La “buona pedagogia” dell’infanzia
A 50 anni dalla nascita della scuola dell’infanzia statale, dai primi timidi tentativi di affermazione di un segmento educativo immaginato come sostitutivo degli enti assistenzialistici, ma che evocasse il calore “materno”, si è via via consolidata l’identità e l’importanza di un servizio ormai generalizzato, che pone le basi epistemologiche dei saperi disciplinari e delle competenze trasversali che accompagnano il processo di apprendimento dei bambini e delle bambine. Passando dagli Orientamenti dell’attività educativa del ‘68 ai nuovi orientamenti del ‘91, fino ad arrivare alle Indicazioni per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo (2012), non si può rimanere indifferenti, anche tra non “addetti ai lavori”, alla lettura dei principi educativi e all’armonia educativa dei campi di esperienza. Sono pagine di “buona pedagogia”, che permettono di scoprire e di leggere con “occhi nuovi” quell’universo-mondo dei piccoli che è magia di gesti, espressività, emozioni, embrioni concettuali, relazioni con il mondo che passano attraverso la graduale affermazione del sé nella relazione con gli altri.
Identità della scuola dell’infanzia e “zerosei”
Ormai la scuola dell’infanzia ha raggiunto la piena maturità, e possiamo ben dire che ha affermato l’importanza della sua esistenza nel panorama educativo italiano, superando l’incertezza politica della obbligatorietà del servizio, ipotizzata in alcune stagioni anche solo per l’ultimo anno. Il servizio 3-6, sia pur non obbligatorio, infatti, è generalizzato a tutte le latitudini, e ha affermato l’importanza della sua esistenza come “pacchetto intero”: percorso che si sviluppa e radica la fondatezza formativa nel corso del triennio 3-6 anni, rifuggendo dalla logica pre-scolastica nell’accezione semplicistica di “ciò che viene prima” rispetto a qualcosa che ha un’identità ben definita, o di mero servizio di pre-alfabetizzazione.
Chi conosce il mondo dell’infanzia, sia esso docente o responsabile del servizio di istruzione e formazione, non può non guardare con entusiasmo al documento a cura del Comitato Scientifico Nazionale per le Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, nonché al d.lgs. 65/2017 e alla recente circolare ministeriale (la n. 404 del 19-2-2018) di attuazione del decreto stesso, che allarga l’orizzonte fino alla primissima infanzia e al sistema integrato 0-6, sollecitando primi orientamenti operativi.
L’esperienza delle sezioni primavera
Sullo sfondo del dibattito vi è l’esperienza molto positiva, tuttavia radicata a macchia di leopardo nel territorio italiano, delle sezioni primavera, ipotizzate come alternativa all’anticipo della scuola dell’infanzia, e divenute via via realtà educative significative demandate alla sporadica propositività degli Enti Locali, alla intraprendenza dei privati in veste sussidiaria, e in alcuni casi alla lungimiranza dei Dirigenti Scolastici delle scuole statali. Non sono pochi i Dirigenti che hanno avanzato valide proposte progettuali funzionali ad attingere a finanziamenti regionali per avere la legittimazione e la copertura del servizio, da erogare in via sussidiaria alla inerzia delle amministrazioni.
Ma il merito della valenza educativa delle sezioni primavera, del servizio riservato a bambini e bambine dai 24 ai 36 mesi, è da ricercare nella preziosa professionalità delle educatrici e delle assistenti che hanno costruito la propria identità sul campo senza trovare legittimazione in profili riconosciuti, ma che custodiscono quel bagaglio di conoscenze formali e informali che consegnano agli educatori della scuola dell’infanzia, e che è prezioso per favorire il graduale inserimento nel mondo strutturato delle sezioni.
È un patrimonio inestimabile, ancor di più quando permette di intercettare bambini con certificazioni di gravità, che necessitano di relazioni tra pari e di interventi precoci e programmatici, per poter beneficiare di adeguate risorse professionali in tempo.
Diritti dell’infanzia e qualità della vita
Piace immaginare il sistema integrato di educazione e di istruzione come una pluralità di risorse umane, professionali ed economiche, che in sinergia predispongono servizi educativi per la crescita sociale.
Sembra banale dirlo ma, se la politica ruotasse attorno al mondo dei bambini e degli studenti, probabilmente avremmo condizioni di vivibilità e di sostenibilità migliori: dalla viabilità agli spazi comuni attrezzati, dalla cura del verde pubblico al piano urbanistico, dai servizi alle famiglie al sostegno alle lavoratrici madri. Una pluralità di servizi e di azioni funzionali anche a promuovere micro-economia, oltre che delineare scenari di città educative sostenibili.
Decreto “zerosei” e sezioni primavera
L’auspicio è che i tavoli tecnici di concertazione che si attiveranno a livello regionale facciano tesoro delle esperienze consolidate; che si dia ampio spazio ed ascolto a chi negli anni ha costruito una professionalità sul campo, patrimonio prezioso di disseminazione; che si costituiscano organici specifici da far confluire in una regolamentazione normativa che dia dignità retributiva agli operatori; che trovi legittimazione il servizio delle sezioni primavera inserite all’interno delle istituzioni scolastiche statali, anche attraverso il riconoscimento della complessità organizzativa e gestionale ; che gli Enti locali sappiano cogliere l’occasione delle preziose risorse stanziate in attuazione del decreto zero-sei per promuovere, di concerto con le esperienze educative radicate, una progettualità condivisa funzionale alla realizzazione dei poli educativi.
Siamo ancora all’inizio, ma c’è già un patrimonio di esperienze che non va disperso.
Sezioni primavera come “ponte” tra 0-3 e 3-6
La concertazione richiede pluralità di interventi professionali, e il contributo di chi negli anni ha avuto modo di delineare sul campo le esigenze educative e formative dei più piccoli per armonizzare ulteriormente il percorso. Sarebbe riduttivo, se non deleterio, immaginare il percorso zero-sei come “l’allargamento ad elastico” del percorso ormai consolidato 3-6. Ed anche l’idea di un “mattoncino” che faccia da sgabello alla scuola dell’infanzia riduce la valenza di un percorso che ha al suo interno tante variabili quanti sono gli anni e i mesi compresi tra lo zero e il tre, e che necessita di interlocutori e figure professionali differenti.
La chiave di volta del raccordo 0-3/3-6 può essere rappresentata dalla specificità delle sezioni primavera, nel duplice ruolo di completamento di un percorso di primissima infanzia e di accompagnamento verso l’infanzia più strutturata, con il collante della dimensione ludica e del gioco simbolico come prima esperienza culturale e di crescita autentica.
Parafrasando Troisi, ricominciamo da 2 (24 mesi) allora con le “sezioni primavera”, per porre le fondamenta solide di un percorso integrato 0-6 che, se ben strutturato, potrà dare linfa alla ricrescita economica del nostro Paese e ossigeno alle famiglie, in essere e in embrione, in un contesto socio-politico che ha destinato poco o nulla al welfare: non basta aggiungere qualcosa in busta paga per favorire la crescita demografica; occorre creare servizi funzionali alla sostenibilità delle famiglie a lungo termine.