Il nuovo anno scolastico 2018-19 si apre all’insegna del possibile “cambiamento”, preannunciato dalle forze politiche (Lega e 5 Stelle) che sono state premiate dagli elettori il 4 marzo e che hanno dato vita ad un’inedita maggioranza di Governo. Ora, dopo le tante dichiarazioni e intenzioni, si tratta di capire quali saranno effettivamente i cambiamenti da introdurre nel nostro sistema scolastico. Dopo la stagione della “Buona Scuola” avremo una nuova stagione di riforme? E che ne sarà degli oltre 200 commi della legge 107/2015 e degli 8 decreti legislativi correlati? Si andrà verso una rottamazione radicale? Intanto il panorama delle cose fatte (e di quelle non fatte) nel primo semestre 2018 è assai variegato – e se ne dà conto negli oltre 100 articoli che compongono la presente raccolta di Scuola7 -. C’è una scuola che funziona giorno per giorno, a prescindere dalle riforme “reali” o “immaginarie”, e che va amministrata e sostenuta nel migliore dei modi. Questa cura del quotidiano dev’essere la preoccupazione di ogni auspicabile buon governo. Ci riferiamo alla sicurezza e alla qualità degli edifici scolastici, alla preparazione e formazione dei docenti, all’ammodernamento delle attrezzature e delle didattiche, al ripristino di quella fiducia verso l’istituzione-scuola che sembra essere venuta meno negli ultimi anni. Dunque c’è bisogno di normalità e di concretezza nel risolvere i tanti problemi sul tappeto: il precariato che non scompare, i troppi posti vacanti nelle dirigenze e nelle segreterie, la carenza di docenti di sostegno (e una diversa politica dell’inclusione). Ma servirà qualche colpo d’ala per superare le criticità storiche del nostro sistema: risultati di apprendimento non soddisfacenti, divari insostenibili tra Nord e Sud, scollamento con il mondo del lavoro, contrasto all’insuccesso e alla demotivazione degli studenti verso lo studio (e quindi una più coraggiosa innovazione degli ambienti di apprendimento e della didattica). Un insieme di questioni, vecchie e nuove, che attendono da troppi anni di essere affrontate. Dunque, al di là di ogni retorica, non resta che auspicare un buon anno scolastico e buon lavoro a tutti coloro, dal ministro all’ultimo dei collaboratori scolastici, che hanno il compito di far funzionare la scuola della nostra Repubblica (le 42.000 scuole presenti nel nostro Paese).
2018-09-03