Dati sempre preoccupanti
Puntuale anche quest’anno è stato reso pubblico lo stato delle scuole italiane, rilevato sia da fonti ufficiali/istituzionali (MIUR, INAIL) sia dal report scaturito dall’invio, da parte di Cittadinanzattiva, di istanze di accesso civico a 7.252 comuni, province e città metropolitane, relative a 6.556 edifici scolastici di 20 regioni. Il quadro è più aggiornato rispetto alla sicurezza sismica, con informazioni dettagliate rispetto alle certificazioni e agli investimenti degli Enti locali su quali e quanti interventi manutentivi sono stati realizzati.
Emergono notevoli disomogeneità tra le varie aree del Paese in merito agli adempimenti prescritti: il Sud arranca, poiché solo il 17% delle scuole ha il certificato di prevenzione incendi, il 15% quello igienico-sanitario, il 15% quello di agibilità, il 18% il collaudo statico; un po’ meglio al Centro, dove il 19% ha il certificato di prevenzione incendi, il 18% quello igienico-sanitario, il 22% quello di agibilità e il 21% il collaudo statico; decisamente più positivi i dati al Nord, con il 64% delle scuole in possesso del certificato di prevenzione incendi, il 67% di quello igienico-sanitario, il 63% dell’agibilità e il 61% del collaudo statico.
Volontà politica o solo carenza di risorse finanziarie?
Tra i numerosi dati emergono anche i gravi ritardi nelle manutenzioni sia ordinarie che straordinarie, la cui causa sarebbe da attribuirsi principalmente alla mancanza di risorse finanziarie; per quella ordinaria viene precisato che, mentre la Lombardia spende 119.000 euro, la Puglia arriva a stento a 3.000. Mi sia permesso di esprimere un dubbio: si tratta spesso di scelte delle amministrazioni, che evidenziano l’attenzione in cui tengono le scuole rispetto ad altre destinazioni delle pur scarse risorse. Il dubbio sorge anche dal dato relativo al conseguimento del certificato di prevenzione incendi (CPI): lo possiede il 69% degli istituti del Trentino Alto Adige e solo il 6% di quelli del Lazio! Nel merito è recentemente intervenuto il Decreto del Ministero degli Interni, di concerto con il MIUR (firmato Minniti e Fedeli), del 21 marzo 2018 (cfr. Scuola7, 25 giugno 2018, n. 95).
Cosa può e deve fare la singola scuola?
Tra le sette lucide proposte di Cittadinanzattiva, cui rinvio il lettore, due meritano una particolare attenzione da parte del singolo istituto scolastico: Modifiche normative e Cultura della sicurezza.
La prima: “È tempo di rivedere alcune importanti normative per chiarire le responsabilità in materia di sicurezza scolastica (legge 81/2008) e per ripensare gli spazi superando la prospettiva ‘aula centrica’ (decreto ministeriale del 18/12/1975)”. Anche Cittadinanzattiva chiama in causa la perdurante omissione del MIUR sulla mancata emanazione del Decreto interministeriale attuazione all’art. 3 del d.lgs. 81/2008, che prescrive: … nei riguardi … degli istituti di istruzione universitari,… degli istituti di istruzione ed educazione di ogni ordine e grado, … le disposizioni del presente decreto legislativo sono applicate tenendo conto delle effettive particolari esigenze connesse al servizio espletato o alle peculiarità organizzative … individuate entro e non oltre ventiquattro mesi dalla data di emanazione del presente decreto legislativo … dal MIUR di concerto con i Ministri del lavoro…, della salute, delle riforme e innovazioni nella PA.
A far data febbraio 2006 la Regione Emilia-Romagna, in sintonia con alcune altre regioni (Toscana, Veneto, …), aveva espresso un importante e chiarissimo indirizzo interpretativo: «Il Documento di Valutazione dei rischi nelle istituzioni scolastiche è costituito dall’insieme delle Valutazione dei rischi effettuate, rispettivamente per le proprie competenze, dal proprietario dell’edificio (strutture, impianti fissi, presidi antincendio) e dal dirigente scolastico (organizzazione e gestione dell’attività, attrezzature, emergenze, ecc.) e contiene in particolare le valutazioni specifiche previste per i rischi particolari (chimico, biologico, rumore, vibrazioni, atmosfere esplosive)». Evviva il caro buon senso! È così complesso tradurlo in un DM sulla specificità delle attività svolte nelle scuole?
Le responsabilità nelle e delle scuole
Dal rapporto di Cittadinanzattiva apprendiamo che il 10% delle scuole non è dotato del Documento di Valutazione dei rischi, primo obbligo del dirigente scolastico. Dell’altro 90%, quante hanno un DVR completo, scritto a quattro mani, e non stilato invece da professionisti esterni, in supplenza dell’Ente locale, incaricati dal dirigente scolastico al fine di ottemperare ad un obbligo peraltro sanzionato?
Partecipo in questi giorni alla formazione di RSPP (Responsabili Servizio Prevenzione e Protezione), e il tema della responsabilità di questi importanti collaboratori del dirigente scolastico è molto discusso: la mancanza del DM di cui sopra (nella chiarezza auspicata) rende ogni giorno più difficile convincere che compito primo delle singole istituzioni scolastiche è formare alla cultura della prevenzione durante lo svolgimento dell’ordinaria attività didattica, in locali consegnati e mantenuti sicuri dall’Ente proprietario. Che è poi l’altra proposta di Cittadinanzattiva: “Chiediamo al Miur di definire annualmente, con tutti i soggetti competenti, un Piano delle attività da proporre alle scuole per la Giornata nazionale della sicurezza (22 novembre)”.