Rimini Rimini
A circa un mese dalla conclusione della procedura finalizzata all’espressione della valutazione di prima istanza da parte dei Nuclei di valutazione, l’Invalsi, in collaborazione con il SNV, ha organizzato un seminario di coordinamento e confronto sui processi in atto, rivolto ai coordinatori dei Nuclei, che il 31 ottobre si sono incontrati a Rimini.
Una giornata dedicata a fare il punto della situazione su una procedura che qualcuno percepisce ancora sperimentale, ma che in realtà è stata introdotta a regime nel sistema nazionale di valutazione fin dalla prima annualità, quella dell’anno scolastico 2016-2017, e che dovrebbe essere obbligatoria per tutti i dirigenti scolastici. Il condizionale però è d’obbligo, poiché da due anni, da quando cioè è stato dato il via al delicato procedimento di valutazione della dirigenza scolastica dalla Direttiva n. 36 del 18 agosto 2016, non sono mancate le criticità, complice una situazione politica in continuo mutamento che non ha favorito né la chiarezza delle posizioni, né l’attuazione dei risvolti della valutazione.
Non perdere un’occasione per valorizzare il profilo del dirigente
Ci si riferisce, è evidente, alla mancata ricaduta economica degli esiti della valutazione, circostanza che ha sparigliato le carte inizialmente previste, arrivando anche ad invertire i ruoli tra chi si era da sempre detto favorevole e chi contrario. Non appare opportuno, in questa sede, schierarsi a vantaggio di una posizione o dell’altra, ma è innegabile rilevarne la conseguenza: una confusione di posizioni e motivazioni che non aiutano la procedura avviata, né riescono a sostenerne a pieno la finalità. Non va dimenticato, infatti, che la Direttiva 36/2016 e le Linee Guida avevano disciplinato le specifiche procedure per la valutazione dell’attività dei dirigenti scolastici ai sensi dell’articolo 1, comma 93, della legge n. 107 del 2015, finalizzandole alla valorizzazione e al miglioramento professionale dei dirigenti, nella prospettiva del progressivo incremento della qualità del servizio scolastico. Ad oggi, invece, ancora si assiste a perplessità che vanno ben oltre gli aspetti metodologici della procedura, e che chiedono risposte concrete per non perdere un’occasione ormai avviata, che, se condotta bene, potrebbe davvero sostenere la valorizzazione del profilo dirigenziale e orientarne lo sviluppo professionale.
L’incontro tra dirigente e nucleo: un dialogo professionale
Entrando negli aspetti tecnici della procedura, nel seminario di Rimini il tema centrale è stato il confronto su quanto realizzato e ancora in corso di realizzazione da parte dei Nuclei di valutazione, impegnati in questo periodo nell’analisi del portfolio dei dirigenti e nelle visite a scuola o nelle interlocuzioni in presenza, che sono il vero cuore della valutazione riferita all’anno scolastico 2017-2018. Tra le testimonianze dei territori ed un ripasso generale delle modalità organizzative che si stanno rivelando più efficaci, e che per questo sono state oggetto di condivisione e riflessioni, l’accento è stato posto sulla centralità del dirigente scolastico nella procedura di valutazione. L’incontro tra il dirigente ed il nucleo, infatti, si deve tradurre in un dialogo professionale, che è cosa ben diversa da un’intervista o da un controllo formale delle azioni realizzate nella complessa quotidianità scolastica. Questa sottolineatura evidenzia il vero punto debole dell’intero impianto, ossia chi sono i valutatori.
L’esercito dei valutatori
A livello nazionale le procedure di individuazione dei coordinatori e dei componenti non sempre testimoniano l’adozione degli stessi criteri di scelta, né sono state seguite procedure che potessero garantire la presenza di profili professionali con esperienze pregresse nel campo della valutazione, a tutela della qualità dell’azione valutativa. Su tutte le criticità, la più influente è l’assenza di un corpo di dirigenti tecnici numericamente sufficiente a sostenere e coordinare l’attività dei nuclei, anche perché sulle poche decine di unità in servizio gravano gli impegni ordinari tipici della funzione ispettiva. Lo stesso reclutamento a termine realizzato ad opera del comma 94 della Legge 107/2015, che oltretutto sta arrivando a scadenza, per alcuni aspetti ha destato perplessità, e comunque non può sopperire ad una necessaria esigenza di sistematizzazione a regime del contingente con funzioni tecniche.
È per questo che le iniziative di formazione e di accompagnamento realizzate in questi due anni si sono rivelate fondamentali per dare omogeneità e garantire coordinamento alle attività gestite dai Nuclei di Valutazione.
PRODIS chiude i battenti
Proprio in riferimento a quest’ultima considerazione, è importante ricordare che l’attività di formazione garantita dall’INVALSI è arrivata al capolinea, ed a Rimini è stata ufficialmente comunicata la chiusura del progetto PRODIS. Tale attività si inseriva tra quelle che la normativa vigente attribuisce all’INVALSI. Nello specifico della procedura che stiamo analizzando, il progetto PRODIS è nato in ragione dell’art. 3 del DPR n. 80/2013, che ha assegnato all’INVALSI la definizione degli indicatori per la valutazione della dirigenza scolastica.
Le attività realizzate in quest’ambito dal 2016 ad oggi, oltre all’elaborazione degli indicatori per la valutazione, alla costante collaborazione nella definizione degli strumenti, delle tecniche e delle modalità per realizzare le diverse fasi previste dalla procedura, hanno riguardato la progettazione e realizzazione di moduli formativi rivolti ai componenti dei Nuclei di Valutazione regionali. Accanto a queste attività, inoltre, sono sicuramente da riconoscere ed apprezzare le azioni di monitoraggio e analisi dell’impatto del sistema di valutazione dei dirigenti scolastici sulla qualità del servizio, con lo scopo non solo di chiarirne i riflessi, ma di stimolare le scelte funzionali in tema di politica scolastica e sostegno professionale.
Un sistema che apprende
La formazione ed il confronto costante, che le attività del progetto PRODIS hanno garantito, hanno bilanciato, o almeno hanno provato a farlo, le differenze a cui prima si è fatto sinteticamente riferimento, con l’intenzione irrinunciabile di dare organicità all’intero impianto della valutazione dei dirigenti scolastici, contribuendo a sistematizzarla in un’ottica reale di sviluppo e di miglioramento non solo dei singoli, ma del sistema di istruzione in generale. Le difficoltà che ancora permangono non sono certo da imputare a chi oggi terminato il processo di accompagnamento, conclude la propria azione ed esce di scena, quanto piuttosto alla miopia che troppe volte accompagna le scelte di sistema e durante il percorso rischia di deviare, peggiorandolo, un procedimento che nasceva con le migliori intenzioni.
Le zone d’ombra della valutazione
Le criticità più evidenti della procedura di valutazione sono state oggetto di analisi nel seminario di Rimini, durante il quale, ad esempio, si è evidenziata tutta la difficoltà di una valutazione che, sebbene non abbia una finalità comparativa, ancora non riesce a garantire un’omogeneità di trattamento ai valutati. Il periodo limitato in cui si deve avviare e concludere la fase delle visite e delle interlocuzioni complica ulteriormente questa necessaria esigenza di equità di trattamento. In particolare appare una criticità l’essere costretti a valutare annualmente l’azione del dirigente, che in realtà si realizza nel corso del triennio, che è il riferimento temporale dell’incarico dirigenziale. Se alla fine di tutto, infatti, quello che si vuole osservare e valutare è la capacità del dirigente di avere una visione strategica della propria azione professionale, il necessario aggancio ai documenti della scuola, la ricerca di coerenza tra il RAV, il PTOF e la lettera di incarico appaiono indispensabili.
Non si comprende, allora, come può un’analisi valutativa, necessariamente costruita in un triennio, determinare ogni anno una specifica valutazione che, di conseguenza, potrebbe addirittura mostrare profili di grande incoerenza da un anno all’altro. La stessa possibilità di inserire la valutazione dei dirigenti scolastici nella procedura di valutazione delle scuole rischia di creare confusione, se realizzata in maniera estemporanea. Sarebbero necessarie infatti procedure precise e normativamente inquadrate, poiché non si possono confondere i diversi piani di azione amministrativa e dirigenziale, ed i soggetti che, con procedure di reclutamento e differenti profili professionali di provenienza, sono investiti dell’una e dell’altra procedura valutativa.
Quale futuro per la valutazione della dirigenza scolastica in Italia
A Rimini c’è stata anche, per fortuna, la possibilità di comprendere le linee di indirizzo di questo Ministero per il futuro della valutazione dei dirigenti scolastici nel nostro Paese. Sembra, ad esempio, che non ci siano dubbi sulla volontà di proseguire nella diffusione della cultura della valutazione, correggendone però le criticità. Tra queste sono state indicate: la composizione dei NdV e la conseguente necessità di modificarli, la volontà di superarne lo scollamento dai NEV per arrivare ad una procedura unica, e l’intenzione di rivedere i tempi della valutazione, perché abbia una reale ricaduta sia di sistema, sia soprattutto culturale.
Un altro obiettivo dichiarato è stato quello di arrivare ad una procedura di valutazione che non si limiti alla fase diagnostica, ma che poi determini le scelte da assumere in termini di cura e sostegno professionale, soprattutto nei casi in cui si siano evidenziate delle difficoltà nell’azione dirigenziale. La valutazione dei dirigenti, inoltre, dovrebbe essere fortemente legata all’analisi del contesto in cui l’azione professionale si realizza, per cogliere i vincoli che l’ambiente determina ed arrivare ad identificare soluzioni organizzative maggiormente rispondenti alle specificità espresse dai diversi territori.
Il reclutamento dei dirigenti tecnici
È stata anche evidenziata la necessità di prevedere una prossima procedura ordinaria per il reclutamento di dirigenti tecnici, che solo temporaneamente può trovare ancora copertura tramite l’individuazione di specifici profili professionali con incarichi tecnici ad opera del comma 94 della Legge n. 107/2015.
Infine è stata annunciata la costituzione di un gruppo di lavoro per la definizione di una nuova Direttiva sulla valutazione, a valere sul triennio 2019-2022, riferimento temporale che permetterebbe di allineare anche la valutazione della dirigenza scolastica alla progettualità strategica predisposta dalle scuole per lo stesso periodo. Molte novità dunque, delle quali per ora non resta che aspettare la traduzione operativa, per verificarne l’efficacia sull’effettivo miglioramento del nostro sistema scolastico.