importante del convegno ha riguardato la presentazione di esperienze condotte a scuola. Dalle relazioni dei docenti sono emersi due centri di attenzione: il coinvolgimento emotivo e motivazionale degli allievi nel leggere, e la presa in carico dei processi di comprensione.
Di particolare interesse gli interventi delle docenti Maria Lucia Preti di Modena e Maria Antonietta Marchese di Palermo. La prima ha riferito come, in una scuola d’istruzione secondaria di primo grado, i dati negativi delle prove Invalsi siano stati, per tutti gli insegnanti, il punto di partenza per rivedere e perfezionare le procedure di insegnamento della lettura, al fine di far raggiungere agli allievi risultati sempre migliori. Marchese, docente in una scuola primaria, ha mostrato come, pur in presenza di punteggi alti nel risultato complessivo della classe alle prove Invalsi, una lettura più approfondita dei dati abbia consentito di “scovare” un gruppetto di “lettori deboli”, per i quali si è reso necessario attivare interventi didattici per portarli a esiti migliori.
La formazione cognitiva e sociale del lettore
Ognuno di noi è andato via dal convegno con la consapevolezza che occorre riconsiderare le proprie pratiche di insegnamento. Lavorare soltanto mediante esperienze mirate al “piacere di leggere” non basta. Per facilitare nei ragazzi il complesso e lento processo della comprensione servono infatti percorsi che attivino le importanti operazioni linguistico-cognitive che sostanziano il comprendere. Si rende altresì necessario che le attività di lettura coinvolgano la classe come gruppo sociale, per togliere così “il bambino, il ragazzo da una sterile solitudine, che è produttiva solo quando si è diventati bravi lettori, e immetterlo in una comunità di parlanti e riceventi”. (S. Ferreri [a cura di], Non uno di meno. Strategie didattiche per leggere e comprendere, La Nuova Italia, Firenze 2002).