Siamo al secondo anno del Piano Nazionale di Formazione dei docenti (DM 797/2016), avviato a seguito della legge 107/2015. Ci dovremmo chiedere come stia andando la nuova formazione, che la Buona scuola voleva “obbligatoria, permanente, strutturale”, stanziando allo scopo nuove risorse per organizzarla (40 milioni annui) e un consistente fondo (380 milioni) per istituire la card del docente (500 euro annui), per incentivare consumi culturali e formazione in autonomia. Su questo fronte i maggiori beneficiari sono risultati i fornitori di nuove tecnologie digitali e, a distanza, le grandi distribuzioni librarie. Per la formazione le attività sono state realizzate a livello territoriale (dalle scuole capofila di ciascun ambito), sulla base di un’analisi dei bisogni dei singoli docenti, espressi in relazione alle 9 priorità del Piano (Pettenati, 96). La qualità delle iniziative si è rivelata assai difforme, e non sempre si sono raggiunti gli standard di qualità previsti dal MIUR e sintetizzati nel concetto di unità formativa (Brescianini, 88), che ingloba una pluralità di metodologie (lezioni, laboratori, lavoro in classe, studio, documentazione, ecc.). Principi di qualità della formazione sono ribaditi anche nel documento “Qualità della formazione e sviluppo professionale”, MIUR 2018 (Cfr. Docenti).
A determinare un certo malessere ha contribuito certamente il deludente risultato del rinnovato CCNL (Cfr. Lavoro – Contratto), che ha lasciato le cose invariate in materia di aggiornamento. La formula è quella invecchiata del diritto-dovere: non ci sono quantificazioni dell’obbligo, né sono indicate condizioni (es.: tempi, incentivi, ecc.) per stimolare la partecipazione dei docenti alla formazione, che così resta affidata a quanto i collegi dei docenti avranno inserito nel Piano Formativo all’interno del PTOF (Berghella, 78). Le decisioni si spostano quindi a livello di scuola, attraverso la costruzione e la condivisione di un atteggiamento positivo nei confronti della cura della propria formazione (Marchisciana, 93), da vivere come un ineludibile diritto ad una professionalità di qualità. Alcuni criteri innovativi nella realizzazione della formazione sono stati messi alla prova già da quattro anni nei percorsi riservati ai docenti neo-assunti (DM 850/2015). Anche per il 2018-19 l’anno di formazione si ispira a tali principi (es.: bilancio di competenze, osservazione reciproca in classe, costruzione del portfolio, rapporto con un tutor e, recentemente, visiting a scuole innovative – Nota 35085 del 2-8-2018) (Cavadi, 99). Sono in diminuzione le attività tipicamente frontali, e invece stanno aumentando quelle di tipo laboratoriale, anche su temi insoliti come la sostenibilità (Pettenati-De Maurissens, 83).