Verso l’ultimo miglio
Nella Gazzetta Ufficiale del 24 aprile u.s. (la numero 33) sono state pubblicate le date del rinvio del concorso a dirigente scolastico, proprio di quel concorso che la scuola sta aspettando da quattro anni.
La prova preselettiva è stata spostata al 23 luglio, e la pubblicazione dei relativi quesiti avverrà conseguentemente il 27 giugno.
Per un verso ora si può tirare un bel sospiro di sollievo. Era nell’aria l’ipotesi di uno spostamento in pieno autunno, che avrebbe messo in crisi la possibilità per le scuole di avvalersi, a partire dal 1° settembre 2019, di nuovi dirigenti scolastici. Sappiamo che allo stato attuale la situazione è assai critica per via delle numerose reggenze.
Tale data, però, che va a cadere alla fine dell’anno scolastico, sta mettendo in difficoltà gli stessi aspiranti dirigenti: sicuramente avrebbero preferito concentrare la preparazione sui test in un periodo meno impegnativo per la scuola. Ma il disagio è ben compensato dall’obiettivo di riuscire a stare nei tempi.
Ce la possiamo ancora fare…
Ci piace considerare la data del 1° settembre 2019 come inamovibile. Ma questa è una bella scommessa, soprattutto per i responsabili politici ed amministrativi, che non possono permettersi disattenzioni né tanto meno errori procedurali. Proviamo ad immaginare una possibile tabella di marcia. Essa parte, questa volta, da due punti fermi (o quasi): la data di avvio (la preselettiva) e la data di chiusura del processo (l’immissione in ruolo di 2.425 nuovi dirigenti scolastici).
n. | Azioni | Dalle date reali alle ipotetiche | Tempi di lavoro (ipotetici) |
---|---|---|---|
1 | Pubblicazione test prova preselettiva | 27 giugno 2018 | — |
2 | Prova preselettiva | 23 luglio 2018 | — |
3 | Prova scritta | Entro la metà di settembre 2018 | — |
4 | Correzione della prova scritta e pubblicazione risultati | Entro la prima decade di novembre 2018 | Due mesi circa
Pari a 30/35 giorni lavorativi (1) |
5 | Avvio prova orale | Entro la seconda decade di novembre 2018 | Tempi tecnici |
6 | Conclusioni prove orali | Entro la prima decade di gennaio 2019 | Due mesi circa (ivi comprese le vacanze natalizie)
Pari a circa 25 giorni lavorativi (2) |
7 | Pubblicazione graduatoria di ammissione al corso di formazione | Entro la prima decade di gennaio 2019 | Tempi tecnici |
8 | Corso di formazione | Entro prima decade di marzo 2019 | Due mesi effettivi |
9 | Tirocinio | Entro prima decade di luglio 2019 | Quattro mesi effettivi |
10 | Relazione e colloquio | Entro prima decade di agosto 2019 | Un mese |
11 | Pubblicazione graduatorie | Entro agosto 2019 | Tempi tecnici |
12 | Assunzione in servizio | 1° settembre 2019 | — |
Fonte: elaborazione personale dell’autore |
Il tempo di correzione delle prove scritte costituisce un elemento di criticità (1). La commissione (articolata in sottocommissioni) è responsabile di un massimo di 250 elaborati. Nella tabella abbiamo ipotizzato che trenta/trentacinque giorni complessivi possono essere sufficienti per valutarne in media circa 8 al giorno. Ma ciò significa che, per garantire un buon lavoro, ai componenti delle commissioni non può essere chiesto di gestire contestualmente le attività ordinarie. Per esempio, i dirigenti scolastici non ce la farebbero mai, in questa fase, ad occuparsi anche del proprio istituto. Questo significa, quindi, che bisogna mettere in conto altre risorse per le eventuali supplenze nei posti lasciati momentaneamente liberi dai membri, ancora in servizio, delle commissioni.
Per il colloquio orale (2) non è facile prevedere il numero dei candidati da esaminare. Mettendo in conto circa 25 giorni lavorativi, un presumibile quanto realistico numero ridotto, rispetto alle prove scritte, porterebbe o ad accelerare i tempi delle procedure o a contemplare la contestualità di più impegni dei componenti della commissione ancora in servizio (lavoro ordinario nel proprio istituto e lavoro straordinario nella commissione).
Se si vuole veramente raggiungere l’obiettivo di arricchire le scuole con questo nuovo contingente direttivo fin dal 1° settembre 2019, i responsabili istituzionali devono già avere sotto controllo tutti gli aspetti, pure quelli che attengono alla fase della formazione e del tirocinio. Basterebbe un piccolo incidente di percorso per mettere tutto in crisi.
Esercitarsi per la prova preselettiva
Il 27 giugno saranno resi pubblici i 4.000 quesiti da cui verranno selezionati i 100 della prova preselettiva. In questa stessa sede più di una volta abbiamo messo in rilievo i rischi di una simile scelta. Gli esempi del precedente concorso ci inducono ancora a pensare che fra le tante domande ce ne possano essere anche di scorrette o di mal formulate. Ma quello che riteniamo più inquietante è il pericolo del nozionismo. Dovendo gli esperti predisporre, su ognuna delle nove tematiche previste nell’articolo 10 del Regolamento, un numero considerevole di quiz, sarà inevitabile entrare nella logica del dettaglio. Si stimolano in tal modo gli aspiranti dirigenti a dare peso ai frammenti e a trascurare la visione d’insieme, a non dare quindi importanza a ciò che serve veramente per una buona leadership di scuola.
Ma tanto è. Dobbiamo cercare, allora, di dare un senso a quello che non può essere modificato. Ci sono ancora quasi due mesi di tempo prima di avere a disposizione l’archivio delle domande su cui esercitarsi in maniera mirata. Nel frattempo bisogna cercare di tenere sotto controllo i saperi specifici delle aree tematiche del Regolamento. Ognuno deve cercare la propria strada, proprio al fine di evitare di perdersi in un mare di nozioni. Per esempio è utile ricordare che le norme, per essere meglio interpretate, vanno collocate sia in un preciso periodo storico, sia all’interno di un’attenta gerarchia delle fonti. Tenendo presente questi due aspetti risulterà più semplice costruire intorno ad esse, pure a quelle più ostiche, un proprio storytelling, e quindi riuscire a trovare per ognuna ricordi personali, esperienze, collegamenti a situazioni vissute: è la strada più efficace per memorizzare, per riflettere e per recuperare, partendo da quei ricordi, altri saperi.
Partiamo dai punti fermi
C’è una questione metodologica e c’è una questione di contenuti. Sulla prima si fanno domande soprattutto coloro che vorrebbero conoscere la “meccanica del quiz”, perché pensano che sia questa la condizione per evitare gli errori più grossolani, a prescindere dalla conoscenza dell’argomento. Sulla seconda si fanno domande coloro che vorrebbero avere dai quiz le coordinate giuste per perfezionare la propria preparazione. Al momento possiamo fare solo ipotesi, sapendo che ci sono alcuni elementi certi:
- i quesiti saranno 100 e a risposta multipla;
- ciascun quesito ha quattro opzioni di risposta di cui una esatta;
- l’ordine dei 100 quesiti somministrati sarà diversificato per ciascun candidato;
- i 100 quesiti saranno estratti da una banca dati di 4.000 resa nota il 27 giugno p.v.;
- la prova ha la durata di 100 minuti, al termine dei quali il sistema interrompe la procedura ed acquisisce definitivamente le risposte;
- prima dell’acquisizione definitiva il candidato può correggere le risposte date;
- il punteggio massimo della prova è di 100 punti. Vale 1,0 punti per ciascuna risposta esatta; 0,0 punti per ogni risposta non data; -0,3 punti per ogni risposta errata;
- il punteggio della prova è restituito al termine della stessa;
- supereranno la prova 8.700 candidati, ed eventualmente tutti quelli che hanno conseguito un punteggio pari a quello del candidato collocato all’ultima posizione utile.
Il quiz ha le sue regole, ma…
È pur vero che in genere i quiz sono costruiti su regole note. Ma non possiamo contarci più di tanto perché, comunque, ammesso che siano state oggetto di condivisione nel comitato tecnico scientifico, esse non sono state rese pubbliche. E neanche sono stati resi noti i possibili presupposti cui si atterranno gli esperti chiamati ad elaborare i test. Possiamo solo ricordare alcune questioni basilari: in genere in un test a quattro opzioni si trovano, oltre alla risposta giusta, una risposta totalmente errata, facile da individuare, e due cosiddetti distrattori. Come la parola stessa suggerisce, consistono in una o più alternative inserite appositamente per indurre l’aspirante dirigente a cadere in errore. Nella formulazione di ogni opzione ci possono essere assolutismi come “nessuno”, “qualunque”, “qualsiasi”, “tutti”, etc. che invitano a riflettere, ma anche la doppia negazione, che potrebbe confondere ed indurre in errore. In realtà quest’ultima, in un test istituzionale, dovrebbe essere evitata, ma non sappiamo se questa regola verrà rispettata.
Tuttavia non sono questi i nodi da sciogliere. I problemi reali sono nei “contenuti” che diventeranno gli oggetti privilegiati dei quesiti.
I contenuti dei quiz: gerarchia o pari cittadinanza?
C’è una risposta apparentemente semplice a questa domanda: è nell’articolo 6 dello stesso bando, laddove si dice: “I cento quesiti saranno riferiti alle seguenti aree tematiche…”. Di seguito sono elencate le nove aree tematiche su cui verteranno tutte le prove concorsuali. Le possiamo riassumere con alcune parole chiave: normativa, leadership, organizzazione, ambienti di apprendimento, gestione del personale, valutazione e autovalutazione, elementi di diritto, contabilità di Stato, Europa.
È chiaro che queste nove tematiche racchiudono l’universo della scuola e non forniscono indicazioni su che cosa dev’essere privilegiato, se non per ragionamenti inferenziali.
Ci sentiamo, invece, di dire con certezza (rischio ricorsi) che le questioni da trattare non possono andare oltre quelle normativamente definite prima dell’uscita del bando (cioè il 24 novembre 2017).
Se esaminiamo analiticamente ognuno dei nove punti, ci rendiamo conto che non sono equipollenti. Ci sono aspetti più complessi ed altri meno, vuoi per come sono stati definiti (alcuni in maniera alquanto generica, altri in maniera più dettagliata), vuoi per la complessità stessa della materia. A ciò si aggiunge la specificità professionale dell’esperto chiamato a predisporre i test. Una domanda che, per un magistrato, può rientrare nell’informazione di base, per un dirigente scolastico può essere percepita come minuzioso dettaglio. Non è una questione di poco conto: significa veicolare la funzione dirigenziale verso modelli differenti di leadership: relazionale, gestionale, manageriale…
Sarebbe utile e corretto sapere, per esempio, se i 4.000 quesiti saranno divisi equamente tra le nove aree, o se invece qualche area avrà diritto di maggiore cittadinanza; stesso discorso vale per le 100 domande selezionate per la prova.
Ma c’è domanda e domanda
Spesso, quando si parla genericamente di prove di ammissione o di preselezione, si hanno in mente diverse tipologie di domande: qualche volta appaiono assai generiche, altre volte chiamano in causa la cultura generale, spesso fanno riferimento a specifiche scuole di pensiero… In queste tipologie di quiz le fonti non sono sempre facilmente controllabili, e si possono prestare a possibili equivoci.
Siamo abbastanza fiduciosi che le scelte per il concorso a dirigente scolastico siano diverse. Ci sono alcune ragioni per sperarlo: il riferimento specifico del bando e la precedente analoga esperienza che, com’è noto, ha dato esito a numerosissimi ricorsi, oltre che a polemiche.
Ci piace immaginare che le domande siano tutte fondate normativamente, o comunque attinenti a documenti istituzionali significativi. Quasi tutte le questioni richiamate dal Regolamento lo permettono. Qualche dubbio resta per il secondo punto, cioè quello relativo alla leadership. Si parla infatti di “Modalità di conduzione delle organizzazioni complesse, con particolare riferimento alla realtà delle istituzioni scolastiche ed educative statali”. Le eventuali domande sulla cultura organizzativa, sulle diverse scuole di pensiero, sui modelli di leadership, farebbero presupporre una scelta preventiva delle fonti da parte del comitato tecnico scientifico, che in qualche modo dovrebbe essere resa esplicita. Ma al momento quest’ipotesi non sembra negli intenti dei decisori.
Il riferimento alla normativa e ai documenti istituzionali, anche qui, rappresenta una strada possibile. Pensiamo, per esempio, all’idea di efficacia ed efficienza del servizio, presente nella legge 107/2015 (che di fatto rilancia pure il D.lgs. 150/2009); pensiamo alla complessità delle funzioni del dirigente scolastico, ben definite nella normativa esistente, in modo particolare nell’art. 25 del D.lgs. 65/2001, e pensiamo pure alla sua valutazione, a tutte le responsabilità per il miglioramento della scuola (SNV, RAV, PdM)… Pur tuttavia, se ci riferiamo solo agli aspetti normativi, quest’area resta comunque assai più ridotta rispetto alle altre. In modo particolare ci riferiamo alla prima area, che è immensa, e mette in campo tutta la normativa e tutto ciò che attiene agli ordinamenti delle scuole. C’è poi una settima area che attiene al diritto civile, amministrativo, nonché penale. Anche se il bando si limita ad utilizzare la parola “elementi”, che in qualche modo ne limita l’estensione, resta sempre un settore ampio da esplorare. Va inoltre sottolineato che per i dirigenti le competenze giuridiche rappresentano voci ineludibili del profilo, non solo per le loro responsabilità dirette, ma perché esse costituiscono garanzia e tutela per tutto il personale e, soprattutto, per gli studenti.
Per queste ultime ragioni, e per quanto prima evidenziato, sarebbe utile e giusto per gli aspiranti dirigenti poter comprendere meglio come si orienteranno gli esperti e, soprattutto, capire quanto peso sarà assegnato ad ogni specifica voce.