Dallo spirito di iniziativa alle competenze in azione
La circolare del Miur n. 4244 del 13/03/2018, con la quale vengono promossi “percorsi di educazione all’imprenditorialità nelle scuole secondarie di 2° grado statali e paritarie in Italia e all’estero”, conferma l’introduzione strutturale dell’educazione all’imprenditorialità nei percorsi di istruzione.
Finora alla competenza chiave per l’apprendimento permanente “Spirito di iniziativa e imprenditorialità” nel mondo della Scuola è stata per lo più riservata un’interpretazione ‘soft’, venendo essa identificata come ‘creatività, assunzione di rischi, orientamento all’innovazione’; ‘saper pianificare e organizzare i progetti per raggiungere degli obiettivi, avere determinazione e motivazione nell’ottenere gli obiettivi prefissati’ .
Ora la nozione si arricchisce e si completa con le capacità ‘in azione’, per ‘pianificare e gestire progetti imprenditoriali’, ‘realizzare attività autonoma imprenditoriale’, ‘cogliere opportunità che possono portare a creare o contribuire ad attività sociali o economiche’.
La nuova ‘skills agenda’ europea: DGCOMP ed ENTRECOMP
Con questa iniziativa l’Italia è uno dei primi Paesi ad adottare il modello concettuale con cui la Commissione europea, sotto la pressione delle urgenze di un’economia in evoluzione e di un mercato del lavoro profondamente rinnovato, nonché in funzione dell’esigenza di incrementare l’occupabilità dei giovani, rivede e aggiorna le definizioni delle ‘Competenze chiave per l’apprendimento permanente’ che furono promosse nell’ormai lontano 2006.
Dieci anni dopo, la revisione ha riguardato, tramite la Comunicazione “A new skills agenda for Europe” (2016), soprattutto due delle otto competenze, più delle altre coinvolte in una nuova cittadinanza: ‘Competenze digitali’ (cfr. il quadro ‘DIGCOMP’) e ‘Spirito di iniziativa e imprenditorialità’.
Il modello concettuale ‘ENTRECOMP’ (Entrepreneurship competence framework) è stato strutturato proprio con l’intendimento di “Ripensare l’istruzione: investire nelle abilità in vista di migliori risultati socio-economici” (Comunicazione Commissione Europea, 2012), perché possa essere utilizzato come base per lo sviluppo di programmi di studio e di attività di apprendimento che promuovono l’imprenditorialità come competenza.
‘IDEE E OPPORTUNITÀ’, ‘RISORSE’ e ‘IN AZIONE’ sono le 3 aree che interpretano la competenza imprenditoriale come la capacità di trasformare idee e opportunità in azione attraverso la mobilitazione di risorse personali, cognitive, finanziarie, strumentali. Ciascuna delle aree è costituita da 5 competenze, che insieme rappresentano gli elementi costitutivi dell’imprenditorialità come competenza, e sono descritte lungo una progressione in 8 livelli.
I percorsi di educazione all’imprenditorialità promossi dal Miur
I percorsi che nella circolare Miur sono previsti per la scuola secondaria di secondo grado mirano a sviluppare negli studenti attitudini, conoscenze, abilità e competenze utili per un loro impegno in ambito imprenditoriale, oltre che in ogni contesto lavorativo e in ogni esperienza di cittadinanza attiva.
Potranno partire già dal primo biennio, con il potenziamento di attitudini e abilità (creatività, consapevolezza di sé, motivazione); nel secondo biennio e nell’ultimo anno il percorso svilupperà l’imprenditorialità attraverso insegnamenti aggiuntivi e il potenziamento di quelli presenti nel curricolo. L’approccio proposto privilegia sia l’integrazione ‘trasversale’ degli apprendimenti rivolti alle competenze imprenditoriali nell’ambito degli insegnamenti curricolari, sia l’offerta di insegnamenti opzionali, proposti con il ricorso all’autonomia delle istituzioni scolastiche.
Come necessario, le metodologie di insegnamento privilegeranno la dimensione pratica, il protagonismo degli studenti, i casi reali. La ‘concorrenza’ e la sovrapponibilità con percorsi di alternanza scuola-lavoro risulta evidente; il collegamento tuttavia non costituisce un vincolo.
Verso uno sviluppo verticale della competenza imprenditorialità
Già nella certificazione delle competenze al termine del 1° ciclo (decreto Miur 03.10.2017, n. 742 – All. B) è contenuto il riferimento alla competenza chiave “spirito di iniziativa e imprenditorialità”: “ha spirito di iniziativa ed è capace di produrre idee e progetti creativi. Si assume le proprie responsabilità, chiede aiuto quando si trova in difficoltà e sa fornire aiuto a chi lo chiede. È disposto ad analizzare se stesso e a misurarsi con le novità e gli imprevisti”.
La disposizione proposta nella circolare prevede che anche nei percorsi per lo sviluppo di competenze imprenditoriali realizzati nel secondo ciclo ‘sarà necessaria al termine di ciascun anno scolastico del percorso la valutazione complessiva delle abilità e delle competenze raggiunte dallo studente nell’ambito degli insegnamenti dedicati’, rafforzando una prospettiva di sviluppo verticale della competenza secondo una gradualità coerente con il livello di istruzione.
Gli strumenti per la realizzazione
La ‘promozione’ dei percorsi proposta dalla circolare è solidamente accompagnata da strumenti utili per la realizzazione, che si inseriscono entro un motivato e articolato modello concettuale di riferimento: ENTRECOMP.
Con riferimento a ENTRECOMP viene proposto un Sillabo, costruito attraverso il coinvolgimento di circa 40 stakeholder tra cui associazioni imprenditoriali, mondo cooperativo, imprese, associazioni professionali, mondo accademico, attori del mondo dell’innovazione, altri attori della società civile. Questo metodo àncora l’educazione all’imprenditorialità alle prassi reali, e nello stesso tempo responsabilizza la società civile verso la scuola.
Un Sillabo per l’imprenditorialità
Il Sillabo è articolato in 5 macroaree:
- Forme e opportunità di fare impresa (interessi, passioni, propensioni; le diverse forme del lavoro e dell’impresa, il ruolo dell’impresa nella società, ecc.);
- La generazione dell’idea, il contesto e i bisogni sociali;
- Dall’idea all’impresa: risorse e competenze;
- L’impresa in azione: confrontarsi con il mercato;
- Cittadinanza economica.
Ogni macroarea viene descritta in termini di contenuti, e corredata di numerosi esempi di attività didattiche coerenti e innovative (incontri, simulazioni, indagini e ricerche di dati, giochi di ruolo, case history, esercizi di interdipendenza positiva, project work, campagne di crowdfunding, digital marketing, progettazione di impresa, debate, interviste, …). Il Sillabo è pensato per essere dinamico, aperto ad aggiornamenti con esempi e pratiche realizzate dalle scuole.
Un partenariato nazionale
È allegato alla circolare l’elenco delle Organizzazioni aderenti al progetto: hanno adottato il Sillabo, possiedono il know how nel settore imprenditoriale e/o hanno la mission di accompagnare le scuole nel cammino di sviluppo delle competenze imprenditoriali, e si impegnano a collaborare con le istituzioni scolastiche per realizzare e condurre a buon fine i progetti. Ne fanno parte Associazioni imprenditoriali, CRUI, Grandi imprese, Associazioni professionali (Docenti, Orientatori, Educatori finanziari, …), Fondazioni e Organizzazioni che sostengono l’imprenditoria giovanile (Mondo Digitale, Golinelli, Sodalitas, JAItalia, …).
I finanziamenti disponibili
Con riferimento alle risorse PON sono stati emessi diversi avvisi, sia specifici e diretti all’educazione all’imprenditorialità, sia inerenti a materie attigue. Specificamente rivolto allo sviluppo dell’imprenditorialità è il bando PON 2775 “per il potenziamento dell’educazione all’imprenditorialità”, che si inserisce nell’Azione 10.2.5 “Azioni volte allo sviluppo delle competenze trasversali con particolare attenzione a quelle volte alla diffusione della cultura d’impresa”. Le attività sono in corso e si concluderanno nell’a.s. 2018/19. Ci aspettiamo che altri avvisi seguano nell’ambito dello stesso periodo di programmazione 2014-2020.
Una prospettiva promettente
Non sappiamo come le scuole accoglieranno la proposta del Miur, anche perché ancora non sono sopite le resistenze verso l’alternanza obbligatoria. Motivi e argomenti analoghi potrebbero ostacolarne l’adozione, ma la solidità delle basi concettuali, del partenariato, dei supporti, nonché la pressione del contesto sociale, potrebbero generare buone pratiche, che seguiremo con interesse.