La scuola tra centralismo e autonomia
Si parla spesso della necessità di puntare a sviluppare un protagonismo diffuso del personale scolastico, per rilanciare politiche e pratiche di cambiamento, e con esse il prestigio dell’Istituzione scuola.
Ho sempre reticenza a usare termini impegnativi come appunto protagonismo. Per evitare ambiguità e retorica fastidiosa occorre probabilmente riprendere qualche ragionamento preliminare.
I soggetti “pilota”, chiamati istituzionalmente in primis a promuovere politiche di cambiamento, indicare senso e direzione di marcia dei processi attivati e garantirne la gestione complessiva, sono ovviamente Miur e Direzioni Scolastiche Regionali.
Sappiamo però che tale gestione – ancora sostanzialmente neo-centralistica, a 20 anni dall’istituzione dell’autonomia, e disattenta ai tempi delle scuole e alle loro specificità – crea spesso, su vari versanti, più problemi di quanti ne risolva. La gestione della 107/2015 (anche al netto dei forti elementi di debolezza della Legge) ne è l’ultimo evidente esempio.
Il recupero dell’autorevolezza della scuola
Dalle evidenze critiche su gestione e direzione dell’Amministrazione Centrale(1) nasce la consapevolezza – in tanti che lavorano nella scuola e alla scuola tengono – di dover fare la propria parte con dedizione e competenza per contrastarne la situazione di declino e recuperarle autorevolezza. E di farla – la propria parte – impegnandosi sui suoi terreni specifici: adattare l’offerta formativa a bisogni e attese degli studenti, curare clima interno, qualità della didattica e funzionalità degli ambienti. Tutto questo anche per rilanciare l’idea di scuola come bene comune tra i più preziosi, e vincere comportamenti traducibili in “uscite”, ormai non più infrequenti, del tipo: – ma chi me lo fa fare – e simili.
Il protagonismo di cui una buona scuola ha bisogno – ma su questo si scopre, per molti, l’acqua calda – è pertanto quello che si nutre di presenze attive e competenti dentro i vari processi attivati, oltre che di rendicontazione responsabile dei risultati raggiunti rispetto agli esiti previsti (“responsabile” nel senso che “si fa carico”, “risponde”: con attenzioni e modalità che vanno chiarite e precisate, ma comunque si risponde).
Le associazioni professionali (e non solo) come soggetti “pilota”?
Si tratta di capire a questo punto su quali forze propulsive e soggetti “pilota” (che cioè orientano e indirizzano) può essere realistico puntare – ma anche quali leve attivare – per un’impresa di questo tipo.
Alcune esperienze degli ultimi anni hanno fatto emergere in alcune regioni un ruolo importante delle associazioni professionali.
Non poche associazioni delle diverse categorie di lavoratori della scuola (docenti e dirigenti in primis) hanno tra l’altro alle spalle una storia solida e importanti crediti da vantare su formazione e organizzazione scolastica. Oggi la loro immagine è un po’ offuscata, a motivo delle grandi trasformazioni che hanno messo in crisi ragioni sociali e modelli organizzativi con cui si erano affermate (hanno certamente pesato anche le difficoltà a rapportarsi proficuamente ad un’Amministrazione Centrale spesso disorientante).
Comunque la loro presenza continua ad avere un peso nella vita delle nostre scuole.
Da ciò l’idea – da approfondire e tradurre in strategie possibili – di un loro ruolo propulsivo e di primo piano in un’operazione che, puntando al recupero di prestigio e autorevolezza della scuola e di chi vi lavora, contribuisca a darle smalto e rilevanza nella considerazione dell’opinione pubblica.
L’iniziativa culturale e professionale
Sono peraltro da considerare risorse importanti – con cui eventualmente aprire confronti – anche altri soggetti, quali soprattutto le associazioni culturali (cito a titolo esemplificativo TREELLE, che continua a produrre Quaderni comunque preziosi) e le fondazioni, che promuovono e realizzano ricerche e iniziative generalmente di valore (cito qui, per tutte, la Fondazione Agnelli e la Fondazione Di Vittorio), come pure le variegate professionalità che gravitano intorno alle case editrici di riviste, periodici dedicati, pubblicazione di testi per la scuola e sulla scuola, diventate veri e propri centri di cultura scolastica.
Possibili leve. La rete delle associazioni come proposta promettente
Riprendiamo a questo punto il ragionamento sul protagonismo delle scuole, come condizione da costruire per uscire dallo stallo attuale e recuperare al sistema e a chi ci lavora credibilità e autorevolezza. La domanda a questo punto è: come e sulla base di quali orientamenti dare gambe a tale protagonismo? Domanda impegnativa, per la quale sono necessarie analisi ed elaborazioni all’altezza.
Qui ci si limita a riprendere e segnalare alcune direzioni di lavoro che il dibattito di questi anni, intorno alle cose di scuola, ha fatto emergere come importanti.
Primo: gli insegnanti
Puntare prioritariamente sugli insegnanti che non hanno mai perduto il proprio orgoglio professionale e hanno, anche in questi anni difficili, continuato a coltivarsi e viversi come risorsa dell’Istituto (com’è noto, una fetta di docenti non piccola – le ricerche di TREELLLE di qualche tempo fa parlano di un numero che varia dal 20 al 25% dei docenti di una scuola – a motivo della confusione e delle incertezze di questi anni sta perdendo entusiasmo e disponibilità).
Secondo: il dirigente
Recuperare centralità all’azione del DS, nel cui profilo andrebbe soprattutto evidenziato, a motivo delle sempre crescenti complessità del lavoro scolastico, il tratto di leader organizzativo di un’istituzione educativa, e andrebbero evidenziati e valorizzati anche i tratti che traducono ruolo e funzioni specifiche e centrali, come:
- richiamare la scuola che si dirige alle sue responsabilità istituzionali (le scuole non sono monadi, ma parti di un progetto educativo e formativo che è dell’intero Paese, anche se destinato a misurarsi con le specificità dei diversi ambienti);
- favorire condizioni di lavoro disteso e fiducioso, per garantire gestione unitaria e progettualità diffusa;
- sostenere, motivare e orientare docenti e gruppi di lavoro, soprattutto se in difficoltà, con intelligenza empatica e competenza professionale;
- promuovere consapevolezza di ruolo nelle diverse figure di funzionamento e garantire loro il necessario sostegno;
- organizzare ambienti integrati di apprendimento assieme al personale interessato e competente;
- essere interfaccia privilegiata (ma non unica) tra l’istituto e le reti associative a cui si sceglie di raccordarsi.
In questa prospettiva andrebbe previsto come obiettivo (a breve termine e prioritario per ridare efficacia e quindi prestigio al lavoro del DS) quello di liberare il DS dai compiti impropri (sempre più fagocitanti e alienanti) piovuti sulle scuole in questi anni, e permettergli di concentrarsi su ciò che più conta nella gestione della scuola (com’è noto, se ne continua a parlare da anni, ma con risultati vicini allo zero).
Terzo: le reti
Riconsiderare un possibile ruolo positivo delle reti di ambito: una novità importante della L. 107/2015, nonostante alcune ambiguità pesanti, che hanno purtroppo favorito una sua gestione caotica e di basso profilo nella scorsa legislatura. Può forse valere la pena recuperarne il senso nella direzione che qui si è cercato di mettere a fuoco.
Le associazioni professionali ed i loro forum
A questo punto si possono riprendere i ragionamenti sull’associazionismo professionale, da assumere presumibilmente come chiave di volta per recuperare protagonismo alle scuole, a chi in esse lavora, e ad altri soggetti interessati all’impresa.
L’ipotesi di lavoro diventa allora: partire dalle associazioni professionali, viste come soggetti propulsori e “pilota” dei processi di cambiamento, aggregate – eventualmente in base a interessi e sensibilità culturali prossime – in forum o comunque reti di scopo, di livello verosimilmente regionale.
Aggregazioni volte ad attivare processi e iniziative comuni (ricerche e sperimentazioni, diffusione di buone pratiche educative, didattiche, organizzative…), impegnate a rispettare orientamenti e decisioni condivisi, e non più solo a elaborare documenti comuni (comunque importanti per costruire comunità di intenti).
Ovviamente, con operazioni di questo tipo, identità e specificità delle singole associazioni non solo vanno salvaguardate, ma anche ulteriormente coltivate e approfondite. E ciò nella convinzione che le sintesi tra apporti diversi su tematiche impegnative sono tanto più avanzate ed efficaci, quanto più i livelli di elaborazione dentro le singole associazioni sono elevati e l’orizzonte aperto.
Sensate esperienze
Alcune realtà si sono già mosse su piste che hanno di mira obiettivi che sono un po’ quelli che ho voluto mettere al centro di questa riflessione. E si sono mosse – e continuano a farlo – con esiti soddisfacenti. Vanno citati e considerati al riguardo le esperienze e i progetti:
• del Forum delle Associazioni professionali e culturali venete(2);
• del Forum delle Associazioni professionali del Piemonte;
• delle reti di scopo, che, soprattutto per gli Istituti tecnici e professionali, hanno rappresentato, nei decenni a cavallo del 2000, forme e modalità di aggregazione, favorite dal Ministero, che hanno prodotto cambiamenti importanti – per quanto legati alle specificità degli indirizzi – nella vita delle scuole che vi aderivano.
Andrebbe citato qui anche il Cartello delle 32 associazioni e organizzazioni (2015)(3), nato in occasione del passaggio dal Disegno di legge sulla Buona Scuola alla L. 107/2015 (che ha prodotto alcuni cambiamenti significativi, anche se piuttosto parziali, del primo Disegno di Legge) e dissoltosi, per contraddizioni interne, dopo l’approvazione della L. 107/2015.
Sono segnali promettenti che dovrebbero essere recuperati e rilanciati.
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(1) Va però riconosciuto che, nonostante tutto, su alcuni aspetti non secondari del fare scuole – accoglienza, cultura autovalutativa, diversificazione dei ruoli – la nostra scuola è cresciuta, anche se attraverso contraddizioni e contrapposizioni, e lasciando sul campo risorse preziose (tra gli insegnanti soprattutto).
(2) Costituitosi nel 2013. Del Forum fanno parte: MCE, ANDIS, AIMC, CIDI, PROTEO, ANFIS; DISAL, AdI, Associazione Dino Zanella.
(3) Tra esse si richiamano soprattutto le seguenti sigle: FLC-CGIL, CISL scuola, UIL scuola, MCE, AIMC, CIDI, Proteo.