La gestione del personale della scuola è soggetta ad una pluralità di fonti:
– leggi, in particolare lo stato giuridico (1994);
– il contratto nazionale di lavoro, rinnovato il 19-4-2018,
e numerose altre operazioni di regolazione amministrativa, che spesso sono il frutto di intese sindacali. Nella successione degli adempimenti, certamente il punto di partenza è il calcolo degli organici, per far funzionare le classi che scaturiscono dalla popolazione scolastica effettivamente iscritta (Di Palma, 85). In quest’ambito si iniziano a sentire gli effetti del calo demografico, che incide soprattutto nelle aree del Sud: dunque il fabbisogno di personale è più forte al Nord, e in quella direzione dovrebbe andare la dinamica della mobilità e del reclutamento (Bottino, 81). Occorre poi considerare le novità della legge 107/2015, parzialmente rimosse con l’accantonamento della chiamata diretta per competenze (Bottino, 96), fonte di numerose polemiche. Al momento non è stato intaccato l’organico di potenziamento, mentre c’è una revisione in atto delle procedure di reclutamento. Al di là del concorso agevolato per i docenti di II fascia (Bottino, 90), è ora esplosa la “bolla” dei maestri solo diplomati, che dovrà essere riassorbita (ma in quanti anni?) attraverso concorsi riservati e “non selettivi”. Per i docenti della secondaria dovrebbero essere banditi i primi concorsi secondo le nuove procedure del D.lgs. 59/2017 (Calienno, 81). Il fronte della gestione del personale, al di là del colore del governo “pro-tempore”, è sempre stato un aspetto caldo ed emergenziale della vita della scuola. Al suo interno dovrebbe avere una migliore visibilità la questione ATA (Calienno, 98), troppo spesso lasciata ai margini degli interventi. Teniamo per ora sullo sfondo il tema delle pensioni, perché al momento le dichiarazioni d’intenti sono molto radicali (ad esempio per l’abrogazione della riforma Fornero), ma le decisioni concrete devono ancora maturare (Rubino, 98).