Prosegue l’investimento sulle nuove tecnologie digitali nella scuola italiana, sulla scia del PNSD (Piano Nazionale Scuola Digitale), rilanciato con la legge 107/2015. Gli esiti non sono di facile valutazione, anche se si registra certamente un incremento di dotazioni strutturali, di linee di accesso veloce, di formazione del personale. Proseguono inoltre le linee di finanziamento (Baldascino, 100). L’attenzione, comunque, si è concentrata anche sullo sviluppo di nuovi modelli di pensiero e di progettazione (es.: il coding), per un approccio non meramente applicativo dei nuovi artefatti tecnologici (Biancato-Fini, 83). In effetti, le preoccupazioni dell’opinione pubblica si sono rivolte verso usi distorti delle applicazioni tecnologiche, come i cellulari (Olivieri, 96), di cui non sempre è chiaro quali possano essere gli usi formativi. Apposite commissioni sono state messe al lavoro e sono state elaborate linee guida (Baldascino, 75). Insomma si vorrebbe uscire da una situazione eternamente pionieristica (anche se la cifra delle innovazioni digitali è un po’ questa) e inoltrarsi verso percorsi di ordinario sviluppo… semmai evitando anche qualche rimbrotto dell’Accademia della Crusca verso il vesso degli anglismi usati dagli innovatori del MIUR (Zauli, 87).
2018-09-01