Check-up all’anno di formazione
Si è svolto il 16 luglio al Miur l’incontro promosso dalla DGPER col supporto di Indire, coordinato da Davide D’Amico, Giancarlo Cerini, Maria Chiara Pettenati, per esaminare i problemi connessi al nuovo anno di formazione. L’incontro, al quale hanno partecipato i referenti regionali, è stato l’occasione per presentare gli esiti del monitoraggio sulle azioni di formazione dei docenti in anno di prova per il 2017/2018, ed è servito all’Amministrazione per raccogliere le indicazioni al termine del terzo anno di realizzazione del percorso tracciato dalla L. 107/2015 e dal D.M. 850/2015.
Gli UU.SS.RR., cui spetta la supervisione sul territorio regionale delle iniziative formative, sono stati interpellati su cinque aree: Governance regionale, Incontri propedeutici e di restituzione finale, Bisogni formativi dei docenti, Laboratori formativi, Visita in scuole innovative, Ambiente online (piattaforma Indire).
La governance territoriale: gli ambiti
I Report delle regioni hanno confermato una sostanziale tenuta dei modelli di governance fin qui definiti, con uno staff di coordinamento a livello di U.S.R. che ha lavorato a stretto contatto con le scuole-polo per la formazione, le vere protagoniste di questo percorso, affiancate, laddove presenti, da figure di raccordo a livello di ambiti territoriali. In Italia sono stati costituiti 319 ambiti su base sub-provinciale attraverso accordi di rete. Uno dei primi compiti affidati all’ambito territoriale è stato la progettazione della formazione in servizio nell’ambito del Piano Nazionale Formazione Docenti (DM 797/2016). La formazione dei docenti neo-assunti, che ha una sua specifica metodologia, rinnovata negli ultimi anni, rappresenta un banco di prova per mettere in connessione esigenze dei singoli docenti, compiti dei diversi soggetti, ricaduta all’interno delle scuole, costruzione di una dimensione professionale riflessiva (bilancio di competenze e portfolio).
I laboratori di formazione
Sull’organizzazione dei laboratori formativi è emersa una richiesta diffusa di maggiore flessibilità nel progettare le 12 ore degli interventi in presenza; probabilmente un minor numero di argomenti, trattati in tempi più distesi (spesso si organizzano 4 momenti laboratoriali di 3 ore ciascuno), potrebbe aiutare a superare una percezione di criticità, riscontrata dal monitoraggio, riguardo la brevità dei laboratori medesimi.
Un’altra indicazione chiara è emersa in merito alla necessità di organizzare i gruppi classe in modo omogeneo, avvicinando così le tematiche ai profili dei docenti (primaria, secondaria e sostegno), per consentire uno studio specifico ed un’effettiva rielaborazione per l’applicazione in aula, rispetto alla propria collocazione professionale.
I contenuti della formazione
Sulle tematiche della formazione è stata valutata positivamente l’attenzione posta, oltre che ai temi del Piano Nazionale 2016-2019 (le 9 priorità più volte citate nei documenti di riferimento, da ultimo la CM 47777 dell’8-11-2017), all’educazione allo sviluppo sostenibile (anche nella direzione di collegamenti trasversali alle discipline), che, soprattutto quando è stata sviluppata in assetto laboratoriale e nella direzione della costruzione di unità di apprendimento, si è mostrata fortemente “attraente” per i docenti di ogni ordine di scuola.
In merito ai contenuti della formazione occorre tuttavia interrogarsi sull’opportunità di inserire un segmento del percorso che riguardi la funzione docente (il contratto, questo sconosciuto!), che accompagni il docente a rivedere il quadro dei propri obblighi professionali e profili di responsabilità disciplinare, lo sostenga nella gestione del gruppo classe, nella relazione dentro e fuori le aule, anche attraverso un uso consapevole dei social media.
Un’attenzione “personalizzata” meriteranno i docenti “esperti” che cambiano ruolo: per questi l’immersione in contesti innovativi e stimolanti (con il visiting) potrebbe rappresentare occasione di rilancio professionale.
Il tutor e la supervisione professionale
Un punto di attenzione diffuso ha riguardato la figura del tutor, verso la quale negli ultimi due anni si sono rivolte azioni mirate di coordinamento e formazione. Si tratta senza dubbio di una figura intermedia fondamentale, finalmente vista non come mero esecutore di procedure amministrative, ma come il “Virgilio” del docente in formazione, che lo guida con fiducia verso l’inserimento nella nuova comunità scolastica, seguendolo e affiancandolo.
Si tratta di un compito prezioso, che va sostenuto con una formazione mirata (attraverso webinar, incontri in presenza o convenzioni con le università), tanto più quando il docente nell’anno di prova si muove in un ordine di scuola o in un indirizzo di studi – per la propria storia professionale – a lui non familiare. Insomma si va verso una maggiore riconoscibilità del ruolo, un riconoscimento dell’importanza di mediatori con la comunità professionale e scolastica accogliente, e non solo come compagni di un adempimento burocratico. In effetti, la formazione di un docente neo-assunto si gioca molto anche nella scuola di servizio, che deve sapersi presentare come una vera e propria comunità professionale accogliente. Dunque è decisivo anche l’imprinting che il dirigente scolastico riesce a dare alle relazioni professionali ed al lavoro collaborativo tra i docenti.
Comunque utile è risultata la partecipazione dei tutor agli incontri iniziali nel territorio: una presenza che ha permesso ai due soggetti del percorso formativo (tutor e neo-assunto) di “allinearsi” contemporaneamente in relazione alle aspettative reciproche e ai rispettivi ruoli.
Il visiting: stimolare un confronto professionale immersivo
La vera novità della C.M. 33989/2017 è stata l’introduzione dell’esperienza delle visite alle scuole innovative, un’opportunità che, tranne in due regioni, è stata realizzata con convinzione e in differenti modalità: dall’osservazione al job shadowing, alla partecipazione in prima persona ad attività significative in un assetto “immersivo” (la richiesta di adesione, sebbene contingentata, ha toccato punte dell’80%).
In alcuni casi si è stabilito un proficuo scambio di impressioni professionali fra scuola accogliente e docenti in formazione, che hanno restituito quanto osservato quasi sotto forma di suggerimento per il miglioramento delle buone pratiche. È stata fatta osservare infine la straordinaria utilità del visiting, specie nei passaggi di ruolo, per un primo contatto “in situazione” con il nuovo assetto scolastico. Anzi ci si è chiest, se un vero visiting non debba essere attuato anche per la scuola di primo inserimento.
L’esperienza continuerà, sarà forse potenziata, anche se sarà riservata a piccoli gruppi-pilota per non perdere le caratteristiche di sperimentalità e per filtrare con attenzione le scuole accoglienti, in modo che siano in grado di offrire sicuri elementi di qualità e di disponibilità.
Cosa cambierà nel prossimo anno?
Considerati la “tenuta” complessiva del progetto formativo e il gradimento che è stato espresso in più occasioni dai diretti interessati (i docenti neo-assunti), è assai probabile che anche per il prossimo anno il percorso formativo per gli immessi in ruolo (o per chi effettua passaggio di ruolo) possa realizzarsi con modalità molto simili a quelle sopra descritte. D’altra parte alcune delle novità, come l’“osservazione tra pari” in classe, il ruolo di tutoring e di accompagnamento, la modalità di incontro a piccolo gruppo, la costruzione di strumenti riflessivi (come il portfolio che invita il docente a documentare una o due esperienze didattiche), sono dispositivi che si vorrebbero diffondere anche nella “ordinaria” formazione in servizio, come si evince anche dalla lettura del documento “Sviluppo professionale e qualità della formazione” diffuso nella primavera scorsa dalla Direzione Generale per il Personale della Scuola.
Probabilmente il modello sarà leggermente semplificato, reso più flessibile, ma le coordinate di fondo non dovrebbero cambiare. È attesa nelle prossime settimane la nota del Miur che anticipa il percorso per l’a.s. 2018/19.