Dovremmo parlare a lungo dello stato di salute dei processi di integrazione nella nostra scuola, e rimandiamo alla pregevole relazione della Corte dei Conti pubblicata con Deliberazione 16 luglio 2018, n. 13, che analizza il periodo 2012-2018. La Corte sottolinea alcuni dei limiti e delle distorsioni che si stanno manifestando in tema di inclusione, come l’aumento delle certificazioni di disabilità, la pressione per maggiori posti di sostegno (spesso dovuta alla carenza di altre figure di supporto), la presenza di personale non qualificato, ecc. In effetti siamo in fase di attuazione del d.lgs. 61/2017, che rivede e riordina tutte le procedure per l’integrazione scolastica degli alunni disabili (quelli ufficialmente certificati in base alla legge 104/1994), e che però richiede tempi lunghi per l’implementazione delle novità, come il profilo di funzionamento, sostitutivo della diagnosi funzionale o la nuova struttura di ambito, deputata all’assegnazione delle risorse. Anche in questo caso, trattandosi di decreti attuativi della Buona scuola, c’è da aspettarsi qualche ritocco, ad esempio sulla figura del docente di sostegno e la sua formazione (Contestabile, 74).
Ma non ci sono solo i disabili “certificati”, che comunque nell’a.s. 2017-18 hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 234.658 unità (Fonte MIUR, Anticipazioni sui principali dati della scuola statale, 2017), perché il fenomeno emergente è il rilascio di certificazioni di DSA-Disturbi Specifici di Apprendimento. C’è da interrogarsi seriamente sul fenomeno (Rondanini, 94), perché rivela la tendenza a trasformare un problema di difficoltà temporanea, un disturbo specifico, quasi in un’ulteriore produzione di certificazioni, senza mettere in discussione la qualità e la specificità di metodi e di strategie didattiche. Analoghe caratteristiche si presentano per gli alunni con BES (Bisogni Educativi Speciali), che hanno dato luogo ad una terza casistica con tanto di produzione di PDP (Piani Didattici Personalizzati) (Rondanini, 90). Lo stesso MIUR ha cercato di mettere un freno, rilanciando il messaggio di andare “oltre i BES”, attraverso l’emanazione di linee guida (Nota MIUR 1143 del 17-5-2018) che rimettono al centro gli strumenti dell’autonomia (tempi modulari, gruppi flessibili, spazi dedicati), per trasformare ogni classe in una classe inclusiva, cioè capace di contenere le tante diversità presenti oggi nella scuola, al di là della formalizzazione in un PDP (Brescianini, 92). È lo stesso approccio aperto che sta alla base delle linee di lavoro nazionali del MIUR di contrasto alla dispersione scolastica (Documento Rossi Doria, gennaio 2018), anch’esse oggetto del passaggio di consegne tra vecchio e nuovo Governo. La lotta all’insuccesso scolastico dovrebbe essere un impegno largamente bipartisan (Prontera, 74).